Trieste è invasa dalla gioia delle vecchie «penne nere » di Giuliano Marchesini

Trieste è invasa dalla gioia delle vecchie «penne nere » Oggi si svolge la grande sfilata per il 57" raduno degli alpini Trieste è invasa dalla gioia delle vecchie «penne nere » DAL NOSTRO INVIATO TRIESTE — Da tanto tempo Trieste non era cosi piena di vita. La cinquantasettesima adunata nazionale degli alpini dà a questa città, che si sente malata di emarginazione, una carica eccezionale. Migliala di Incontri tra ..penne nere., di abbracci, di tradizionali pacche sulle spalle. Lontano dalla retorica, il raduno porta 11 senso semplice dello stare insieme. Un alpino siede a un tavolino di un bar, dietro piazza Unità d'Italia. Si chiama Filippo Tenivella, ha 77 anni, è venuto in pullman da Rivoli con una trentina di compagni. Ha davanti un bicchiere di plastica in cui rosseggia il Merlot, e gli porgono una fetta di salame. Il cappello con la penna è quasi coperto dalle venticinque medaglie-ricordo delle adunate nazionali. «Ecco, vedete — dice Tenivella — come sto bene qui? Poi ho anche la passione, per queste cose. E mi place la musica, e anche cantare*. Anche lui parteciperà alla grande sfilata, domani. Dice che non ci sono preoccupazioni per la fatica, perché si è 'allenato*. *Non mi stanclierò troppo, state tranquilli. Io tre volte la settimana faccio tre ore di bicicletta*. Indica anche il percorso. «E ogni volta che parto, mi metto in tasca una bottiglietta, un quartino di grappa*. Accanto Tenivella, ride Enrico Ferrerò, 62 anni. Il sorriso gli si smorza quando pesca nei ricordi. «Ho fatto il partigiano in Val Sangonc. La pelle non mi è rimasta intatta: una bomba tedesca mi ha tagliato qua*. Si mette le dita sulle fronte, per mostrare il segno. 'Schegge. E una ce V ho ancora nella spalla destra*. Resta qualche Istante in silenzio, poi tira un sospiro: 'Cosa è stata la mia gioventù? Il soldato. E dopo l'8 settembre del '43 sono andato in montagna, a resistere. Perché vengo ai raduni? Perché ci trovo tanta gente. Si vive di amicizia*. Giovanni Ferragutl è arrivato da Modena. Fu sul fronte in Albania e in Russia con la «Tridentina». 'Tanti compagni perduti, era diventato un si salvi chi può*. All'adunata nazionale, Ferragutl va sempre In cerca di qualcuno. • Guardi, poco fa ho trovato un tenente: non ci eravamo, più visti dalla fine della guerra, figuratevi la contentezza nel ritrovarci. Noi qui recuperiamo i nostri ventanni, andie se ci sono state tante brutture. Ma bau. ** bene: nei nostri discorsi non c'è ombra di militarismo. Si può dire che siamo pacifisti in prima fila, perché noi la guerra l'abbiamo provata*. Nella piazza Unità d'Italia, settecento reclute del battaglione «Vicenza», della brigata «Julia», prestano giuramento. Il generale Luigi Poli, comandante del IV Corpo d' armata alpino, rileva come queste truppe abbiano «preso coscienza» della capacità di essere operative anche al di fuori della fascia delle montagne. Rammenta, tra l'altro, i compiti affidati agli alpini nella protezione civile. «Aliene in questo momento, i soldati del battaglione Aquila stanno lavorando nella terra d'Abruzzo colpita dal terremoto*. Poco dopo la cerimonia in piazza Unità d'Italia, la sala consiliare del Comune è gremita: la presidenza dell'Ana saluta calorosamente I delegati delle sezioni all'estero e 1 soci fondatori. Uno del soci fondatori dell'Ana è Guido Piacentini, 88 anni. Partecipò alla grande guerra, poi venne fatto prigioniero. Ogni volta, porta al raduno il suo gran carico di ricordi. «Ho preso parte a quasi tutte le adunate. Sono mancato soltanto in Sicilia e a Napoli: il lavoro non mi consenti di andare, peccato*. La delegazione delle «penne nere» arrivata dall'Argentina è guidata da Gianfranco Tuzzl, emigrato nel '50 da Gorizia. «Siamo venuti in 150, da Buenos Aires. Qualcuno ha rivisto l'Italia dopo trent anni*. Danilo Galotti, che fa parte del gruppo di dodici alpini giunti dal Canada, dice: «Ci incontriamo anche con quelli .arrivati dall'Australia dagli altri Paesi. Sapesse il piacere di chiacchierare, di spartirsi queste giornate*. Le «penne nere» riempiono Trieste. 'Nel trentesimo anniversario del ritorno della città all'Italia — commenta il sindaco, Franco Richettl — lo spirito degli alpini deve anche fare scoprire ciò die Trieste, incoraggiata, può dare al Paese. Voglio aggiungere die questa è una manifestazione clic si tiene distante da ogni strumentalizzazione: lo garantisce la stessa storia degli alpini*. Lo scorso anno i «veci» e i «bocla» ad Udine, nel paesi terremotati del Friuli; adesso nella città giuliana. Il presidente della giunta regionale Antonio Comelll, dice: «C'é la simpatia verso la nostra gente, le cui vicende sono state spesso amare. Questo ci con forta nello sforzo di uscire da uno stato di emarginazione*. Giuliano Marchesini