Dopo la gran pioggia di Bruno Pusterla

Dopo la gran pioggia Che cosa fare sui campi quando tornerà il bel tempo Dopo la gran pioggia Le primavere terribili (1969, 1973, 1974) erano state caratterizzate da molta piovosità. Qucst'arìnno però l'andamento climatico è più avverso, perché accompagnato da basse temperature sia diurne che notturne. Per avere termini di confronto bisogna risalire al 1905, la cui primavera è stata simile a quella attuale. Sperando che il tempo si rimetta presto al bello (anche se le previsioni sono pessimisti che), vediamo che fare per le piante danneggiate quando finirà la «grande pioggia». Grano, or/.o, segale. La cala mità maggiore è l'allettamento, contro il quale non esiste rimedio. Si sarebbe dovuto usare il Cycoccl, ma pochi hanno potuto farlo, c oggi è impossibile perché il terreno, impregnato d'acqua, impedisce alle macchine di entrare nei campi. Le colture non allcttate potranno essere rinvigorite da prudenti concimazioni nitriche (nitrato di calcio in pianura; nitrato ammonico in collina). L'avena di semina primaverile dovrà invece essere seminata di nuovo. Mais. E' la coltura più danneggiata insieme con il sorgo. Per il mais — sia nel caso di semine irrimediabilmente perdute, sia per le culture con vistose fallanze — si impone la risemina, con varietà di classe 500-400-300, con ciclo rispettivamente di giorni 116-130, 106-115, 90-115. Il danno comunque è duplice per i costi della risemina e per la riduzione del raccolto: dai 20 ai 40 quintali per ettaro. La risemina impone anche la ripetizione delle ordinarie concimazioni, con quantitativi superiori. Patata. Può comparire la peronospcra. Quindi si deve ricorrere alle poltiglie cupriche o alle soluzioni acupriche. Pomodoro, peperone, tabacco, bietola da zucchero, piante ortive e piante officinali. O non sono state seminate né trapiantate o attendono quindi di esserlo. Anche in questo secondo caso va maggiorata la normale concimazione. Colture prative. Siano esse di natura leguminosa (erba medica, trifoglio, ecc.) o di natura graminacea (Lolium italico c perenne) il maltempo comprometterebbe comunque uno sfalcio per il ritardo con il quale viene tagliato il maggengo- Inoltre il maggengo, riposto in fienile, corre il rischio di deteriorarsi per ammuffimcnto salvo i casi in cui esiste l'impianto di ventilazione o non si sia proceduto ' alla salatura (sale pastorizio kg 1-2 per quintale). Il dilavamento subito dal terreno impone, dopo il maggengo, una concimazione suppletiva a base di azoto. Frutteti e vigneti. Ogni giudizio sarà possibile a maltempo concluso, anche se per le piante fiorite (drupacee in particolare) in pieno maltempo la produzione può dirsi già compromessa. Valgono, in ogni caso, le abituali norme di concimazione azotata e di difesa antiparassitaria, perché le malattie fungine (oidio c pcronospora) sotto il favore del caldo umido, che arriverà certamente, le aggrediranno. Quando il terreno sarà percorribile bisognerà ricorrere ai prodotti anticrittogamici proprio perché il maltempo non influisce sulle aggressioni da parte degli insetti quanto invece su quelle provenienti dai funghi (pcronospcraccc, oidio o mal bianco e antracnosi o avvizzimento vegetativo). Bruno Pusterla

Persone citate: Pomodoro