Quando il leone cacciava a Verona di Franco Giliberto

Quando il leone cacciava a Verona Continuano gli scavi sui Monti Lessimi, in una grotta abitata 35.000 anni fa Quando il leone cacciava a Verona «Riparo Tagliente», una cavità di 300 metri quadrati, è stato frequentato per millenni da cacciatori nomadi Nella sepoltura di un giovane morto diecimila anni avanti Cristo, accanto allo scheletro, c'era una pietra con scolpita l'immagine di un felino - Reperti di ossa animali numerosissimi: dalle linci ai cinghiali, dai lupi all'elefante DAL NOSTRO INVIATO VERONA — C'è un posticino tranquillo sul monti Lessini, sul fianco sinistro della Valpantena, che Homo sapiens sicuramente scelse per dimora estemporanea, quando ancora non aveva imparato a coltivare la terra né a vivere in villaggio né ad allevare animali: da trentacinquemila a dodicimila anni fa quel luogo è stato saltuariamente frequentato da gruppi di nomadi, che vivevano di caccia e raccolta. E da due decenni si continua a trovar traccia di quella frequentazione, le campagne di scavo si susseguono. Fra pochi mesi il Comune di Orezzana, ancora una volta, ospiterà una squadra di studiosi che attorno a una grotticella stanno ricostruendo un capitolo affascinante della storia dei nostri antenati veronesi, vissuti quando il leone cacciava In riva all'Adige. Curiosità. La grotticella è chiamata Riparo Tagliente, dal nome dello scopritore, Francesco Tagliente, che per primo nell'epoca nostra vi si affacciò incuriosito vent'annl fa. Le ricerche continuano in questo periodo affidate al professor Alberto Broglio dell'Università di Ferrara, in collaborazione con 11 Museo di storia naturale di Verona e col patrocinio di vari enti: dal ministero dei Beni culturali . al Cnr, dalla Soprintendenza archeologica del Veneto all' Istituto italiano di preistoria e protostorla, dall'Accademia dei Lincei alla Regione. E c'è un obbiettivo principale, capire come l'uomo usasse 11 territorio veronese dodicimila e più anni prima di Cristo che cosa faceva U, dove e che cosa mangiava, dove dormiva, come e per chi lavorava, quali animali cacciava? L'albergo. Riparo Tagliente ha già svelato parecchi segre¬ ti, ma nonv tutti quelli che racchiude. La grotticella s' apre a 250 metri d'altezza, poco lontano dal paesello di Stallavena, qualche centinaio di metri dal torrente Progno, fonte d'acqua potabile anche per i gruppi nomadi che qui s' insediavano temporaneamente tanti millenni or sono. Il riparo è alla base di una collinetta, con una radura di fronte. La grotta vera e propria nella parte esplorata ha un'estensione di circa trecento metri quadrati. Oli specialisti calcolano che, di volta in volta, li dentro trovassero albergo dai venti ai trenta individui. Una quantità notevolissima di utensili (reperiti a migliala) che i nostri antenati fabbricarono ricavandoli dalla selce, testimoniano di un'attività umana che risale a diversi periodi. Tre culture. Non direbbero gran che a un profano quelle migliaia di bulini, grattatoi, denticolati, punte, lame, tutti strumenti in selce venuti fuori dalla grotticella: ma oltre alle datazioni radiometriche, l'analisi specialistica di quei manufatti ha permesso di individuare, grazie alle diversità di foggia e di fabbricazione, tre differenti matrici culturali. Dice il professor Antonio Guerreschi, paleontologo dell'Università di Ferrara: 'Nell'Italia nordorien¬ tale, le sequenze di industrie musteriane ed eplgravettlane del Riparo Tagliente costituiscono un punto di riferimento fondamentale per lo studio del complessi del Paleolitico medio e della fine del Paleolitico superiore». Profanazione. Se ne saprebbe ancor di piti se nel Medioevo qualcuno, visitando la grotta, non ne avesse pesantemente manomesso una parte: per costruire un vano d'abitazione o un deposito agricolo, una fetta di pavimento è stata portata via con pala e piccone. Nello scasso è stato frantumato e disperso anche mezzo scheletro di un antico abitante del sito. Ma quell'unica sepoltura del Riparo Tagliente, pur dimezzata, è stata scoperta e amorevolmente ricuperata dagli attuali ricercatori. Le ossa dell'inumato (del periodo epigravettlano medio)-affidate per lo studio al professori Corraln e Capltanlo dell' Istituto di antropologia dell' Università di Padova, sono risultate di un adulto d'età non superiore ai 22-24 anni, alto 163 centimetri, .morto oltre dodicimila anni fa. Sbranato? Ma com'è passato a miglior vita quell'individuo? Nel Riparo Tagliente sono state trovate varie'pietre con incise figure di ani; mali: stambecchi, bovini, bl- sonti. Nella sepoltura, accanto allo scheletro, una grossa pietra portava invece Incisa 1' immagine suggestiva di un leone. E quasi non vi son dubbi che quella pietra sia stata messa 11, vicino al cadavere, con un intento rituale, simbolico. Era un cacciatore il giovane morto? In particolare, era un cacciatore abile nella cattura del felini, morto in un Incidente di caccia? Chi frequentava Riparo Tagliente — che va considerato una stazione, una specie di campo base per gruppi di nomadi — senza dubbio praticava principalmente un'attività venatoria. I reperti di ossa animali, nell'interno e all'esterno della grotta, sono stati trovati in gran numero: appartengono a castori, marmotte lupi, linci, gatti selvatici, cervi, caprioli, stambecchi, cinghiali, alci, bisonti, orsi bruni e persino a un asino selvatico. Il commercio. C'è 11 dubbio, per altro verso, che la comunità di Riparo Tagliente (quella di dodicimila anni fa) fosse caratterizzata da una cultura non soltanto rozzamente venatoria. Oli abitanti della grotta producevano una quantità enorme di strumenti di pietra, ben oltre le necessità del gruppo; andavano a procurarsi l'ocra a quattro chilometri di distanza, a Ponte di Vela, stivandola nel riparo per poi trasformarla con la cottura in colorante rossastro, forse per tinger le pelli scorticate di animali; avevano l'abitudine di fabbricar monili, anche se assai semplici, con placchette d'ossa, canini atrofici di cervo, conchiglie marine. Dunque nomadi e cacciatori si, ma con una vocazione accentuata per gli scambi e una predisposizione v ■ • naie ante litteramì Franco Giliberto

Persone citate: Alberto Broglio, Antonio Guerreschi, Francesco Tagliente, Incisa, Tagliente, Vela

Luoghi citati: Comune Di Orezzana, Italia, Padova, Veneto, Verona