Una variante a Clausewitz di Frane Barbieri

Una variante a Clausewitz Una variante a Clausewitz Dicono le leggende che ncll' antica Grecia in onore delle Olimpiadi venivano interrotte le guerre. Oggi viene da dubitare della leggenda: siccome è poco probabile che gli antichi gerarchi fossero più saggi degli attuali segretari generali, pare più credibile che le leggende non dicano la verità. A causa delle guerre non si facevano le Olimpiadi, piuttosto. E oggi, data l'impossibilità di fare la guerra atomica, le guerre si fanno con le Olimpiadi. Un'altra variante di Clausewitz: non solo la guerra è il proseguimento della politica con altri mezzi, ma sia la politica, sia la guerra possono essere proseguite con mezzi olimpionici. Il boicottaggio dei Giochi di Los Angeles si interpreta sulle prime come una ritorsione alla misura adottata da Carter contro le Olimpiadi di Mosca, a causa dell'invasione dell' Afghanistan. La decisione di Cerncnko è tuttavia qualcosa di più: ha tutti i toni di una sfida globale agli Usa, a Ronald Rcagan, addirittura di una sfida del comunismo al capitalismo. Le lettere dei rappresentanti del popolo, dcgl croi della Grande Guerra, degli croi del lavoro socialista e degli operai delle Repubbliche sovietiche più remote, esprimevano sui giornali i timori per la sicurezza e l'incolumità de¬ gli atleti sovietici nel covo del terrorismo e della provocazione anticomunista, della delinquenza e della pornografia che sarebbe Los Angeles. Però, i commenti ufficiali, un opuscolo sulle Olimpiadi edito e diffuso dall'agenzia Novosti, mettevano già da tempo in dubbio la purezza e la convenienza stessa dei Giochi organizzati con «criteri capitalistici e basati sul profitto». Al concetto ideologico di Rcagan del «focus of cvil», centro del male, i propagandisti sovietici rispondevano sul piano pratico presentando l'America come 1' inferno sulla Terra. Un Paese non degno del sacro fuoco olimpico. E infatti Mosca ha soffiato per spegnerlo proprio quando la fiaccola veniva trasportata in terra americana. Può sembrare strano, in un primo momento, che Mosca rinunci al veicolo sportivo, usato da sempre con tanto successo per affermare i primati del sistema sovietico. Anche a Los Angeles i russi avrebbero preso forse più medaglie degli americani. Cìli Usa potevano eventualmente prendersi il premio per l'efficienza organizzativa, per la dimensione avveniristica degli strumenti usati. Ma più del confronto sul campo, al Cremlino inteicssa in questo momento il contraccolpo a Rcagan, la risposta alle invettive pronunciate dal presidente americano, ancora di recente, a Pechino. C'è chi ha scritto che Mosca punta sulla sconfitta di Reagan alle prossime elezioni: il crollo delle «sue» Olimpiadi californiane dovrebbe far pendere il voto a favore delle <>colombc» democratiche. Troppo realisti i sovietici per azzardare una simile impresa. Appaiono anzi, da un po' di tempo, piuttosto rassegnati alla vittoria di Rea gan. Ma, mentre questi vince negli Usa, contano di farlo sconfiggere nel resto del mondo. Oltre che attorno ai missili a testate nucleari, il mondo ora si spacca anche sulle Olimpiadi. Andare o no a Los Angeles equivarrà da oggi all'essere o non essere pacifisti, essere o non essere antimperialisti, essere o non essere anticolonialisti, essere per il socialismo o per il capitalismo. La sua sfida Mosca non l'avrebbe lanciata se non contasse di battere gl Usa nel boicottaggio: cioè di trascinare assenze in numero supcriore a quello raggiunto dagli Usa boicottando i Giochi di Mosca. La guerra olimpica si svolgerà in primo luogo nel Terzo Mondo, dove Cerncnko conta di battere Rcagan, come Frane Barbieri (Continua a pagina 2 In sesta colonna)

Persone citate: Clausewitz, Reagan, Ronald Rcagan