Mec rosso, un'autarchia in crisi di Frane Barbieri

Mec rosso, un'autarchia in crisi Dopo tredici anni si sta per riunire il Consiglio del Comecon: Mosca punta a forme superiori di integrazione = Mec rosso, un'autarchia in crisi Cernenko tenta un passo non riuscito a Breznev e a Andropov: elevare una serie di contratti sugli scambi a progetti di piani coordinati - Finora l'Urss ha accettato di essere sfruttata dalle «colonie» per conservare il controllo politico dell'impero - Il salto tecnologico imposto dalla fine dell'era dell'energia e delle materie prime a basso costo - La concorrenza dei mercati d'Occidente II mal d'Europa non è solo dell'Occidente. Quattro anni fa nei progetti di Breznev1 viera un vertice dei Paesi comunisti con lo scopo di portare la loro comunità economica a forme superiori d'integrazione. Le consultazioni preparatorie hanno avuto come risultato sempre un altro rinvio della somma riunione. L'ambizione era poi passata ad Andropov, di nuovo senza esito. Finora'si sono registrati cinque rinvìi del vertice. Finalmente spetterà a Cernenko di presiedere il Consiglio dei Dieci del Comecon, il primo dopo tredici anni. Non è detto, tuttavia, malgrado l'ostentazione del monolitismo politico, che dalla prossima riunione, indetta fra maggio e giugno, debba sorgere una comunità funzionante di tipo transnazionale. Il Comecon si è ridotto a livelli cosi bassi di cooperazione che oggi, più che altro, si tratta di resuscitarlo, anche nelle sue forme rudimentali. Oggi non è che una somma di contratti sugli scambi bilaterali e plurilaterali fra Paesi dell'Est. Il progetto dei plani coordinati non è mai andato in porto, mentre la convinzione con cui si è proceduto a imprese di strategia economica integrata si rlflet- te in una sola cifra: 1 fondi destinati agli investimenti comuni non hanno mai superato 11 4 per cento delle spese per investimento dei singoli Paesi membri. n Comecon è nato già fisiologicamente sproporzionato. Un gigante come l'Urss si associava con dei Paesi molto più piccoli, avendo in mente due obiettivi: costruire in proprio una potenza economica adeguata alla superpotenza strategica e integrare, allo stesso tempo, le economie degli alleati in modo che possano rendersi utili e anzitutto meno onerose per la potenza madre. Sarebbe stato molto più logica e funzionale l'integrazione separata dei Paesi dell'Est minori, da affiancare poi, già con un certo equilibrio, al colosso sovietico. Il distacco economico però comportava per Mosca il pericolo del di- stacco politico. Cosi una Comunità distorta non è riuscita a mettere in moto gli essenziali meccanismi economici; 1 prezzi, seppur politici, mai sono stati coordinati, variando fortemente fra Paese e Paese ; 11 rublo è rimasto Inconvertibile (assieme alle altre monete) anche nel quadro interno del Comecon. La moneta dominante nel conteggi intercomunlsti prosegue ad essere paradossalmente il dollaro. Il Comecon è finito con l'essere preso dagli alleati minori come il Consiglio di distribuzione delle risorse naturali ed energetiche dell'Urss a condizioni privilegiate; Mosca lo considerava come strumento economico del controllo politico dell'impero. Come dicevamo una volta: un impero anomalo, mai visto nella storia, dato che la metropoli viene economicamente sfruttata dalle nuove «colonie» in cambio alla sottomissione politico-ideologica. L'idea di portare 11 Comecon a livelli superiori di inte pi-azione parte da una revisione dei conti compiuta al Cremlino. Si è constatato che l'impero costava troppo, che l'Urss offre 11 meglio delle proprie risorse, a prezzi bloccati e privilegiati, per ricevere il peggio della produzione alleata, a prezzi gonfiati. Il meglio gli alleati lo vendevano in Occidente, per raccattare valute e nuove tecnologie. Tichonov, durante un incontro preliminare di Berlino, aveva già avvisato che Mosca, in quanto alle consegne, pretende di essere trattata come gli occidentali, respingendo la merce scadente e che pure gli alleati siano riforniti secondo le usanze, le condizioni e 1 prezzi vigenti in Occidente. In termini più semplici: introdurre una logica economica nel funzionamento del Comecon. Qui sorge 11 primo problema: come fondare economicamente una comunità di Paesi i cui sistemi sono concepiti in contrasto con ogni logica dell'economia? Più.si perdeva tempo nel discutere la quadratura del cerchio e più sorgevano nuove complicazioni fra i Paesi membri. Lasciata da parte l'ideologia leninista, il filo che legava i membri del Comecon erano in fondo 11 petrolio e i minerali sovietici. Ora non solo Mosca vuole venderli dove guadagna valute pregiate, ma le stesse risorse incominciano a scarseggiare pure per il fabbisogno dell'Urss. O me¬ glio: costano sempre di più. Vengono estratti dal giacimenti siberiani sempre più lontani ed inaccessibili, cosicché, per esemplo, 1 costi previsti nell'attuale plano risultano sette volte superiori a quelli del quinquennio precedente. Gli aumenti e le decurtazioni colgono gli alleati di Mosca in una situazione disastrata anche per altri versi: alla Polonia Insolvente si aggiunge la Romania, costretta a pagare, a copertura del debiti esteri, il 90 per cento dei suol proventi in divise, la Germania r88 per cento, 1' Ungheria 11 42, la Bulgaria il 38. Quindi tutte spinte alle esportazioni verso l'Occidente. In termini generali, lo scompiglio si esprime in un calo, nel quadro complessivo del Comecon, del saggio di crescita Industriale, al minimo storico di 1,3 per cento, contro le medie che toccavano, negli anni precedenti, fra l'8 e il 10. L'accademico Bogomolov centra sul Kommunlst il nodo che 1 dieci segretari generali dovranno sciogliere con Cernenko per portare la comunità a livelli superiori di compenetrazione economica: «L'era dell'energia e materie prime a basso costo è tramon¬ tata. Bisogna raggiungere insieme le massime cime dell'efficiema tecnologica: Per il momento, 1 governi membri si differenziano nella scelta delle vie verso l'efficienza. Secondo 1 sovietici la rivoluzione tecnologica va eseguita nello stretto quadro del Comecon, coordinando la pianificazione, integrando gli Investimenti in base alla ripartizione dei compiti e delle specializzazioni. Una grande sfida della comunità integrata al mondo capitalista. Gli altri, ungheresi e tedeschi in prima fila, sostengono che la rivoluzione tecnologica ha dimensioni planetarie, che 1' economia mondiale è tutt' unica e che, di conseguenza, bisogna inserirsi nelle correnti mondiali, senza chiudersi nell'autarchia, anche se a dimensioni del Comecon. Da qui nascono due concetti di riforme del sistema che 11 Cremlino vorrebbe coordinate: per gli ungheresi il movente del sistema deve diventare il mercato con tutta la selezione produttiva e sociale, e le conseguenti tensioni; per i sovietici, invece, il mercato va tenuto sotto torchio in quanto, per regola, genera antisocialismo. Si rianimano cosi, alla vigilia del vertice, le vecchie dispute sulla priorità del nazionale o dell'internazionale, fra Budapest e Praga, accentuate da un richiamo dell'organo del Pcus: «La nuova strategia dell'integrazione deve fare i conti con i tentativi revisionisti di contrapporre artificiosamente la comunità agli interessi nazionali,.. Gli alleati, in fondo, cercano di conservare il retroterra sovietico, mercato e risorse, senza sacrificare i legami diretti con l'Occidente, loro margine di autonomia. Mosca, a sua volta, pretende di coordinare tutto da un centro filtrando 1 legami con 1' Occidente, tramite il Comecon. Al massimo di unanimismo politico corrispondeva finora, nella comunità socialista, 11 minimo di integrazione economica. Le frontiere fra 1 Paesi comunisti erano spesso chiuse più ermeticamente che quelle verso i Paesi occidentali. Il rilancio del Comecon dovrebbe sciogliere la contraddizione. Anche perché, dopo quello del Comecon, si riapre 11 capitolo del Patto di Varsavia. L' accordo militare scade nel 1985 e il rinnovo non si prospetta propriamente in termini automatici. La Romania, per esemplo, applicando gli impegni di alleanza già in modo riduttivo: tagliando 1 bilanci militari concordati e non partecipando alle manovre, intende rlnegozlare a fondo la propria firma. Se i Mosca guarda con piacere e simpatia agli europei, è certo che vedrà malvolentieri 11 crescere degli umili europei in casa propria. - Frane Barbieri

Persone citate: Andropov, Bogomolov, Breznev, Cernenko