Se c'è il «fattore campo»
Se c'è il «f attore campo» Se c'è il «f attore campo» Piccola inchiesta fra chi, per mestiere, è costretto a essere «anti-Ferrari» - Patrese: «Ho dimenticato i fischi dell'83» - Cheever: «In macchina chi vede il pubblico?» OAL NOSTRO INVIATO IMOLA — Già è difficile in assoluto essere pilota di Formula 1, e difficilissimo è esserlo a Imola se sotto le natiche non si ha una vettura di Maranello. Siamo oggi alla vigilia del Gran Premio di S. Marino, tutti i piloti fuordié Alboreto e Arnoux della Ferrari appaiono come empi, blasfemi, sacrileghi. Come può un Piquet, un Prost, un Lauda, un Rosberg, anche un italiano che si chiami .soltanto» Patrese o De Cesaris o De Angelis, un italo-americano che si chiami Cheever, vincere domani, sema immediatamente diventare eretico nei riguardi e della religione ferrarista e del nuovo empito di culto nato dopo la vittoria di Alboreto a Zolder? Come potrebbe reagire la gente, già ieri numerosa a Imola nonostante il tempo freddo, con pioggia, subito dopo la conclusione delle prove ufficiali, al sacrilegio anti-ferrarìsta di qualcuno? Abbiamo posto qui 'e domande a piloti celebn, anche campioni del mondo. Siamo in un momento di sofisticata nostrana evoluzione-involuzione della Formula 1, si aspetta adesso la prima vittoria di un italiano su Ferrari in Italia, dopo aver avuto (Patrese 1982 a Montecarlo) la prima vittoria di un italiano e basta dal 1975 (era stato Brambilla" a Zeltwcg) e poi la prima vittoria di un italiano su Ferrari (dopo Scarflotti a Monza 1966), appunto Alboreto a Zolder. Piloti celebri si rendono conto che il momento è psicostatisticamente importante e anche, imbarazzante, e ci dicono cose valide e interessanti, specie ricordando die in Italia l'anno scorso furono contestati, da balilla folli, Prost e Piquet, e fu fischiato e poi ironicamente applaudito, proprio a Imola, Patrese, Brabham allora, quando qui uscì di pista: tutti rei di mancato rispetto alla Ferrari, ai ferraristi, al ferrarismo. Patrese (italiano, Alfa Romeo): «Centesimo mio Gran Premio, domenica, però un punto di partenza, non di arrivo. E anche una ricorrenza che mi fa scordare tutto il resto, compresi i fischi dell'anno scorso. Sto all'Alfa che è italiana, di colpo ho guadagnato tifosi e applausi in Italia. Risolto dunque per due terzi il problema mio del rapporto con bham): «Io in Italia ho molti tifosi, mi sento abbastanza italiano. Ci sono stati fischi? Giuro che mi hanno attraversato senza farmi male». De Angelis (italiano, Lotus): «Non penso più alla Ferrari come ad una entità estranea a noi piloti italiani: Alboreto ha aperto una porta, spero che rimanga aperta anche per me. Comunque non avverto ostilità da parte della tifoseria ferrarlsta». De Cesaris (italiano, Ligier): «C'è una nuova coscienza generale favorevole ai corridori italiani, nel mondo della Formula 1 e nella stessa tifoseria nostrana. Finalmente siamo presi sul serio, stimati. Insomma, adesso, pur essendo italiani e pur non essendo della Feri ari, è abbastanza facile correre in Italia». Lauda (austriaco, McLaren, ex Ferrari): «Con la gente va tutto bene. Qua! cuno mi chiede se torno alla Ferrari: le vie della Formu la 1 sono infinite, comunque adesso mi interessano le strade di Imola, anzi la pista dell'autodromo Dino Ferrari». Prost (francese, McLaren) «Parliamo di questioni tecniche, il resto non conta. Il pubblico italiano contro di me l'anno scorso? E' tutto dimenticato, anzi non so neppure se c'è qualcosa da dimenticare». Rosberg (finlandese, Williams): «Buon pubblico, mi pare. Il fattore campo esiste soltanto se uno ci crede. Temo però che qualcuno della scuderia di Maranello ci creda e che cosi le Ferrari a Imola vadano più veloci del solito, carburate con 1 aria di casa oltreché con la benzina». Gian Paolo Ormezzano Imola. Tutti contro Alboreto, ma ieri l'italiano non è emerso las il pubblico: la gente è sempre ferrarlsta, ma è pronta anche per noi, per me. «Dimenticati i fischi dello scorso anno, dimenticati da me e spero dalla gente. D' altronde non c'è fattore campo quando si corre: se si avvertissero le grida, gli evviva, vorrebbe dire che si è deconcentratl, oppure cheli motore si è spento». ' Cheever (italo-americano, Alfa Romeo): «Qui slamo nella tana del leone Ferrari. Però, se si rimane sereni prima del via, il pubblico eventualmente nemico non conta, non si vede.-Io guido e basta, guardo la strada, non la folla». Piquet (brasiliano, Bra¬
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