Fuoco sul petrolio di Arrigo Levi
Fuoco sul petrolio Fuoco sul petrolio K' facile dire: le potenze occidentali, clic oggi si spaventano per l'interruzióne, o la minaccia d'interruzione, della via del petrolio nel Golfo Persico, c per il pericolo di un terzo cchoc petrolifero» capace di soffocare l'incipiente ripresa economica mondiale, non hanno altri da biasimare che se stesse: con quali armi si combattono Iran e Iraq, se non con armi che, forse per la metà, vengono proprio dall'Occidente? Le bombe, gli aerei che minacciano la navigazione delle petroliere non sono certo «made in Iran» o <nmdc in Irati». Anche se per metà sono di fabbricazione sovictica, destinate, a quel che sembra, un po' agli uni c un poco anche agli altri, perche in questa guerra gli interessi economici, politici c ideologici formano un assurdo intreccio, l'altra metà (anch'essa un po' ili qua c un po' di là: perfino Israele ha venduto armi ameri cane al profeta armato dell'I slam Khomcini), e di origine occidentale: ci affondiamo con le nostre stesse anni. Chi semi na vento raccoglie tempesta, e non può darne colpa a nessuno. Ma questa prima, pur ovvia osservu/Jonc racchiude in se solo una parte della verità. Si può osservare che l'Urss, che non consuma petrolio mediorientale, e che anzi come grandissimo produttore c esportatore può avvantaggiarsi da un aumento dei prezzi del greggio (per non parlare delle difficoltà economiche c politiche che si annunciano per l'Occidente), le armi all'Iraq, c un poco anche all'Iran, le ha seni pie vendute c avrebbe commi qltc continualo a venderle; quelle occidentali erano una ovvia risposta, e sospenderne l'invio non avrebbe impedito o fermato la guerra; anche se è difficile dire quale dei due contendenti se ne sarebbe avvantaggiato, e perfino se all'Occidente sarebbe convenuta la vittoria dell'uno o quella dell'altro, o piuttosto un lungo Arrigo Levi (Continua a pagina 2 In terza colonna)
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