Sul decreto bis il governo ottiene la seconda fiducia

Sul decreto bis il ottiene la seconda Irritazione nella maggioranza per le troppe assenze alla Camera I Sul decreto bis il ottiene la seconda ROMA — Il governo ha ottenuto anche il secondo voto di fiducia chiesto alla Camera, sul decreto che taglia la scala mobile. Con 318 voti a favore e 158 contro, 1 deputati hanno approvato ieri mattina un ordine del giorno della, maggioranza, che doveva servire a ridurre di numero quelli delle opposizioni e quindi ad abbreviare il tempo per arrivare alla votazione finale sul decreto. I documenti delle sinistre sono stati còsi fatti scendere da 73 a 12, ma 1 tempi hanno corso egualmente il rischio di allungarsi oltre il previsto a causa della non compatta presenza dei deputati della maggioranza. Per due volte è mancato il numero legale, e di conse guenza si son dovute rinviare le votazioni, tra le accese proteste del peones de, i quali se la prendevano soprattutto con i collegi* assenteisti del la maggioranza e del loro stesso partito. Il nervosismo diffuso stava anche per provocare un incidente tra 11 ministro socialdemocratico Romita e alcuni deputati del pei. 11 colpo a sorpresa delle opposizioni è arrivato alle 14,30, dopo che si erano già svolte otto votazioni a scrutinio segreto su altrettanti ordini del giorno. A quell'ora nelle file dei gruppi di de, psi, psdl, prl e pli c'erano larghi vuoti. Le sinistre stimavano che i partiti di governo non raggiungevano le 316 presenze necessarie per garantire il numero legale, e si astenevano dal premere il bottone per la votazione elettronica su un loro documento. Il risultato era quello previsto e la votazione era rinviala di un'ora. Ma anche alla seconda prova !c sinistre non votavano e mancava il numero legale. Subito dopo si precipitava nel corridoio di Montecitorio un folto gruppo di deputati democristiani esasperati, «Io voglio che i nomi degli assenti vengano pubblicati non solo sul Popolo, ma su tutti i giornali, magari a pagamento. Non intendo logorarmi cosi agli occhi della gente», gridava l'ori. Rubino. «C'è poca organizzazione, siamo in balia di tutti», diceva esasperato l'on. Briccola. E attorno a loro c'era un coro di recriminazioni di peones: «Nel nostro partito basta che uno abbia fatto il ministro per un' giorno, magari cinquant'anni fa, e non si fa vedere più». Si compilava la .pagella» degli assenti alla seconda votazione fallita e il risultato era: de 19,55 per cento di assenze; psi 21.9; prl 24.13; pli 37,5; psdi 39,13. In pratica, la maggioranza dispone di 380 voti, ma in aula ieri ne aveva quasi un centinaio di meno. Alle 17 c'era la prova d'appello con la terza votazione, ma anche allora la maggioranza non raggiungeva quota 316. Questa volta, però, i comunisti decidevano di votare e il risultato era quindi valido, grazie alla loro partecipazione. Il documento del pei veniva quindi respinto con 200 .no» contro 200 .si». La decisione provocava sconcerto nelle file di dp. Il capogruppo comunista Napolitano spiegava clic le sinistre erano già riuscite a dimostrare «il disimpegno della maggioranza» e che questo gli bastava. Il capogruppo repubblicano Battaglia era di parere opposto: una vergogna. Un imbroglio. Il dovere di garantire il funzionamento del Parlamento non è solo della maggioranza, ma anche delle on- posiztoni. Il pei ha violato gli accordi già presi», «La guerra e guerra — obiettava però il vlcccapogruppo socialista. Sacconi — e i parlamentari della maggioranza devono sapere che tyiwcrìa comporta qualche scomodila». Certo ò che queste scomodila creano notevole nervosismo tra chi le affronta. Si è visto, per esempio, il ministro socialdemocratico Homita rivolgersi con asprezza al presidente di turno Biasini (pri) C poi essere quasi travolto in un alterco con alcuni deputati comunisti che gli gridavano: «'/Atto tu, clic stai in un partito pieno di pianisti». Si è sentito il vicesegretario liberale Patuclll accusare imprecisati compagni di governo di volere auloaffondare l'esecutivo: «Si può essere assenti ad una votazione, ma non continuamente». Con la sua consueta flemma, ammetteva II vicepresidente del Consiglio Korlani: «C'è nervosismo qui ullu Camera». Terminate le votazioni sugli ordini del giorno senza altri incidenti, i deputali han no cominciato la discussione fintile che dovrebbe durare 33 ore, secondo la stima del mi iiist.ro Mamiril. Il voto conclusivo è previsto per mercoledì. Alberto Raplsarda

Persone citate: Alberto Raplsarda, Biasini, Napolitano

Luoghi citati: Roma