E' la volta buona per Moser?

E" la volici buona per Moser? GIRO D'ITALIA Oggi il via col prologo sulle mura di Lucca: tutti gli occhi sono puntati sul primatista dell'ora E" la volici buona per Moser? Potrebbe fare centro a 33 anni, dopo ben dieci fallimenti - Gli si oppongono il vincitore del Tour, Fignon, l'enigma Saronni, Visentini (che gli contende la prima màglia rosa) e gli outsider Fernandez, Lejarreta, Vati der Velde e Baronchelli DAL NOSTRO INVIATO LUCCA — Oggi sulla cerchia delle mura costruite nel 1500 come pensando anche ad una corsa ciclistica, Lucca mette in orbita, intorno al suo centro molto storico, il 67° Giro d'Italia, corsa ciclistica mai vinta da Moser e troppo vinta da Saronni 11 quale, maglia rosa finale l'anno scorso, poi si consumò, si disfece, tanto è vero che non vince più dal 29 maggio 1983. Prima volta che il Giro parte da qui, la gente sembra avere messo da parte per anni affetti preziosi, ora tira-, ti fuori dall'anima come un abito bello dall'armadio: e cosi c'è autentico amore, neppur troppo toscano nel senso di pitonesco o rissoso, intorno al ciclismo del Giro, e i corridori sono coccolatisslmi. Oggi i 171 ciclisti dovranno gareggiare per cinque chilometri, nel prologo individuale a cronometro — senza abbuoni — che darà la prima maglia rosa (a Mosci-, forse con bici ■■messicana-v a Visentini? a Van der Velde? a Bontempl? a Torelli?). Domani andranno da Lucca a Pietrasanta in una «cronosquadre» dalla formula per ingegneri elet' tronici, con però un palpabl lissimo montepremi di cento milioni. Fra oggi e domani ci saranno già distacchi grossi, anche per il meccanismo perverso degli abbuoni nella ..cronosquadre». Diciannove formazioni di cui cinque straniere e mezza (S. Marino). Ciclisti di 18 nazioni, ci sono anche 8 statunitensi messi insieme, con un lussemburghese, in una squadra il cui patron, Gianni Motta, se salisse in sella forse sarebbe tuttora più forte del suoi corridori. Molta mobilitazione, di mezzi e anche di cuori. Una grossa e anche pe rlcolosa sfida del ciclismo al resto dello sport, il calcio ita liano appena finito, quello europeo di coppa e spada 'pqj.di .Nazionali; che |i| | f -fcVfti d'ètin profumi e miasmi. In mezzo, questi qui che pe datano. Fra di loro c'è il vinci torc del Tour 1983, il francese Laurent Fignon, 24 anni, oc ditalini da tecnocrate, e infatti lo dicono universitario anche se alla facoltà di Mate malica e Scienza naturale (ma esiste, poi, questo ibrido?) della sua Parigi lo hanno Isto per poche settimane. Grosso modo, ci sono quattro protagonisti e quattro outslders, per stare a schemi e classificazioni Sei ciclismo antico. I quattro sono Moser, Saronni, Visentini, Fignon. Di Moser si dice che il problema suo è psicologico, cioè considerare il Giro d'Italia come un velodromo messicano, e poi fra allenamenti speciali, pappctte di farina di semi indiani, consigli di Conconi e doping psicologico assorbito, è fatta, primo Giro vinto dopo dieci bucati. Di Saronni si dice che ha ventisette anni scarsi e che il maj di fegato è rimovibile, perché può essere di origine psicosomatica, cioè moserlana, e non fisiologica. Di Visentini si dice che, secondo al Giro dell anno scorso perché Saronni usò gli abbuoni, può finalmente arrabbiarsi 11 giusto, correre un po' da fachiro e sovrapporre alla propria ricchezza di portafoglio quella d'animo, pagandosi cioè la gioia di vincere un Giro d'Italia (nella sua squadra Batta glin, malato, forse gli farà da gregario). Di Fignon si dice che avendo vinto il Tour questo Giro, con lo Slelvio dalla parte facile e tante montagne piallate, pli sembrerà uno scherzo. 1 quattro possibili, da opporre ai quattro probabili, sono Baronchelli, Lejarreta, Fernandez, Van der Velde. Di Baronchelli si dice che o vince questo Giro, e può vincerlo, o chiude épn-11 ciclismo. Di Lejarreta si tllèe che dopo avere corso la Vitella abbastanza da italiano' (cioè pensando al Giro, come Moser e Saronni) dovrebbe tenere in- sieme forma fresca e forze residue. Di Fernandez si dice che essere finito terzo nel 1983, dietro Saronni e Visentini, può significare avere preso lo slancio giusto. Di Van der Velde, olandese da salita, si dice bene e basta. Sembrano discorsi vasti e vaghi da ciclismo vecchio, quello della palpitante incertezza. D'altronde, 11 fa anche Moser, che pure in Messico aveva cominciato a parlare un'altra lingua per un altro ciclismo. La verità è che 11 Giro è una brutta bestia tradizionale, fa ancora paura con i suoi 3798 chilometri, le sue 22 tappe, le sue salite: fa una paura da orco, ecco. Si gioca, Insomma, al ciclismo di una volta, e se almeno fosse riflusso cosciente e persino chic, non incapacità di pensare e dire e fare cose nuove. Un Giro d'Italia alla ricerca del tempo perduto, anche se da questa sera si parlerà soprattutto del tempo perduto da qualcuno nel cronoprologo. Gian Pàolo Ormezzano ^/IliVADI VAL GARDENA Barabba. di PISTICClV p0lic0r0 V / ^ILIDO 1167° Giro d'Italia: 22 tappe da Lucca a Verona, un prologo, 3 crono, 18 montagne da scalare