Persone di Lietta Tornabuoni

r Persone di Lietta Tornabuoni r Persone di Lietta Tornabuoni Socialisti satelliti e un sogno «ì severi giudizi di Adorno non sono più appropriati. Gli uomini di cultura debbono cessare di disprezzare la cultura di massa. Accettino invece con modestia le servitù tecnologiche...», invita il professor Giuseppe Tamburrano, responsabile della cultura, nel partito socialista. Al circolo romano Mondo Operaio, non e stato raccolto da molti «operatori culturali» l'appello dei socialisti a discutere sullo spettacolo, prima del loro congresso di partilo: a mezzogiorno ci sono trentotto persone. Damiano Damiani porta il berretto di lana (c'è parecchia umidità), Pino Caruso è tutto in bianco, Franco Rosi ha una giacca di tweed bellissima, Renzo Rosscllini è in divisa da manager. Il professor Tamburrano parla benissimo, illustrando 10 straordinario Mondo ' Nuovo. Telematica. Il bene primario non e più quello alimentare, è sempre meno quello industriale: oggi il bene primario è quello culturale. Democrazia elettronica: alle elezioni si voterà da casa, premendo un pulsante. 11 sapere, che c potere se sa usì>re il suo potere. Spazio europeo. Fruitori passivi che diventano creatori attivi. Fine dell'attuale «dcregulcscion» televisiva. Viditel, TeIctcl, Tclctext, Videotex. L'elettronica nella società postindustriale. Software. Banche dati. Canali via satellite, che si prevedono operativi nel 1985. Rivoluzione: tecnologica, naturalmente. Poi comincia il dibattito. Interventi amari. Gli spettatori del cinema sono calati del 17,2 per cento nel 1983. In quale Paese si assiste allo scempio di televisioni senza regola alcuna, senza controlli? Il nostro mercato è colonizzato, per gli americani l'Italia è il Paese dei Balocchi. Com'è che l'Alitalia sui propri acrei proicita soltanto film americani, mentre la Twa dà pure le commedie all'italiana? Si fa presto a dire 1300 miliardi previsti per lo spettacolo dal progetto di legge Lagorio: ma se la Biennale fa una lotta epica per portare il suo bilancio da 6 a 10 miliardi, figuriamoci cosa succederà quando Sse il Parlamento dovrà stanziarne 1300. Certo ci vorrebbero sgravi fiscali, provvidenze statali... 11 professor Tamburrano s'intristisce, la faccia gli si fa sempre più scorata. Ma come: qui al satellite si risponde con la penuria, al software con le pezze al sedere, alla telematica con i soldi che mancano, alla rivoluzione tecnologica con la solita lagna? Lui aveva fatto un sogno e questi, invece... 12 milioni Nella mattina incerta di primavera, il segretario liberale Valerio Zanonc se ne sta un po' a chiacchierare con amici sul portone della sede del suo partito. In via Frattina, Roma dei negozi cerca di riaversi dalla lunga sequenza di giornate festive: si rifanno le vetrine, girano, vassoi di cappuccini e cornetti con la marmellata, signore dalla faccia tesa vanno eroicamente a comprarsi un costume da bagno, circola un'aria benevola, paesana e moderatamente vivace. «Dodici milioni al mese, mica sono da buttare via», medita Zanonc, parlando della retribuzione spettante a coloro che in giugno verranno eletti al Parlamento europeo. «IJ avessi io», sospira scherzoso. «Potrei almeno farmi qualche vestito nuovo...». Ma non erano sette al mese, questi milioni dei par¬ ■ , J e lamentari europei? In teoria sì, è la spiegazione. Però oltre alio stipendio parlamentare c'è il rimborso dei viaggi, e la cifra corrisponde al più costoso mezzo di trasporto esistente per raggiungere Strasburgo dalla città di residenza; poi c'è il rimborso di alcuni pasti, e si sa che a Strasburgo ci sono tre dei migliori ristoranti del mondo; poi c'è il rimborso dello stipendio d'un segretario per il parlamentare, e si . capisce che parecchi assumano come segretario o segretaria la persona che più gli fa piacere avere vicina. «Si fa mollo l'amore, a Strasburgo», sospira con scherzoso rimpianto il segretario Zanonc. Corona Anno primo, numero primo, ciclostile, la nuova pubblicazione dell'associazione «Amici della Corona Ferrea», pertinentemente battezzala // Pungolo, si propone «la difesa e diffusione della cultura monarchica»: ma soprattutto, parrebbe, la difesa del diritto di Vittorio Emanuele Savoia (chiamato sempre, senz'altro, Vittorio Emanuele IV) all'inesistente trono d'Italia. IT interessante, o almeno differente. Ci sono forti risposte a polemiche inconsuete: «Obiettano alcuni: Umberto ha concesso al nipote il titolo di Principe di Venezia, titolo estraneo alla tradizione di Casa Savoia. Solitamente, all'Erede Presuntivo al Trono viene concesso il titolo di Principe di Napoli o di Principe di Piemonte, ma noi chiediamo: quale legge o re■ già patente stabilisce questo?». C'è un notiziario internazionale: «Appreso che il Conte di Clermont ha ottenuto su propria richiesta il divorzio dalla propria consorte. Monsignore il Conte di Parigi deplora questa decisione, non conforme alle tradizioni cristiane della dinastia capeziana». E ci sono battaglieri resoconti d'una «Guerra delle due rose», che sarebbe il solito conflitto Savoia-Aosta: parole aspre verso «gli Aostiani», esclamazioni incredule, scandalizzate: «7 mestatori, tuttavia, non demordono!».