All'ultimo enigma manca la risposta

All'ultimo enigma manca la risposta All'ultimo enigma manca la risposta Non serve rimuovere glio parlarne e cercar Parliamo finalmente della morte senza scongiuri osceni s superstiziosi. E' una buona svolta di coscienza, di cultura e di fede. Finora il silenzio era il segno della paura e della superstizione. Del 100 mila libri di saggistica usciti negli ultimi vent'anni solo 200 (lo 0.2 per cento) affrontano il problema- della morte, libri di medicina compresi. Invece, nella narrativa, nella poesia, nell'informazione e nella cronaca — e ormai anche «tn diretta» sui teleschermi di tutto il mondo — la morte è in inflazione, non vale più nulla, finirà di non far più nessuna paura. Un massiccio spreco quanto a cronaca, un protervo, ipocrita, scandaloso silenzio invece nella riflessione culturale e sociale sul problema ultimo dell'uomo. Vuol dire che più la morte incombe ed è notizia quotidiana, meno se ne parla come dell'ultimo e più ricco destino e mistero della vita. Tuttavia questo silenzio superstizioso e scaramantico della cultura comincia a quanto pare a finire. A Milano in questi giorni si apre una rassegna su -Mortale e Immortale-, mentre si dimostra anche in saggi e studi che si è finalmente capito quanto mono che la ••cosa innominabile- bisogna pur affrontarla e parlarne. «L'ultimo nemico ad essere sconlitto sari la morte-, dice S. Giovanni. Una cultura di coscienza e di voce sempre più coraggiosa prò pone invece — come sempre nei confronti con un vero nemico conviene a tutti — di riconciliarsi proprio con la morte. E scopre che con la morte si può e si deve inevitabilmente convivere. Diversamente si ..scende nell'arenaogni giorno, soli o massificati come il torero di Lorca. «con (uffa fa nostra morie addosso-, ma invano. La morte è e resta il grande scandalo, l'orrendo mistero. Due libri tuttavia fra numerosi altri, in Italia, sul versante cattolico più esigente, ne affrontano il silenzio e la realtà: .Scommossa su//a morte- di Vittorio Messori, e - Vivere la morte- di Enzo Bianchi: un laico e un monaco moderno, due ottiche, pascaliana e cristiana, convergenti e complementari nel modo più eflicace e rigoroso. Anche culturalmente, teologica monte, socialmente, io credo che la grande impresa della mente, della scienza, della coscienza e della società sia non tanto di sconfiggere la morte quanto d cancellarne l'anagrafe di «nemi ca> anche se cosi perentoriamen te registrata nella Bibbia e in tutti libri nelle antiche e nuove religioni. Lo hanno fatto, rivoluzionando fede e cultura, Francesco d'Assisi il problema, anzi è mee di convivere con esso e tutti i grandi innamorati della vita, laici senza fede compresi. Come le comunità teraupetiche per i drogati si definiscono oggi di riconciliazione con la vita-, penso che chiese, culture e società non potranno avere busi coraggiose di rinnovamento e di futuro se non si -riconciliano- con la morte, scommettendo, come dice Messori, sulla vita. E' il solo modo di -vincere- la morte, di renderla -sorella- come osò definirla e viverla il Poverello. Lo scandalo della morte — casuale, spicciola o programmata sulla catena di montaggio da .ditta-, ture sanguinarie individuali o collettive e da terrorismi privati — continua per fare, per guerre, per inquinamenti, per incidenti, per tumore e infarto, per alcolismo e droga, per solitudine e -lucida follia-. Ma la morte prevista, accettata, è l'unica alternativa al sonno della ragione e della fede e a tutti i mostri che esso partorisce. Comprese le associazioni tipo -Exit- e i manuali per il perfetto suicidio, ormai best-seller soprattutto nel mondo anglosassone. Davanti a foibe, torni crematori, gulag di sterminio, continenti d'ossa e cenere, non soccorre che il coraggio di un uomo che la morte la guardò negli occhi su un patibolo e osò dire di una fanciulla che aveva ri suscitato: -La fanciulla non è morta, ma dorme» Quella -fanciulla., risvegliata dal sonno può essere la metafora della storia che viviamo e che può decollare dalla cronaca più nera e sanguinaria delle stragi del nostro come d'ogni tempo. San Tomaso dice che -l'ultimo passo della ragione è riconoscere che vi è un' mimila di cose che la superano Oltre quel passo, non vi è che la fede, religiosa o laica; non vi è che il Giobbe d'ogni tempo, I uomo che scommette il più e il meglio sul «dopo», ma senza illusioni, e mai per alienazione sacrale. La resurrezione è il momento e il mistero più laico della Bibbia. Dopo il -Luudatus sii, mi Signore, per sora nostra morte corporaledi Francesco d'Assisi, non conosco nulla di più degno di Giobbe e di Cristo della preghiera di Ftachower Jossel di Tarnapol, un ebreo morto nel ghetto di Varsavia il 1B gennaio 1913: -Dio della collera, puoi torturarmi tino alla morte, ma crederò sempre in Te. Ti amerò sempre, malgrado Te. Non riuscirai mal a tarmi rinnegare la tede in Te. Hai tatto di tutto perché lo non credessi più in Te, perché cadessi nel dubbio. Ma io muoio così come ho vissuto, con una fede in crollabile». Nazareno Fabbretti

Persone citate: Enzo Bianchi, Giobbe, Messori, Nazareno Fabbretti, Poverello, Vittorio Messori

Luoghi citati: Assisi, Italia, Milano, San Tomaso, Varsavia