Quel sogno di Ernesto Rossi che voleva l'unità europea
Quel sogno di Ernesto Rossi che voleva l'unità europea Quel sogno di Ernesto Rossi che voleva l'unità europea Confinato dal fascismo quel «Manifesto» che fu MILANO — Si è concluso ieri con un pubblico dibattito, ma senza la prevista tavola rotonda, il convegno su Utopia e riforme: l'insegnamento di Ernesto Rossi alla prova degli Anni 80', in corso al Palazzo delle ex stelline dal 17 maggio. La discussione, die avrebbe dovuto essere animata da Adolfo Battaglia, Gianfranco Spadaccia, Valdo Spini e Aldo Tortorella è infatti stata annullata a causa degli impegni parlamentari dei protagonisti, trattenuti a Roma dal voto di fiducia richiesto dal governo. Tre giorni di incontri, riflessioni, analisi, ricordi, osservazioni e soprattutto richiami alla realtà di allora (i tempi del «Mondo» di Mario Pannunzio, e prima, della galera per chi, come l'intellettuale della sinistra liberale Rossi, si ostinava a non «manifestare consenso»^ anche per capire meglio quella in cui viviamo oggi, hanno testimoniato — per dirla con l'avvocato Mario Boneschi — dei «motivi e mezzi per cui a un certo punto si dice no». Forse (e questo si può abbastanza amrcmtqnndImNrsddsmsmpfcScdta a Ventotenc scrisse, con u il primo documento federaagevolmente dedurre dall'esame della figura del «liberale rosso» al cui nome era dedicato il convegno) «I motivi e i mezzi per cui a un certo punto si dice no» stanno in una questione che è di stile almeno tanto quanto di contenuti. Alessandro Galante Garrone, die ha aperto il convegno delineando «l'uomo, la figura, Il suo tempo», è una figura simile a Rossi: e lo è anche Norberto Bobbio. Una delle ragioni per cui il convegno è stato iniziativa utilissima, è die oggi Ernesto Rossi rischia di essere molto poco conosciuto se non addirittura dimenticato; eppure è morto solo diciassette anni or sono, ma se ne parla poco, anche perché i nostri anni non offrono dovizia di personaggi che gli somigliano. Al convegno si è parlato di Salvemini, di Costa, di Riccardo Bauer, de «Il Mondo» e de «L'Astrolabio», de «Il Ponte», e di quello che — redatto al confino insieme con Eugenio Colorni e Altiero Spinelli — fu il primo documento federalista del dopoguerra: quel «Manifesto di Ventote¬ n Spinelli e Colorilo, alista del dopoguerra nc» die anticipava il concetto dell'unità politica europea. Fu un'altra idea ardita, di gran lunga precorritrice dei tempi: un'ulteriore prova die la capacità di lungimiranza, appartiene, quando c'è, soltanto a chi riesce a mantenersi capace di pensare in modo libero, senza i condizionamenti più o meno consapevoli derivanti dall'appartenenza a qualclie congrega. Tra gli oratori, Giorgio Fuà, Angiolo Bandinelli, Mercedes Bresso (die Ita ricordato la straordinaria utopia di Ernesto Rossi autore di «Abolire la miseria», tentando un parallelo con quanto, nella medesima direzione, si sta facendo oggi), Emo Enriquez Agnoletti, Gaetano Pecora, Manlio Rossi Doria, Sergio Turoni f«Dal vecchio al nuovo malcostume de»;. Franco Roccella f.Dal vecchio al nuovo partito radicale»;. Contemporanea al convegno, una mostra di foto e documenti che rievocano le tappe più importanti della vita e dell'opera di Ernesto Rossi. Ornella Rota
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