Detroit vuole sfidare Tokyo

Detroit vuole sfidare Tokyo L'auto Usa, entrata in un nuovo boom, prepara una strategia d'attacco Detroit vuole sfidare Tokyo Le norme protezionistiche scadono tra nove mesi - D'altra parte i più recenti modelli sono giudicati molto competitivi • Aprire le frontiere? • La competizione con i giapponesi indurrebbe le case americane ad accrescere la propria efficienza • Ma i sindacati premono per recuperare i vantaggi perduti durante la crisi - E questo farebbe salire i costi, già i più alti del mondo DALLA REDAZIONE DI NEW YORK NEW YORK 1 profitti record nel primo trimestre di quest'anno hanno posto paradossalmente due grandi problemi airindustria automobilistica americana: quello del contingentamento delle importazioni di vetture dal Giappone e quello del salari. All'interno del governo Reagan premono le forze liberiste, che vogliono riaprire completamente il mercato dell'auto alle marche nipponiche, dopo le restrizioni di tre anni fa. E all'interno dei sindacati si agita la base, che nel triennio della crisi, dall'BO all'82 compresi, ha fatto grossi sacrifici e vuole ora adeguate ricompense. Lee Jacocca, 11 presidente della Chrysler, ha ammonito che, proprio a causa dei suol successi, Detroit è chiamata a scelte cruciali. 'Siamo a un bivio — ha detto —; quello che decideremo nei prossimi mesi determinerà il nostro futuro.. Le cifre innanzitutto. Nel primo trimestre di quest' anno, le tre grandi aziende americane dell'auto hanno ottenuto complessivamente profitti per 3 miliardi e 100 milioni di dollari, circa 5 mila miliardi di lire, vette impensabili, sia sotto 11 profilo sto rico, che alla luce delle ditticolta degli anni scorsi. La General Motors, che è tornata ad essere la più grande ditta del mondo nel settore, ha realizzato un miliardo e 600 milioni di dollari, la Ford 900 milioni di dollari e la Chrysler, che aveva rischiato la bancarotta nell'80-81, 700 milioni di dollari, un salto del 186% rispetto a un anno fa. I tre miliardi e 100 milioni di dollari sono la metà degli utl li-record dell'intero '83 < preannunciano per l'84 una cifra sbalorditiva: 10 miliardi di dollari (ossia 1140% di quello che costò 11 progetto Apollo per la conquista della Luna), Mal nella storia dell'industria, un management era riuscito a rovesciare cosi brìi lantemente la propria situazione. Il fattore Giappone. Spe cialmente la Ford attribuisce il boom delle vendite non solo alla domanda negli Stati Uniti ma anche a quella sul mercati esteri Essa sostiene che le auto americane sono di nuovo concorrenziali, grazie all'abbondanza di benzina da un lato e al loro miglioramento qualitativo dall'altro. Né la Ford né la General Motors né la Chrysler hanno voluto però separare le cifre sulle vendite interne agli Usa da quelle delle vendite nel resto del mondo. La loro tesi è che il contingentamento delle importazioni nipponiche, In vigore dall'81, ha avuto un effetto relativo sulla ripresa. Jacocca, che è 11 più esplicito dei manager di Detroit, ammette Invece che le barriere antl Tokyo hanno dato un contributo Importante alla ripresa dell'auto americana. Nota però che vi sono state altre due spinte decisi¬ ve: in primo luogo il progresso tecnologico e la varietà dei modelli nella produzione dell' 83-84, e in secondo luogo 11 ritorno degli automobilisti alle grandi cilindrate. Quest'ultima constatazione è inquietante per Jacocca, che ricorda che dopo la crisi petrolifera del "73-74 accadde qualcosa di analogo, con conseguenze disastrose quando la crisi si ripetè nel "78-79. Jacocca avrebbe di gran lunga prefe¬ rito che vi fosse stata una sola spinta, quella della gamma delle vetture e delle innovazioni ad esse apportate. Ciò di cui a Detroit nessu no parla ma su cui 11 governo Reagan Insiste è 11 salto compiuto dai prezzi. Essi sono forse 11 motivo principale del boom del profitti: una vettura media costa oggi oltre 10 mila dollari, circa 17 milioni di lire. Il governo ritiene inflazionistica questa tendenza al rialzo: hanno perciò buon gioco 1 liberisti, che vogliono abolire le misure prese contro le auto giapponesi. Esse scadono tra nove mesi, e alcuni membri del governo, a cominciare dal ministro del commercio, Baldrldge, proclamano che è l'occasione buona per costringere i produttori Usa a divenire più concorrenziali di quanto già non siano, garantendosi quindi la sopravvivenza negli Anni Novanta, e per sferrare un altro colpo all'inflazione. Attualmente Tokyo può mandare negli Stati Uniti un milione e 850 mila vetture 1' anno contro 1 2 milioni e 200 mila del 1981, Almeno formalmente, Detroit continua anche ad Ignorare le crescenti proteste del sindacati, I lavoratori dell' auto rimangono una categoria privilegiata nel panorama operalo Usa. Ma paragonata a quella di 5 anni fa la loro situazione è meno brillante. DI fronte al profitti della General Motors, della Ford e della Chrysler essi avanzano rivendicazioni sempre più stridenti. Il segretario generale del loro sindacato, Bieber, ha detto che 11 prossimo settembre, al rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, «non si accontenteranno di noccioline». Invano Jacocca ha fatto presente che il costo di produzione di un'auto giapponese resta inferiore di 1000-1500 dollari a quella di un'auto americana proprio perché la manodopera è molto più a buon prezzo.

Persone citate: Bieber, Jacocca, Lee Jacocca