Metti questa sera a cena con Petronio di Carlo Carena

Metti questa sera a cena con Petronio GLI STORICI INDAGANO NELLA LETTERATURA PER RICOSTRUIRE L'ANTICA VITA QUOTIDIANA Metti questa sera a cena con Petronio C'è nell'ultimo libro di Marguerite Yourcenar, Le Temps, ce grand sculpteur, un'osservazione curiosa: che per noi, ormai abituati a una civiltà sonora, la documentazione sul linguaggio parlato anche in tempi non molto remoti arriva solo attraverso un documento muto, la scrittura; e il tono, il grido dell' emozione, oggi urlati e mantenuti in vita dalle registrazioni meccaniche, per un uomo antico lasciavano traccia solo nel verso, nel dramma o nella lirica. Opere ultraletterarie come l'Arte d'amare, di Ovidio, ci restituiscono qualcosa anche della conversazione galante di un romano, solo filtrata dalla decantazione tipica di quella letteratura. E' una dichiarazione anche di metodo per chi, come la Yourcenar, ha scrutato e rappresentato in molti del suol racconti il passato e la letteratura e la filosofia prima che le pietre per scandagliarvi un'anima e raffigurare un mondo, suscitare un'atmosfera di cose, luoghi, circostanze intorno ai sentimenti. Basta a volte una parola per evocare un'epoca, come è il tempo a dare a sua volta il senso a una parola. La consapevolezza del valore storico, addirittura documentarlo della parola letteraria, se non nuova certo si rinnova chiaramente al nostri giorni. Quella che perlopiù rimaneva e tuttora rimane trincerata nel laboratorio del filologi e del critici sta diventando anche preda succulenta degli storici. Già per Carcoplno o Ugo Enrico Paoli, studiosi del costume e delle condizioni materiali dei Romani, erano 1 poeti comici o satirici la miniera più prodiga, anche per la qualità e il tono parlante delle loro informazioni. Ora Paul Veyne pubblica uno studio sull'elegia erotica latina, nei decenni privilegiati intorno ad Augusto (edizioni Seuil): elegia che nelle mani dello storico francese serve alla ricostruzione del mondo amoroso del Romani; e ancora sulla semplice scorta del lirici Veyne sta ricostruendo gli aspetti della vita privata a Roma, l'universo sommerso del «non-cvemenenztale». Cosi In un volume collettivo dedicato alle fonti per la storia antica e curato da M. Crawford (Cambridge University Press), l'ampio saggio iniziale di Emilio Gabba è centrato sui poeti, da Omero a Stazio, come potenti ausili dello storico antico. Una verifica a portata di mano per questi tentativi pionieristici di scandaglio su continenti inesplorati offre anche al lettore non specialista un grosso tomo edito da Sansoni (La lirica latina, pagine 1103, lire 48 mila). Enzlo Cetrangolo vi ha radunato 1 risultati imponenti di parecchi decenni di attività traduttore, in quel dominio della poesia che va da Catullo al primi verseggiatori cristiani: sette secoli di scavi cd esplosioni, imitazioni e invenzioni, descrizioni e lamenti, aneliti epici e mistici, con lo sforzo di creare una lingua poetica da un linguaggio che sembra solo destinato al foro e alle lapidi; la lotta per divincolarsi dal mostruoso fantasma del Greci e l'inebriante raggiungimento del successo In autentici geni della parola, del verso, dell'immagine, della limpidità nel più recondito pensiero o affetto. Ma quasi mal, in tutta questa catena letteraria, salta il contatto con l'esistenza non solo privata ma pubblica, che la rende davvero, ancor più di altre, formicolante di rimbalzi, capace di depurare ma riluttante a sradicarsi dal terreno in cui si svolge l'operazione poetica. Il lirico latino è colto raramente da un raptus solitario, raramente salpa disancorandosi del tutto da un evento, da persone. Il suo mondo poetico è pieno di nature morte come le più astratte delle sue pitture parietali, formicola come una via di Roma di scorci d'ambiente e di città, di gente, di feste. Certo, traduzioni peraltro affascinanti come quelle di Cetrangolo, ricche di pathos e premute sul pedale dell' emozione poetica moderna, più sintetica, mettono in ombra questo aspetto, sfumano i contorni, ci portano più a ridosso della nostra esperienza Urica. Pure, la preziosa raccolta ci lascia cogliere proprio nella continuità, se non compiutezza, del panorama la ricchezza del mondo poetico latino, col determinante confronto, non solo poetico, fra 1* individuale e 11 collettivo, la dialettica fra 11 proprio momento irripetibile e 11 flusso della storia. Non solo Petronio doti: menta, e forse stravolge, le abitudini romane a tavola o nell'alcova; non solo Livio trasmette, e forse esalta, contorni di una battaglia an tica. La grazia di Catullo ha una trasparenza più sincera, ci riporta più al quotidiano, anche se eterno, di una tempesta d'amore giovanile; la fantasia pur parossistica deli epico Lucano fa toccare con mano l'orrore del carnaio di un combattimento di daghe le trepide notti che lo prece devano nelle tende di pelle al lume delle lucerne; il poemetto di Rutllio Namazlano mostra con impareggiabile evidenza la periferia dcll'Eu ropa disintegrata del V secolo sotto le ondate del barbari e lo smarrimento di Roma. Tutte queste sono sensazioni cosi forti, alla lettura della poesia latina, che si può ben comprendere il fascino che essa ha per un romanziere in cerca della verità del passato, e non solo nel senso generico per cui la verità vera della vita si esprime più nella poesia che nella prosa. E si può comprendere la seduzione clic può esercitare per uno storico che si aggiri disperato fra pochi ruderi poche pagine superstiti per intera esistenza di popoli per tratti di tempo che si misurano a millenni. Carlo Carena

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