Sui giovani tanti convegni (ma pochi posti di lavoro) di Alberto Gaino

Si è conclusa a Torino un'altra «tre giorni» di dibattito Si è conclusa a Torino un'altra «tre giorni» di dibattito Sui giovani tanti convegni (ma pochi posti di lavoro) Il 1985 sarà l'anno internazionale del giovane - Ma, alle prese con disoccupazione e sbando, la risposta generazionale diventa: «Non vogliamo essere oggetto di studio» TORINO — Il 1985 sarà V anno Internazionale del giovane. In Italia si prepara un comitato per gestirlo. Per 11 momento la competenza è stata avocata dal ministero degli Esteri, ma si farà spazio un po' a tutti, anche alle organizzazioni apparentate a qualche titolo con le nuove generazioni. Quanto al fare, questo è un problema del poi. Oggi si discute nel convegni sul disagio giovanile, malgrado le pattuglie di punk (a Milano un mese fa, a Torino in questi giorni) che Irrompono ad urlare il loro «Non vogliamo essere oggetto di studio-. L'età dell'adolescenza si prolunga. Va dal 14 al 30 anni estendendosi In misura direttamente proporzionale all' aumento della disoccupazione e trascinando nella marginalità molti del tantissimi che la attraversano: 1 giovani senza lavoro che a San Severo, grosso centro agricolo alle porte di Foggia, non fanno che andare su e giù per 11 viale centrale; 1 ragazzi di Forlì, In parcheggio, a cavalcioni dei loro motorini, agli angoli delle due o tre piazze di maggior ritrovo; oppure 1 loro coetanei di una qualsiasi metropoli, Torino come Milano, che riempiono i bar, le sale dei video-giochi, o restano chiusi in casa davanti al televisore. «E' una condizione di rassegnazione pericolosa-, avverte Gerardo Lutte, uno del pochi veri studiosi. 'Sfocia nella cultura del niente-, ha aggiunto 11 coro delle voci riunite a Torino per tre giorni, sino a Ieri, attorno ad un Interrogativo Importante: «Giovani ed enti locali, quale rapporto?-. Eletto al termin Il manifesto scelto dalla consulta giovanile torinese (34 organizzazioni, dagli scouts dell'Agescl al piccoli nostalgici della stella monarchica) per l'occasione è già una risposta: una figura sull' orlo di un dirupo, alle spalle 11 deserto, di fronte una passerella precaria e, al di là, 11 Palazzo, grigio, sordo. Un'Immagine suggerita dal questionarlo inviato a tutti i Comuni capoluoghi di provincia: il 55 per cento non ha neppure risposto. Dal resto è venuta questa Indicazione sulle priorità da affrontare: disoccupazione (81%), mancanza di spazi aggregativi (68%), tossicodipendenza (58%), casa (30%) e solitudine (10%). Gli interventi esistenti ribaltano questa graduatoria: è più facile costruire un centro d'incontro che Inventare gualco- e del congresso o n a o e n sa per 1 devlantl, i disoccupati. Il Comune di Torino ha in progetto da anni una casa-albergo (sarebbe la prima in Italia) per giovani disadattati, non necessariamente tossicodipendenti. Ma ne rinvia la realizzazione dopo l'insurrezione di un consiglio di circoscrizione che -non voleva i drogati nel quartiere-, in una vecchia scuola ristrutturata al margini del casermoni della Falcherà. La provincia sembra reagire meglio, almeno dove si è lavorato, seminato. Cosi a Lucca, dove 1 volon- . tari del Cels (Centro Italiano di solidarietà) hanno incontrato dal 1976 un solo rifiuto nel chiedere agli artigiani di -prendersi a bottega- uno del loro ragazzi liberatisi dell' eroina. L'assessore torinese Alfieri parla di nuove forme di lavoro da sostenere, a cominciare dall'autolmplego. Ma slamo ancora per lo più al discorsi. Tra cooperative giovanili che nascono e muoiono, con l'eccezione sempre più marcata di quelle dell'area del volontariato, la ricerca di strategie avanza a tentoni e In ordine sparso. Persino la Grecia, paese di antichissima civiltà ma riconquistato solo recentemente alla democrazia, ci sopravanza con il suo piccolo ed entusiasta ministero della' Gioventù che progetta recuperi culturali e plani per il lavoro (30 mila in un anno, non proprio una goccia per una popolazione che non arriva a dieci milioni di abitanti). Il nostro sottosegretario alla presidenza del Consiglio, on. Amato, al convegno di Torino ha parlato di -disperante sensazione di impotenza-, fermandosi ai cenni sul possibili ambiti di Intervento. Attorno non aveva che pochi amministratori locali. I più, quelli delle grandi città in prima fila, non sono venuti. -Non avevano nulla da dire- è stata l'Interpretazione del pubblico di operatori e giovani delle associazioni del volontariato. Roberto Maurizio, del Gruppo Abele di Torino, rincara: -Si fa qualcosa per la cultura, lo sport, il tempo libero; non certo per la scuola, il lavoro, l'ambiente. E dove esiste un rapporto con il mondo giovanile organizzato, le amministrazioni locali lo finalizzano alla ricerca del consenso sui loro progetti, tutt'al più al coinvolgimento dei giovani nella gestione delle iniziative-. Uno del pochi presenti, l'assessore ai beni ambientali del comune di Cosenza, Glacomantonl, allarga le braccia: «Afi occupo dei giovani assieme a due colleghl. La città ha 140 mila abitanti, 30 mila sono disoccupati e due terzi di questi sono giovani. Ebbene, di un bilancio di 60 miliardi possiamo investire meno dell'uno per cento in qualcosa di produttivo-, E Amato può concludere chiedendo se gli enti locali sanno individuare le vere priorità: •Il pool di risorse che hanno a disposizione non è indifferente. Il problema è del come vengono spese-. Cita il caso esplosivo del bilancio per la sanità (6000 miliardi stanziati nel 1984 per beni, servizi, attrezzature), che -potrebbe benissimo offrire i mezzi per intervenire sul recupero dei tossicodipendenti, se il sistema dello spreco venisse argina¬ to-. Intanto la cultura del bar, della panchina, della rassegnazione è dappertutto. -E il rischio maggiore — è stato detto a Torino — è che le istituzioni finiscano per non fare niente-, Alberto Gaino PimMARKET' 1 1 1

Persone citate: Alfieri, Gerardo Lutte, Roberto Maurizio