Nella bocca del vulcano di Stefano Reggiani

Nella bocca del vulcano CANNES, HUSTON RACCONTA LE ULTIME ORE PI VITA D'UN EX CONSOLE UBRIACONE Nella bocca del vulcano Dal capolavoro «impossibile» di Lowry, un difficile compito per il regista, che ha caricato il peso del film sulle spalle di Finney DAL NOSTRO INVIATO CANNES — Come ci sarebbe piaciuto Sotto il vulcano negli Anni Cinquanta, quando vedevamo da ragazzi tutto il cinema possibile nelle sale di seconda visione. Umorosi solo di essere fermati dalla scritta .Vietato ai minori di Hi anni-. Ci piacevano gli eroi tortuosi, ma le sequenze chiare: se c'era un dramma d'anime doveva essere subito denunciato dai dialoghi, se stavamo in un luogo esotico dovevano subito apparire le socialità locali, feste, corride o danze. E poi ci piaceva la forza della convenzione, ogni inquadratura preparava la successiva e non c'erano sorprese che non fossero state annunciate dal tema iniziale dallo slato dei personaggi (1' ubriacone non andava mai a finir bene e il soldato troppo buono spesso non tornava a casa). Solfo il vulcano ci sarebbe piaciuto per la semplicità drammatica dell'assunto: un ex console britannico in uno sperduto Paese messicano si distrugge nel bere perché ha fallito la sua vita e la bella moglie una volta l'ha tradito siccome non si può vivere senza amare, tanto vale la sciarsi uccidere ubriaco dalla marmaglia locale, magari venduta ai sogni deliranti del nazismo alla vigilia della se conda guerra mondiale. E ci sarebbe molto piaciuto anche l'ambiente, il Messico delle corride e delle feste religiose (non per nulla eravamo lettori fanatici di Hemingway). Per quale ragione Sotto il vulcano, visto ieri al festival come se fosse un curioso re pcrlo della tradizione, non ci ha provocato le emozioni di un tempo? Per colpa degl anni, certo; ma anche per colpa del libro ispiratore, 1 impossibile Sotto il vulcano di Lowry che ha prodotto già sessanta sceneggiature buttate al macero e un'attesa sproporzionata verso il primo capace di vincere quel testo di mistica autodistruzione con le immagini. Intendiamoci, Huslon ha preso la sfida nel modo che gli conveniva, con una sce negglatura di Guy Gallo ri ciotta all'osso (le ultime ore di vita del console ubriacone), con i personaggi riconoscibili nel loro vizi fin dall'inizio, con gli stereotipi tesi In modo da suggerire la Verità. Hu ston è un grande pragmatico del cinema, non va mai In cerca del capolavoro, ma si sforza di fare film che piac clono alla gente. Huston è un grande eclettico, può fare II tesoro della Sierra Madre Amile, il folle IVtse blood o il divertente Fuga per la vittoria, i suoi eroi si trovano bene in tutti i generi, basta conce dergll credito in partenza. La scella stilistica per Sotto il vulcano è stata quella del dramma parola-ambiente, molti dialoghi, molti sposta menti, frequenti controcampi d'ascolto (Albert Finney che scruta sarcastico la vecchia ostessa messicana, la moglie Jacqucline Bissct che implora con uno sguardo la pietà del marito, l'ex amante di lei, Anthony Andrews, che medita sulla fallaeilà del rapporti umani) e poi corride, giostre c canlinas». E poi bere, bere, bere. Raccogliendo i fili della no¬ stra impazienza, ci accorgiamo d'improvviso che l'ostacolo 6 Finney, troppo bravo, tropjKi gigione, troppo ubriacone. Non bisogna metterlo sul set e dirgli sfogati, sennò prevarica a scapilo della storia e del altri già scoloriti compagni (l'educata Bissct e l'inesistente Andrews). Lo scrittore Malcolm Lowry compi un solo libro in vita sua e il resto usci dopo la sua morte, avvenuta nel 1957: Sotto il vulcano era la summa della sua esperienza di uomo alcolizzalo e visionarlo, perseguitato dal senso di una colpa misteriosa, dalla voglia di redenzione e di innocenza. Quando il libro usci in Italia, al principio degli Anni Ses¬ santa, ci insegnarono a leggerlo come una Divina Commedia, e infatti aveva il suo inferno conclusivo e I suoi significati esoterici. C'era in apertura di libro quella frase di John Bunyan: -Benedissi dunque la condizione del cane e del rospo poiché sapevo die essi non hanno un'attinia che, come, forse, la mia, possa precipitare nell'abisso perenne dell'inferno del peccato-. Huston tocca a modo suo questa an goscla facendo esplodere gli stereotipi nel finale, quando la Bissct. dopo l'assassinio di Finney, viene uccisa da un cavallo al galoppo sotto la pioggia battente. Stefano Reggiani Due scene di «Under lite volcano»: a sinistra Albert Finney con i suoi scolorili compagni Jacqucline Bisset ed Anthony Andrews; a destra Finney: troppo bravo

Luoghi citati: Italia, Messico