Il partito delle armi di Aldo Rizzo

Il partito delle armi DALLA PRUSSIA DEL '600 A WEIMAR Il partito delle armi Berlino, la sera del 9 novembre 1918. Da poche ore, la - Germania è una repubblica, tre secoli di dinastia degli Hohenzollcrn sono stati spazzati via dalla disfatta nella grande guerra, che i capi militari del Reich, soprattutto, avevano voluto. Sarebbe il momento della resa dei conti. Ma Berlino è nel caos, sotto hi spinta rivoluzionaria degli spartachisti, che pensano a un «bis» della Russia sovietica, c il primo cancelliere socialdemocratico, Friedrich F.bcrt, si domanda se e come potrà salvarsi. E' solo nel suo ufficio quando squilla il telefono che lo collega diretta mente, attraverso una linea segreta, col Quarticr generale di Spa. All'altro capo del filo è i nuovo capo di Stato maggiore: «Parla Groener». E' un episodio famoso della storia tedesca. Groener, il successore di Ludendorff, offre Ebcrt l'appoggio delle forze armate per salvare la Germania dalla rivoluzione. E il momento della resa dei conti è già passato. L'esercito diventa il puntello del nuovo ordine, dopo essere stato la causa prima del disordine. La Repubblica di Weimar nasce con un'ipoteca pesante, che diventerà ancora più grave quando le lotte politiche e molti errori impediranno al sistema democratico di esprimere un potere autorevole e stabile. Negli spazi di debolezza della democrazia s'insinuerà, via via allargandosi, il contropotere dei militari, che pensano alla rivincita sulla «pace vergognosa» di Versailles. Fino al fatale abbraccio con Hitler. .. Un saggio di uno storico della Stanford University, ora pubblicato in Italia dal Mulino (Gordon A. Craig, // potere delle armi), permette di ripercorrere l'arco del militarismo tedesco nella sua globalità, a differenza di altre opere più lircoscritte, e magari eccelse, come ,l*a nemesi del potere dell' inglese VChceler-Bennctt, dedicata alla storia dello Stato maggiore dal 1918 al 1945. E, nella globalità, si coglie meglio anche l'cmblcmaticità, il carattere esemplare, del fenomeno tedesco, rispetto a quello più ampio e sempre aperto del potere militare nel mondo. *★ 11 lungo racconto di Craig comincia dagli albori dello Stato prussiano (quando, nel 1640, Federico Guglielmo, licito il Grande elettore, salì al trono del Brandeburgo). E si snoda sul filo di questa tesi di fondo: che i misfatti del militarismo non sono imputabili a un particolare carattere dei tedéschi, bensì a una struttura sociale e statale che non riuscì mai a democratizzarsi e della quale l'esercito finì per diventate il braccio violento. Così la storia del potere mi litare in Germania diventa la storia delle occasioni mancate della democrazia tedesca. La prima fu agli inizi dell'Ottocento, quando le sconfitte ad opera di Napoleone fecero capire quanto poco affidabile, anche militarmente, fosse esercito che era cresciuto, dopo Pcdcrico il Grande, come un corpo orgoglioso < autosufficicnte, del rutto avul so dal resto del Paese. Ma il tentativo dei riformatori civili (von Stein, Hum boldt) e militari (Scharnhorst, Gncisenau, lo stesso Clause witz) di affiancare la riorganizzazione tecnica delle forze armate all'introduzione nello Stato di un qualche embrione di rappresentatività politica, in vista di un più aperto e dinamico rapporto tra l'esercito la società, non riuscì a superare le resistenze della Corte dei suoi vassalli più zelanti. L' esercito fu riorganizzato, ma, do]K> essersi presa la rivincita contro Napoleone, divenne più chiuso e arrogante di pri ma. andi FesedaasmmDdeglroAfo18stmlacotacoddlovpclascitntsddppddcugmgppapg e o , l o . g o l , l i i a a cì a Un'altra occasione fu trent' anni dopo, con la rivoluzione di Berlino del 1848, quando Federico Guglielmo IV acconsentì a che le truppe uscissero dalla città e si convocasse un' assemblea nazionale. Ma il momento liberale durò otto mesi, da marzo a novembre. Di nuovo prevalse il «partito della reazione», e il 9 novembre gli ussari di Wrangel ripassarono la porta di Brandeburgo. A dicembre, l'assemblea fu formalmente sciolta. E di nuovo tta il 1859 e il 1866, all'epoca del «conflitto costituzionale», quando il Parlamento, con i pochi poteri che la costituzione monarchica gli consentiva, si provò a non votare una legge sull'esercito, contravvenendo alla pretesa dei capi militari di escluderlo da ogni controllo serio sulle loro questioni. Dovette infine votarla, e retroattivamente, perché Guglielmo 1 l'aveva comunque messa in atto. Fu la capitolazione del liberalismo tedesco. ** E fu merito di Bismarck che pure era cancelliere del re, impedite almeno che la costi tuzione fosse abolita, per tor nate a un assolutismo compie to e senza infingimenti. Bi smarck non era mosso tanto da scrupoli liberali, quanto dalla necessità politica di com potre le lacerazioni più gravi per dare il via al suo grande disegno dell'unificazione dell'impero, contro l'Austria contro la Francia. Quando, una dopo l'altra, vennero le guerre, ebbe poi i suoi proble mi per tenete a bada von Mol tke, secondo cui lo Stato maggiore rispondeva soltanto al re. Andò peggio ai suoi succes sori, e in particolare a Beth mann-Holwcg, che ebbe a che fare con l'altro Moltke, il nipote del primo. Fu questi in pratica, dopo Schlieffcn, che aveva già stabilito una volta per tutte quali sarebbero stati i piani operativi della nuova guerra europea, a fare la poli tica del Reich in quegli anni cruciali, sicché, dice Craig, «Moltke aveva sostituito il cancelliere in tutto tranne che net nome». Vista nel suo insieme, dal! Prussia secentesca alla Repubblica di Weimar e alla catastrofe hitleriana, questa storia consente, dicevo, delle consi dcrazioni generali. Si ha chiaro il quadro di un organismo militare voluto da una monarchia incorreggibilmente auto ritaria come strumento, insieme, di espansione esterna e di repressione interna. L'organi smo ha risposto allo scopo ma non senza arrogarsi un potere in proprio, sempre più apacreqfdmmMmsanrcmcmd ampio, col solo limite (a volte persino formale) dell'ossequio alla Corona. Questa logica ha ttavolto le componenti «liberali» o moderate che c'erano nello stesso esercito, da Scharnhorst a quello stesso Groener che telefonò a Ebcrt, la prima sera della repubblica, e che, come ministro della Difesa di Weimar, mostrò almeno di temere nazisti quanto i comunisti. Ma fu costtetto a dimettetsi, mentre le forze armate si con segnavano a Hitler, che le avrebbe portate alla distruzione. E questa è un'altra considerazione. Gli orgogliosissimi capi militari del Reich, i «semidei» dello Stato maggiore, cedettero a Hitler per la brama di una rivincita esterna, dopo Versailles, o perché trascinati da una fatalità autodistruttiva (la «nemesi del potere»); ma anche perché Hitler, pur nei suoi aspetti deliranti e sinistri, rappresentava per la prima volta un potete civile, governativo, deciso comunque ad imporsi. In precedenza era accaduto, in parte, solo con Bismarck. La tragedia della Getmania, dell'Europa, e si può dite del mondo, fu che la casta miitarc non si trovò mai di fronte a un potete che fosse, insieme, democratico e forte. E questo vale anche per la patologia contemporanea, e forse eterna, dei rapporti tta Teserei to e la politica. Aldo Rizzo