AI Circolo, fra camorra e sangue blu di Liliana Madeo

AI Circolo, fra camorra e sangue blu Viaggio in un'istituzione che il «caso Napoli» non intacca AI Circolo, fra camorra e sangue blu L'irruzione per gioco d'azzardo al club della stampa partenopeo non è un caso isolato «Interi feudi sono passati di mano al tavolo verde, nel Meridione» - I più esclusivi DAL NOSTRO INVIATO NAPOLI — La luce morbida del tardo pomeriggio entra obliqua dalle ampie vetrate. L'aristocratico circolo Savola è pieno di habltués. Sono prevalentemente donne, sul sessanta-settant'annl. Benissimo vestite, pettinate con cura, con bel gioielli. Sparse per i salotti, prendono il tè e conversano. Nel salone centrale giocano a carte, e i tavoli occupati sono dieci. Il rito si ripete tutti 1 giorni, da anni. Una volta lasciata via Caracciolo, coi suol rumori e il suo disordine, scendono le scale verso il mare e si rifugiano in questa oasi di silenzio dove si sentono rassicurate e protette. Le servono camerieri che le conoscono da sempre e cui non è neppure necessario ripetere l'ordinazione. Riprendono il filo degli stessi discorsi, fatti di gergo, di ricordi. Non ci sono velleità, competizioni. L'interesse è stare con chi appartiene al proprio mondo, da cui si è riconosciuti e accettati totalmente. Questo è il circolo a Napoli, una vera istituzione che fuori dal Mezzogiorno non esiste o ha tutt'altre caratteristiche. -Ma è una realtà che ha subito molti cambiamenti, a partire dal '68 — dice il professor Gilberto Marselll, sociologo —. Un tempo appartenere a un circolo significava affermare il proprio status sociale. Solo alcuni potevano accedervi e vivevano con una mentalità di tipo anglosassone le prerogative del luogo esclusivo. Tre erano l circoli più sofisticati della città e il napoletano-bene doveva appartenere a tutti e tre, che si distinguevano per la dislocasene e le atttvttà che ctascu no di loro privilegiava. Se si rileggono gli annali di questi circoli, attraverso i nomi dei personaggi che vi sono entrati, si ripercorre una fetta della storia della città-. Adesso i circoli continuano ad essere polo d'attrazione, ma li si sceglie valutando le prestazioni che offrono: il cibo, 1 divertimenti, il livello delle attrezzature sportive. In pratica il denaro è il filtro selettivo maggiore, con tutti gli Inconvenienti e gli imprevisti spiacevoli che ne possono derivare. Nessuno ormat organizza balli, feste o — meno che mai — attività culturali (ce n'è uno che lo fa, 11 circolo artistico, sotto le foto con dedica di Giovanni Leone, Anna Fouget, Alfredo De Marsico). Continua però ad esistere tutta una fascia della società napoletana che è rimasta legata al velluti, le ovattate complicità di classe, le regole dei circoli più chic: l'Unione (11 numero uno in assoluto, nato dopo l'Unità d'Italia, con la bellissima sede al plano nobile del teatro San Car¬ lo, in cui è arroccata l'aristocrazia napoletana immersa nella nostalgia e nei rimpianti), il Savoia e l'Italia (11 primo aperto al mondo del professionisti affermati, il secondo con non pochi nobili fra i soci, entrambi di fronte al mare, con porticciolo, attività veliche, terrazze al sole, pochissimo disponibili alle nuove Iscrizioni e molto severi nel selezionare gli aspiranti soci provenienti dalla bor ghesla imprenditoriale, dall' area del «ricchi senza nome»: se poi questo succede, come è stato per due grandi indù striali accettati al Savola, un cortese Isolamento e la deli nltlva autoesclusione è quello che 11 aspetta). Il gioco è una delle ragioni fondamentali del pianeta-circolo. La tradizione del gioco è attiva nel Meridione, da quelli popolari che agitavano i sogni e le aspettative dei poveri, a quelli ben più consistenti che hanno fatto disperdere intere fortune. 'Grazie al gioco — ricorda il professor Marselli — nel Sud ci sono state trasformazioni fondiarie che altrimenti non sarebbero avvenute: i feudi meridionali sarebbero stati ben più resistenti se non fossero passati attraverso l tavoli da gioco in altre mani-. In tutti i circoli napoletani si gioca, più o meno, anche se tutti negano o minimizzano. Adesso che personaggi legati alla camorra sono stati trovati al Circolo della stampa Intenti al gioco d'azzardo, ci si chiede allora quale rapporto si sia instaurato tra la malavita organizzata e 11 giro di danaro che ruota intorno ai tavoli verdi protetti da etichette di tutto rispetto. In questura fanno capire che, finché nel circoli-bene giocano fra di loro, e non sorgono motivi di allarme sociale, si lascia fare. I problemi della città sono tanti. I rivoli delle bische clandestine continuamente mutano, si spostano, si rinnovano: sei anni fa esisteva un vero boom, si chiudeva un locale a settimana; adesso si può parlare di un calo netto, ma in otto mesi si sono sigillate venti sale, denunciate trecento persone. Il gioco nel circoli diventa Inquietante quando l'ambiente si Inquina e gli Interessi della malavita si Innestano su quelli del giocatori ignari, con apparizione di pistole, ricatti, rapinatori, bombe. Questo è il momento da non sottovalutare. Dovunque si fa il gioco d'azzardo, anche se per pochi giorni, entra In pista la malavita: è la regola, suggerita dall'esperienza. Ma questa regola — sottolineano alla Squadra mobile — proprio al Circolo della stampa non è stata neppure presa in . ,-p considerazione. Liliana Madeo

Persone citate: Alfredo De Marsico, Anna Fouget, Giovanni Leone, Marselli, Savoia

Luoghi citati: Italia, Napoli