Giudici in sciopero per una legge che annullerebbe alcune sentenze di Ruggero Conteduca
Giudici in sciopero per una legge che annullerebbe alcune sentenze Prima agitazione 1*11 maggio, ma non si esclude il blocco delle eiezioni Cee Giudici in sciopero per una legge che annullerebbe alcune sentenze La protesta riguarda un provvedimento sul trattamento economico dei magistrati già approvato al Senato in commissione - L'art. 9 abroga le decisioni prese dai Tar in materia ROMA — «La proclamazione di una giornata di sciopero è il segno di una ferma protesta per un atteggiamento politico che tende a mortificare le legìttime aspettative di tutte le magistrature in tema di trattamento economico perequato»: con queste parole Enrico Ferri, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, il sindacato del giudici, ha giustificato la decisione, presa dal comitato centrale convocato d'urgenza, di astenersi dalle udienze di venerdì 11 maggio. Lo sciopero, al quale questa volta hanno aderito anche 1 giudici militari, è la prima risposta al disegno di legge governativo fatto proprio nei giorni scorsi dalle commissio ni Affari costituzionali e Giù stizia del Senato riunitesi in sede referente. Il disegno di legge passerà all'esame del l'assemblea di Palazzo Mada ma mercoledì 9 e se neppure in quella sede saranno appro vati gli emendamenti che 1 magistrati da tempo hanno sollecitato non è escluso, almeno cosi è parso di capire, che la protesta possa continuare mettendo in serio pericolo lo svolgimento delle elezioni europee in quanto senza 1 magistrati non si potreb bero costituire i seggi eletto rall. Si riaccende, dunque, la polemica fra magistratura e potere politico che data dal 1980, quando un gruppo di giudici romani, dopo diffide al ministero del Tesoro, fini coli il presentare ricorso al Tar (Tribunale amministra avo regionale) del Lazio perché gli scatti di anzianità non erano stati valutati secondo il sistema In vigore per i magistrati della Corte dei Conti. Altri giudici amministrati vi,'nello stesso tempo, aveva' no aperto una vertenza per ottenere, al pari del colleghi della magistratura ordinarla, quell'Indennità di rischio che era stata concessa negli anni più bui del terrorismo. Da uria parte e dall'altra. In sostanza, si reclamava un'equiparazione di trattamento economico che prima le sen< tenze dei Tar e poi, in appello, quella del Consiglio di Stato, aveva giudicato legitti-' ma. Dinanzi al primi risultati incoraggianti altri magistrati avevano deciso di far ricorso ai Tar. Un vero e proprio diluvio di vertenze, finché il governo non stabili di regolare, presentando un disegno di legge, tutta la materia. Ma l'iniziativa di Palazzo Chigi non è piaciuta al giudici, o per lo meno non totalmente. Riferendosi al disegno di legge approvato in commissione dai senatori, Enrico Ferri ha osservato che «vengono così ignorate non solo le decisioni giurisdizionali assunte legittimamente, ma le stesse trattative in corso attraverso le quali, da tempo, si sta cercando di trovare una positiva soluzione ad un problema che non è solo economico ma è, anche ed essenzialmente, legato all'indipendenza della magistratura nonché ad una corretta valutazione del rapporti istituzionali tra i poteri dello Stato». La vertenza, In sostanza, poggia su un articolo del progetto di legge del governo (il numero 522), già duramente contestato dai giudici in precedenti, infuocate assemblee. Pur riconoscendo alla proposta governativa la validità degli aumenti economici prospettati (addirittura superiori a quelli richiesti dalla stessa categoria) i giudici criticavano e criticano l'articolo 9 del disegno di legge. Secondo tale articolo, dovrebbero ritenersi annullate tutte le sentenze emesse dal giudici amministrativi (e in appello dallo stesso Consiglio di Stato) che riconoscono ai magistrati ricorrenti determinati diritti. Non solo: sempre secondo lo stesso articolo anche 1 giudizi pendenti (nel frattempo altri 4 mila magistrati avevano fatto ricorso al tribunali amministrativi o l o i regionali) «sono dichiarati estinti d'ufficio con compensazione delle spese fra le parti». Dal magistrati tale articolo era stato ritenuto inaccettabile: nel tentativo «cancellare » con una legge delle sentenze 1 giudici avevano ravvisato un .attentato all'autonomia dell'ordine giudiziario». In più, il carattere retroattivo del disegno di legge, secondo I magistrati, finiva con il punire l'intera categoria. Di qui la decisione, presa prima dal coordinamento del magistrati ordinari, amministrativi, militari e dell'avvocatura dello Stato e subito dopo avallata dall'Anni, di astenersi dalle udienze (esclusi gli interventi urgenti e i processi con imputati detenuti). E di qui la de terminazione, se nel frattempo 11 disegno di legge non verrà corretto, di continuare nella protesta. Ruggero Conteduca
Persone citate: Enrico Ferri
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