Mangiamo frutta, pomodori, insalala prodotti in Afrita e in Sud America

Mangiamo trofia, pomodori, insalala prodotti in Afrita e in Sud Amerita Perché il «giardino d'Europa» è invaso da frutta e ortaggi stranieri? Mangiamo trofia, pomodori, insalala prodotti in Afrita e in Sud Amerita I (cenici spiegano che la merce d'importazione è di qualità costante - In Trentino mele cilene OAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — I consumi di trutta e verdura non conoscono più le stagioni. Sul banchi del mercati e nel negozi si trovano sempre pomodori, insalatine, pesche, albicocche, angurie e altri ortaggi e frutto che in condizioni normali non crescono d'Inverno. E' 11 fascino delle primizie, che l'Italia, chiamato forse a torto «Giardino d'Europa», Inspiegabilmente oggi non è più In grado di produrre (o ne produce troppo poche), quindi dobbiamo andare ad acquistarle a migliala di chilomclrl di distanza. Il nostro Paese, nonostante sia tra I maggiori produttori mondiali di uva da tavola, Importa migliaia di grappoli dal Sud America e dal Marocco, per le Insalatine ci rivolgiamo all'Olanda, mentre mele e patate sono spesso francesi. Le arance non arrivano solo dalla Sicilia, ma anche da Spagna c Israele; i ni panelli sono portoghesi. Porse la nostra agricoltura non è più In grado di produrre verdura e frutto bene e a prezzi competitivi? *Non i solo questione di tecniche produttive e soldi — spiega Antonio Orassanl, docente di merceologia doganale all' Università di Verona — la merce estera in generale ha più rigorosi standard di qualità, è meglio confezionata, viene venduta a peso nettoQuindi, non si tratto tanto di sapere o non sapere produrre, ma di presentare meglio la merce e di saperla vendere. 1/3 testimonia un'Indagine compiuta al mercato all'Ingrosso ortofrutticolo dì Bologna, che con quattro milioni annui di quintali di merce trattata è tra I più Importanti d'Italia. La quantità di frutto e verdura importato ha raggiunto Il 10 per cento del totale con punte tra la frutto fresca (200 mila quintali venduti a Bologna), oltre a 37 mila quintali di agrumi: questi sono soprattutto pompelmi, che gli israeliani sono riusciti ad Imporre sul mercato con una accorto politica di Immagine legato alle diete: in sei anni 1' Importazione è aumentato di quasi II 50 per cento. Meno facile da spiegare la presenza di 24 mila quintali di pere (provenienti soprattutto da Argentina e Cile). 20 mila quintali di cocomeri, quasi diecimila di uva (dalla 8pagna e dal Sud America), altrettanti di mele (Francia e Brasile) venduti nel 1983 al mercato di Bologna (l dati sono analoghi In tutte le grandi città). In questi casi non si tratta di preferire merce estera a quella italiana: spesso l'origine della verdura non è indicato, anzi In alcuni casi viene nascosto. •La merce sovente /a strani giri per ragioni valutarie — spiega Orassanl —, ci sono accordi commerciali privilegiati, premi all'esportazione*. E' un labirinto di norme e convenzioni tra 1 Paesi Cec ed cxlracomunltari, che può portare anche alle paradossali misure di distruzione di fruito e verdura nazionali per sostenere I prezzi Interni, mentre si importano prodotti analoghi da altri Stati. Non mancano esempi cu- rlosl. Alfred Frel, direttore del mercato ortofrutticolo di Bolzano, ricorda l'arrivo dal Cile di mele golden, che furono assorbite in pochi giorni dal mercato. «Riuscire a vendere mele straniere In Trentino-Alto Adige è davvero un' impresa — commento il direttore del mercato — ma in definltlva è il consumatore l'ultimo arbitro, che consente o meno certe operazioni*. E qui ritorna il discorso della presentazione del prodotti, della loro bellezza esteriore, di come vengono confezionati e offerti. • Dobbiamo arrivare ad Imballaggi a peso predeterminato e a costo prefissato — conclude Orassanl —. Servono anctie confezioni Idrorepellenti che evitino ti vecchio trucco della verdura bagnata e Quindi più pesante*. Sergio Mlravalle

Persone citate: Antonio Orassanl, Sergio Mlravalle