Moser, 23 giorni di agguati

Moser, 23 giorni di a GIRO D'ITALIA Oggi a Lucca la presentazione delle squadre Moser, 23 giorni di a Il trentino dovrà lottare soprattutto con gli italiani - Un mistero il ruolo di Saronni Comincia domani da Lucca il Giro d'Italia n. 67. Se il ciclismo italiano fosse calcolatore ed anche intelligente in maniera disinvolta, diciamo moderna, si coalizzerebbe e intanto si sacrificherebbe per far vincere Moser. Una vittoria di Moser, all'undicesimo tentativo, dopo il cambiamento fisiologico operato nell'atleta dalla scienza, farebbe del bene al ciclismo italiano intero, nel senso che tutti ci guadagnerebbero: più attenzioni, sponsor più ricchi, televisione costretta a stare sul ciclismo. Però il ciclismo è ciclistico, e dunque poco machiavellico, niente calcolatore, e tutto sommato simpatico anche per questo. Così Moser dovrà lottare soprattutto con gli italiani,~almSnb ìn~chtaVe~p"HS5logica, in una corsa cioè di agguati più che di azioni grosse. Esiste l'ipotesi che nonostante questo, e nonostante i pedalatori stranieri, Moser vinca egualmente il Giro d Italia? In fondo, se si considera che una corsa a tappe offre vaste possibilità di recupero, di aggiustamento del tiro, di rimedio dell'errore, Moser atleticamente ha almeno tante possibilità di vincere il Giro quante ne aveva, il 17 marzo scorso, di vincere la MilanoSanremo. Ma si deve anche dire che in una corsa di un giorno il colpaccio può riuscì re, in una corsa di ventitré giorni, più due di riposo atti vo e con tante ore per polemi che et similia, di ventidue tappe e un prologo, è difficilissimo colpire qualcuno di sorpresa e intanto in maniera definitiva. Il Giro è lungo 3798 chilometri. Ha salite terribili per il cartografo, tua tutto sommato pedalabili. Non dovrebbe già patire imboscate di caldo, e intanto dovrebbe lasctare indietro il freddo. Probabilmente Moser mai ebbe un Giro cosi alla portata, e in coincidenza con la sua salute favolosa. Da qui a dire che è il favorito ci passa moltissimo, però mai Moser ci è parso cosi poco sfavorito come adesso. L internazionalizzazione abbastanza spinta della corsa, con 171 ciclisti di 18 paesi e di 19 squadre (le straniere sono 4), può giovargli: meno il Giro è italiano, più può essere di Moser ciclista mondiale. Discorsi da ampliare sul posto (oggi, alle 17, in piazza San Marco a Lucca, telepresentazione delle squadre) e soprat¬ tutto da verificare giorno dopo giorno. Il problema è sapere se la verifica dovrà avvenire su Moser o sugli altri. Il ruolo di Saronni, ad esempio, è misterioso, così come in fondo è misteriosa la situazione fisica dell'ex, molto ex campione del mondo. E Fignon? Due anni fa al Giro era un nessuno da maglia rosa di un giorno, adesso arriva da vincitore del Tour. E gli spagnoli, che in fondo hanno usato la loro Vuelta alla Moser e alla Saronni, allenandosi cioè al Giro? Lejarreta e Fernandez sembrano pronti per una vittoria vera, grossa. Ma non spezzettiamo troppo la corsa, che ha un senso globale al disopra degli stessi atleti, ed è quello della puntuale riproposta di un'Italia ~Uiciamò~pu?e paesana, rurale, semplice, chiara. Da questo punto di vista, il Giro vale anche se lo vince un Pinkopallinen ostrogoto. Importante è parteciparlo, come atto di fede di uno sport in un Paese, oltre che di un Paese in uno sP°rt g. p. O.

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