Duarte, il Presidente del Salvador contadino di Igor Man

Duarte, il Presidente del Salvador contadino Duarte, il Presidente del Salvador contadino José Napoleon Duarte, detto Napito, di professione ingegnere, 69 anni, sposato con sei figli, democristiano da sempre: per certa sinistra è «un turacciolo di sughero che galleggia in un mare di sangue», per i suol estimatori è «un De Gasperi campeslno». In verità, Duarte non merita nessuna delle due definizioni. L'Ingegner Duarte è un uomo coraggioso, non privo di vanità ma sostanzialmente pragmatico. Parla correttamente l'inglese, si muove con estrema disinvoltura nelle conferenze stampa e dispiega un talento populista invero straordinario quando tiene comico- ** E qui va detto come la democrazia cristiana salvadoregna sia un partito atipico se raffrontato a quelli occidentali. E', Infatti, un partito contadino, di gente dura e. povera alla quale Duarte sa parlare 11 giusto linguaggio con quel tanto di umiltà che lascia pensare al nostro Di Vittorio, e quel poco di enfasi che, se per questo, ricorda sia pure alla lontana De Oasperl. Cito codesti due «mostri sacri» dell'Italia democratica solo perché il lettore possa farsi un'idea, con una certa facilità, del ' personaggio Duarte. E' un uomo coraggioso, dicevo. Nel 1972 si candidò a' alle elezioni presidenziali con Gulllermo Ungo come vicepresidente (quell'Ungo, socialista, che oggi è presidente del Fronte democratico rivoluzionario, il braccio politico della guerriglia salvadoregna). Le vinse ancorché con uno stretto margine, ma la borghesia compradora, che non tollerava di perdere il potere per la misera differenza di 26 nula voti, a metà scrutinio operò 'un broglio che portò alla Presidenza 11 colonnello Arturo Armando Molina del partito di conciliazione nazionale, espressione della destra latifondista. Duarte venne esiliato in Venezuela. Aveva due falangi della destra In meno, perdute nella tortura, e una cicatrice sul volto, colpito di striscio da un proiettile 7,65. E' un uomo di giusta statura, con gli occhi un po' obliqui da Indio e un velo di antica mestizia sul volto olivastro; non gli va di parlare di quel tempi, ama piuttosto ricordare il suo ritorno In patria, nel 1979, dopo 11 «gol-i pe democratico» dei giovani colonnelli guidati da Majano. Venne accolto come un trionfatore. Prese il posto di Ungo, scetttco sulle prospettive future, e quando, un po' alla volta, tutti gli altri compagni di strada salirono in montagna, rimase, divenendo presidente di una Giunta a mezzadria coi militari. Nel marzo scorso, al tempo del primo turno elettorale, nel corso di una colazione di lavoro, chiesi a Duarte se credesse in Duarte. «Certo —rispose —, ma credo soprattutto in quelli che credono in Duarte-. Cloe? «Nei contadini, vale a dire nella maggioranea del popolo salvadoregno che dopo 50 anni di massacri e di fame ha diritto se non altro alla speranza di un domani migliore». E11 domani sarà migliore? «Forse, ma so di certo che, con la speranza che assicura la democrazia, il cammino, duro e difficile, verso la conciliazione nazionale sarà meno lungo». ** Infine gli chiesi di dirmi la sua Idea della democrazia. «La democrazia, per me, significa poter andare a dormire senza il timore d'esser arrestato nella notte, poter andare al lavoro senza il terrore d'essere ucciso, poter leggere sul giornali le opinioni di tutti». In queste risposte é tutto 11 personaggio Duarte, oramal alla prova del fuoco della sua storia umana di leader campeslno, ostinato più che intellettualmente sofisticato, ma coraggioso. Epperò vien fatto di domandarsi se basta essere un uomo coraggioso per guidare un Paese-chiave come 11 Salvador, al centro di cosi gravi opposte tensioni. Igor Man ,V4 San Salvador. Un po' di relax per Napoleon Duarte in attesa dei risultati elettorali

Luoghi citati: Italia, Majano, Salvador, San Salvador, Venezuela