Suore e computer tra gli insorti di Vittorio Zucconi

Suore e computer tra gli insorti Suore e computer tra gli insorti DAL NOSTRO INVIATO MANILA — Nel cuore di ogni fatto politico davvero importante, come sono state, per le Filippine e per tutto il Terzo Mondo che ne potrà trarre esempio, le elezioni in questo Paese, c'è sempre una storia di uomini, non di cifre o di analisi. E quando il fatto politico è inatteso, e sorprendente, ma non sanguinoso come la rinascita di un'opposizione democratica in un regime dittatoriale, la storia umana È tessuta di piccoli episodi di coraggio, di gesti utili e senza retorica, collocati uno sopra l'altro fino a formare la massa critica che fa tremare il potere. Non sono stati la continua umiliazione nazionale del polacchi, il fanatismo messianico degli iraniani, e neppure la disperazione collettiva dell'America Latina quel che ha scosso i filippini verso il loro primo risveglio civile: qui, in questo arcipelago dolce di 7 mila isole e 52 milioni di persone, la speranza è nata dalla somma di tanti «no» sussurrati con la fermezza dei timidi. Sono dunque modesti -ritratti di una speranza» quelli che emergono — e sarebbero centinaia di migliaia — dal romanzo della nuova democrazia filippina, il cui primo capitolo è stato scritto questa settimana. ** La suora e il manganello. L'avevo sentito raccontare, e mi pareva incredibile. Vn gruppo di 'Sorelle» del Sacro Cuore aveva difeso con la forza un seggio contro l'assalto di «gorilla» mandati dal regime per far piazza pulita degli scrutinatoci d'opposizione. Davanti a me è adesso una di loro, suor Alfonsina, per l'anagrafe Rosalinda Franzuela. L'abito grigio ferro, il velo nero, ha 42 anni e sorride. «E' vero, sa, ed erano anche in tanti», conferma. Quanti? «Ne ho visti almeno trenta e portavano bastoni e pistole». Voi che avete fatto? «Noi eravamo solo in otto ma eravamo decise a tutto. Quando il primo è arrivato davanti a me, che stavo sulla porta del seggio, gli ho detto: "Vade retro". SI, proprio come se fosse Satana. Mi sono sentita forte come un toro — ricorda questa donnina che ha il fisico di una bambina italiana di 12 anni — e gli ho strappato di mano il manganello che portava». £ lui si è spaventato? .Non subito. Quando l'ho usato». Sorella lo ha picchiato? «No, solo un po'». E diventa tutta rosta, ride, al vergogna: .Ma l'ho colpito dove fa Balbetta pudicamente: «Insomma, là sotto... molto male». E i gorilla sono scappati via, forse più sbalorditi che spaventati, a sentirsi minacciare «là sotto» da una suorlna. Morte del radioamatore. I radioamatori dilettanti hanno sconfitto l'esercito, collegandosi giorno e notte, e trasmettendo alla capitale i risultati, i soprusi, gli incidenti dalle isole più remote e isolate. Per la prima volta l'esercito, che controlla le telecomunicazioni nelle province, non ha più avuto il monopolio dell'informazione. I 2600 appartenenti alla «Società filippina del radioamatori» sono stati la spina dorsale del sistema di sorveglianza elettorale organizzato dall'opposizione. «Senza di loro — ha detto il presidente del Centro di conteggio dei voti, il Namfrel — avremmo potuto fare ben poco». Ci sono stati casi di collassi, per stanchezza, di operatori davanti alla propria ricetrasmittente, dopo due giorni e due notti insonni, passati a trasmettere dati e rapporti. Uno di loro, un giovane di 26 anni, è morto, a Zamboanga. ★ * Una memoria per il popolo. Diceva Lenin che il vantaggio delle istituzioni sui cittadini è che le «istituzioni non si dimenticano di niente, e la gente ha la memoria corta». E' vero, ma quando lui scriveva, non esisteva ancora il computer. Messi a disposizione da un importatore di materiale elettronico apertamente schierato contro Marcos, 150 personal computer della Ibm hanno registrato istante per istante tutti i dati elettorali che affluivano al Centro indipen- dente di conteggio, memorie- zando le cifre, per smaschera' re i brogli, spiega l'ingegnere ■'•> che li organizzava. Attraverso- '' l'elaboratore, infatti, si vede subito se ci sono discrepanze] assurde, salti di voto materna-,,.. ticamente impossibili. «Una,., truffa elettorale non è che,.., una truffa sul numeri, e 11 cai-, ., colatore elettronico non si la- , scia Imbrogliare sulle cifre». , ★ * Le ragazze di Antique. Nella- ■ provincia meridionale di An— n tique, presso la cittadina di- • San Remijo, cosi si è svolta lagiornata elettorale. Il «candi-m dato» del partito di Marcos,^ Augusto Pacificador, ha indossato il suo giubbotto antiproiettile, ha preso sette dei suoi serventi in armi, è andato al seggio e si è portato via tutte le urne. Poi, tanto per stare' nel sicuro, ha sequestrato tutte le auto e i mezzi di traspor- ' to del paese, ha fatto tagliare i telefoni, ha mandato una' squadra del suoi gorilla armati di carabina automatica > presso la casa del suo rivale, '•■•> cingendola d'assedio. Due ra- ■ gazze di San Remijo si sonoallora messe in cammino:- • hanno marciato per 9 ore fino ' alia vicina cittd di Ilo-Ilo.hanno preso l'aereo per Manila e sono venute a raccontare ■ nella capitale la storia di co-me si vota ad Antique. Ora sono davanti a noi, giornalististranieri, piangenti, supplì— canti. Ci chiedono di andare' con loro a San Remijo, per liberare il candidato d'opposizione e svergognare Pacificador. Ma la stampa non è il Settimo Cavalleria, spieghiamo' alle ragazze che singhiozzano, ' e neppure le truppe dell'Onu: ' Possiamo testimoniare, quan- " do va bene, non intervenire.: «Il sangue di Antique vi cadrà sulla coscienza» ci pridano le donne, rincamminandosi ver- " so la loro frontiera. ** I denti dei «miserabili».. Gli- : saranno rimasti al massimo, tre denti davanti, e si capisce:, che non ha ptii di trent'anni. Si chiama Benjamin Del San- .tos, detto «Bing-Bing», ed è l'ingranaggio umano che si è X inceppa toesta segnando la fine del regime Marcos. Mi racconta che il giorno delle eie-"; zioni, davanti al seggio, ti «ca-*~ ■ pltan» del Barangay, il quar- -tiere, gli ha dato 30 pesos, due dollari, perché votasse Kbl, il ~ partito di Marcos. «BlngBlng» e i suoi amici venivano dal Tondo, la tragica zona di . Manila dove per trenta pesos , si vende di solito anche la ma- ,, dre, non solo il voto. Il «capitan» aveva un pacco di soldi «spesso come un mattone», racconta «Bing-Bing», . •cosi grosso che aveva dlffl- ; colta a nasconderlo quando.,;! arrivavano i giornalisti stra-, J nierl a curiosare». Ha pagato T ' «almeno 300 persone», e puan- " do si sono aperte le urne -sai-.:" '. tava come una scimmia», perché il suo partito aveva preso in tutto 15 voti. «Giuda, mala- * 11, traditori», ci gridava, ricor- '■ da «Bing-Bing», tutto felice di " ' avere preso t soldi e avere, per ' una volta, fregato il potere. '■ ••> Ride, sguainando le sue gengi- '■ ve vuote. Sembra il sorriso di ' ■'■> un bambino che, come la de ■■' mocrazia filippina, ancora de ve mettere i denti, ma almen-j ■ comincia a farei dispetti. Vittorio Zucconi -

Persone citate: Benjamin Del San, Lenin, Ride, Tondo

Luoghi citati: America Latina, Antique, Filippine, Manila