Londra, una monarchia telegenica di Paolo Patruno

londra, unii monarchia telegenica Elisabetta d'Inghilterra è sempre più popolare: la maggioranza dei sudditi è contraria alla sua abdicazione londra, unii monarchia telegenica I sondaggi indicano che i cittadini identificano ancora nella Corte la stabilità e la sicurezza del Paese e la garanzia per l'influenza britannica nel mondo - La sovrana conserva intatto il suo ruolo di simbolo dell'unità nazionale e di modello sul piano morale - Una difficile navigazione attraverso le crisi: dalla fine dell'Impero alla guerra delle Falkland - La «cordiale antipatia» per la Thatcher DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — La regina Elisabetta è sempre più popolare. Lo rileva l'ultimo sondaggio d'opinione pubblicato In questi giorni dal Daily Star, secondo 11 quale sei inglesi su dieci si augurano che la sovrana rimanga il più a lungo possibile sul trono. Soltanto tre anni fa, un'analoga Indagine aveva invece Indicato che una maggioranza, seppure risicata, auspicava la sua abdicazione. Nella Gran Bretagna del 1984,11 77 per cento degli Intervistati ha risposto che se la monarchia venisse abolita le cose andrebbero decisamente peggio di oggi (contro un 5 per cento che sostiene 11 contrarlo). E sempre la maggioranza ritiene che 1' attuale rassicurante stabilità politica del Paese peggiorerebbe, che diminuirebbe l'Influenza britannica nel mondo. Pur nel loro schematismo, questi dati confermano che all'alba del Duemila la monarchia, la più antica delle istituzioni Inglesi, non Invecchia. Anche in una società come la nostra, che brucia rapidamente tutti 1 suoi miti e 1 suoi modelli, la monarchia inglese ha mantenuto Inalte- rato il suo carattere unificante, intriso di storia, di magnificenza e di spettacolarità. La regina Elisabetta resta il simbolo, al di sopra del partiti e delle fazioni, dell'unità nazionale, tanto da essere amata a livello popolare forse più dai laboristl che dal borghesi conservatori. Avvalendosi della sua perdurante forza di attrazione, la regina continua ad apportare allo Stato e al governo, anche In periodi di acute crisi, l'adesione più profonda del popolo, personalizzando 11 potere e accrescendo la legittimità dell'autorità che pur non esercita più direttamente. Conserva, poi, una funzione di rappresentanza e di padronato, servendo infine come modello sul piano morale. La vita di famiglia della regina deve ispirare perciò il rispetto, e simbolizzare la scala del valori morali della società. Elisabetta II, come ogni donna e ogni madre di quest'epoca segnata da un perenne aggiornamento dei modelli di comportamento e dei simboli della moralità, si è trovata in difficoltà per gli umori di una famiglia a volte indocile e di una prole spesso esuberante. Ma è riuscita nel suo compito con molta ài gnità, passando Indenne fra le stravaganze della sorella Margaret e il reclamizzato flirt del figlio Andrea con V attrice Koo. Nell'epoca delle comunicazioni di massa, la famiglia reale ha infatti perduto queir aureola di segretezza, di mistero, su cui nei secoli aveva fondato il suo fascino e imposto soggezione ai sudditi. Non più famiglia divina, e nemmeno famiglia privata, Elisabetta c i suoi sono ormai una famiglia pubblica, costretta quasi a vivere in «una casa di vetro* spiata di continuo da una stampa popolare a volte invadènte, Tanto che duran- te le ultime vacanze natalizie la sovrana ha dovuto convocare a Sandrlngham 1 direttori dei giornali più Indiscreti e sollecitare una «tregua». E' stata accontentata, naturalmente. Ma per poco: le scappatelle amorose del principe Andrea e la seconda gravidanza della principessa Diana costituiscono continui spunti per pettegolezzi e servizi più o meno attendibili. Gli inconvenienti sono molti, ma c'è anche qualche lato positivo In tutto questo, perché la televisione ha finito per diventare il maggior veicolo pubblicitario della monarchia, dandole nuovo lustro, facendone addirittura il più forte richiamo turistico del Paese. Ha notato lo storico J. P. Taylor che la corte «é uno sìiow per la tv, l'esempio più riuscito di una messinscena*. L'era delia «monarchia telegenica-, apertasi nel febbraio del "52 con l'incoronazione di Elisabetta II, ha raggiunto il parossismo per 11 matrimonio del principe Carlo con Lady DI, teletrasmesso In tutto il mondo e seguito da una bella fetta dell'umanità. La famiglia reale ha Imparato a sfruttare 1 mass media, ne ha fatto anzi uno del puntelli della sua esperta arte della sopravvivenza. Perché nei trentadue anni del suo regno Elisabetta è stata confrontata anche a pagine grigie della storia britannica, ha conosciuto tutte le tappe del declino nazionale: dalla fine dell'impero al ritiro di Churchill, dal malinconico abbandono delle posizioni a Est di Suez che aveva¬ nstEorusntnnbWspbvzls no nutrito la mitologia inglese dai tempi della regina Vittoria al faticoso ingresso nell' Europa comunitaria, da una orgogliosa floridezza alla durissima crisi economica degli ultimi anni. Fra questi marosi che hanno logorato governi e leaders politici, Elisabetta è passata Indenne, stornando dall'istituzione monarchica le minacce repubblicane. Al Parlamento di Westminster, infatti, oggi siede un solo, eccentrico deputato anll-monarchico, 11 laborlsta Willy Hamilton. Tutto roseo, dunque, come vogliono far credere le notazioni agiografiche dei giornali popolari inglesi che di Elisabetta ricordano volentieri soltanto la passione per 1 cani «Corgis», per i cavalli dà corsa e per i cruciverba, l'im¬ mensa ricchezza o gli stravaganti cappellini? No, in realtà esiste anche per la monarchia di Elisabetta un rovescio della medaglia. Già si è accennato ai perenni assalti alla «privacy» familiare, che devono logorare la sua pazienza. Ma negli ultimi mesi, la regina ha dovuto affrontare più insidiosi segnali di tempesta provenienti da alcuni ambienti parlamentari e da un settore della stampa. Elisabetta è stata messa infatti sotto accusa dal deputato di destra Enoch Powell per alcuni passi del suo tradizionale messaggio per 11 nuovo anno. Powell ha duramente rimproverato alla regina certe sottolineature sul divario fra Paesi ricchi e poveri del Commonwealth, e una pretesa eccessiva 'Simpatia* per 1 diseredati e le minoranze etniche del Regno Unito. Questa visione, definita 'terzomondista* o addirittura «di sinistra», andrebbe naturalmente per Powell a tutto discapito degli altri sudditi della regina. Il deputato ha trovato un insperato appoggio nell'ex leader liberale Jo Grimond, 11 quale ha sottolineato 1 pericoli di «un culto eccessivo e acritico* dell'istituzione monarchica, e soprattutto in un palo di editoriali del Times che hanno criticato esplicitamente «2'insidioso egualitarismo globale* in cui era caduta la sovrana nel suo messaggio. Sulla scia di questi rilievi, infine, una trentina di deputati della sinistra laborlsta riuniti nel «Campalgn group» ha denunciato in un opuscolo intitolato «La democrazia parlamentare e il movimento laborista* 1 troppo estesi poteri (in realtà teorici) di cui gode tutt'oggl la sovrana e la necessità di codificarli in una Costituzione scritta. In alcuni ambienti politici di Londra si sottolinea che in tre occasioni (l'invasione americana di Grenada, il messaggio per l'anno nuovo e la recente visita in Giordania) la regina ha espresso punti di vista che hanno imbarazzato 11 governo della signora Thatcher. Ma come capo del Commonwealth multirazziale e multinazionale Elisabetta non deve leggere discorsi preparati per lei dal governo o dal Foreign Office, non è legata da certi vincoli. Le sue esplicite critiche alla violazione americana dello status di membro del Commonwealth dell'isola di Grenada contrapposte al più sfumato atteggiamento governativo, la sua «simpatia» per il popolo palestinese espressa in Giordania, l'attenzione prestata al divario fra Paesi ricchi e sottosviluppati del Commonwealth sono quindi considerate da alcuni commentatori come iceberg in rotta di collisione con i principi del thatcherismo imperante. Qualche osservatore politico mette in rilievo ad ogni occasione questa «antinomia» tra la regina e 11 suo primo ministro. Anthony Sampson nel suo 'The changing anatomy of Britain* sottolinea che 1 ruoli delle due donne sembrano confusi: lo stile della sovrana è più pratico e domestico, mentre la Thatcher si comporterebbe da regina. E rivela che le udienze settimanali a Bucklngham Palace diventano a volte un' occasione 'temuta dall'una delle due*. Sarà. Resta da vedere quale piega prenderà questo larvato dibattito sul ruolo e il comportamento di Elisabetta, circoscritto in un quadro ben preciso nel quale la popolarità della Corte resta talmente radicata a livello popolare che ogni critica è quasi tabù. Anche fra questi scogli semisommersl continuerà ad esercitarsi il fascino discreto della monarchia di Elisabetta. Paolo Patruno Ascol. In un'immagine di alcuni anni fa Elisabetta II e Filippo, duca di Edimburgo, arrivano In carrozza alle celebri corse ippiche (Tclcfolo United Press)