Olimpiadi: oggi forse ultima opportunità ma il Cremlino sembra deciso per il «no» di Fabio Galvano

Attesa per la conferenza stampa a Mosca del ministro sovietico per lo sport Attesa per la conferenza stampa a Mosca del ministro sovietico per lo sport Olimpiadi: oggi forse ultima opportunità ma il Cremlino sembra deciso per il ceno» Potrebbe essere annunciata la decisione di ricevere in Urss il presidente del Ciò Samaranch, ma c'è anche chi teme un ulteriore irrigidimento - Su radio, tv e giornali i maggiori atleti sovietici approvano la rinuncia a Los Angeles MOSCA — La conferenza stampa indetta stamane dal ministro sovietico per lo Sport Marat Oramov, nella sua veste di presidente del Comitato olimpico nazionale e quindi formalmente di promotore del boicottaggio Urss ai Giochi di Los Angeles, getterà forse qualche supplementare raggio di luce sui motivi che hanno indotto il Cremlino al clamoroso gesto, ma difficilmente potrà alterare il pessimismo che sempre più domina questa vicenda. Si apre infatti una settimana decisiva, o tale almeno considerata da chi ancora nutre qualche speranza nella mediazione delle autorità olimpiche e in particolare in quella del presidente del do, Juan Antonio Samaranch, senza che da Mosca emani alcun segnale di disponibtlità a un accomodamento. Anzi, i segnali delle ultime 48 ore sembrerebbero tutti confermare che la decisione è ormai irreversibile. A nulla è approdata la missione esplorativa di Mario Va equez Rana, il collaboratore messicano di Samaranch che è presidente dell'Associazione dei comitati nazionali e che Iva avuto sabato un lungo colloquio (oltre due ore) con Marat Gramov: a parte la confer ma da parte del responsabile olimpico sovietico della sua intenzione di partecipare alla riunione straordinaria delle secutlvo Ciò fissata per venerdì prossimo a Losanna, questi non ha voluto impegnarsi nell'incontro con Rana neppure ad ammettere la possibilità che le iniziative mediatrici di Samaranch o eventuali «contrattazionU con la controparte americana possano indurre l'Urss a invertire rotta. Ciò non poteva accadere, si osserva in ambienti diplomatici di questa capitale, per il semplice motivo che il boicottaggio sovietico a Los Angeles non è decisione presa dagli organi sportivi, bensì al massi¬ Roma. Nuotatori sovietici e statued hanno fraternizzato. (I russi mo livello del Politbjuro; per il Cremlino, quindi, essa riveste un significato politico che, come i missili o le altre questioni del contendere EstOvest, impedisce voltafaccia interpretabili come segno di debolezza. Oggi ascolteremo Gramov, Quindi, con la certezza che dalla sua conferenza stampa emergeranno semmai cenni ancor più rigidi di chiusura. Egli ha ben detto a Vazquez Rana di essere disposto ad incontrare Samaranch, ma è il leader sovietico Konstantin nitensi quasi certamente non si Smlrjagin, Sidorenko e Dima Cernenko l'uomo che il presidente del Ciò vorrebbe incontrare (e, di fatto, l'unico da cui oggi potrebbe scaturire l'ordine capace di alterare la situazione). E dal vertice del Cremlino, finora, nessun segnale ha raggiunto Samaranch: non solo sulle possibilità di successo di un suo viaggio a Mosca, ma neppure sulla possibilità che Cernenko sìa disposto a riceverlo. Ecco: forse dalla conferenza Fabio Galvano (Segue a pag, 2 - 5' col.) incontreranno a Los Angeles, ma posano abbracciati con le americ legato sovietico nella capitale svedese, che gli occidentali e gli stessi americani hanno giudicato degno d'interesse. Infatti, se non mancavano le tirate propagandistiche, c'erano pure accenni concreti a quelle misure di rafforzamento della sicurezza in Europa, sulle quali in particolare gli occidentali insistono, e che sono comunque l'oggetto specifico della conferenza di Stoccolma. Quindi un discorso, in qualche misura, «distensivo». Una contraddizione nella politica dell'Urss? Questo è difficile da credere. Mosca può parlare a più voci, usando anche linguaggi diversi, ma la regia è unica. L'analisi perciò è più complessa. Quando l'Urss dice che non manderà i suoi atleti alle Olimpiadi di Los Angeles, essa lancia una «offensiva generale» contro l'amministrazione Reagan. Non c'entra, se non come puro pretesto, la Carta olimpica, e ha un rilievo secondario anche la ritorsione, se c'è, per l'analogo boicottaggio americano di quattro anni fa. La decisione sovietica ha un obicttivo preciso: colpire Reagan c la sua immagine elettorale dimostrando che la sua presenza alla Casa Bianca (Segue a pag. 2-9' col.)