Le Goff: per l' Europa una cultura e un pensiero comune

L'intervento del grande storico a Venezia L'intervento del grande storico a Venezia Le Goff: per l'Europa una cultura e un pensiero comune L'Idea di una storia europea è antica. Senza riandare al Medioevo quando si precisa piuttosto la nozione di Occidente uscita dalla separazione fra Impero latino e Impero greco nella tarda antichità, una coscienza europea si esprime chiaramente presso gli umanisti del XVI secolo. Ma io vorrei appoggiarmi a due del più grandi storici europei dell'Inizio del XX secolo, 11 belga Henri Plrenne (1863-1935) e l'italiano Federico Chabod (1901-1960) per evocare la realtà storica dell'Europa e dell'idea dell'Europa, due realtà legate ma non Identiche. (...) Federico Chabod, resistente al fascismo e all'occupazione nazista In Val d'Aosta, abbozzò nel suol corsi all'Università di Milano nel '43-44 ciò che sarebbe diventato dopo la guerra, la seconda guerra europea e mondiale, la' storia dell'idea d'Europa. Punto di vista necessario secondo Chabod per rischiarare l'indeterminatezza che circonda in generale 11 concetto d'Europa è fornire allo studio di una storia europea 1 prolegomeni illuminanti di una storia del pensieri sull'Europa. Questa Europa della coscienza e della cultura non può fare a meno della storia. Viviamo oggi 11 dramma di società corrose dalla tentazione di cancellare il proprio passato (per esemplo, l'abolizione della storia dall'insegnamento scolastico francese, cui cercano oggi di porre rimedio gli amministratori pubblici, gli insegnanti, gli storici) come le dominazioni straniere cercano di nascondere sul nascere le vicende, manipolandole, snaturandole, umiliandole (vedi Marc Ferro. La storia raccontata ai bambi¬ Times», ed. Universe Hook) numero delle matricole; al contrario è quadruplicato il numero dei diplomati che non si iscrivono all'università. ■ ■ A «tirare»- il -mercato-èsoprattutto la divulgazione, il libro che si compra per interesse personale o aggiornamento professionale. Dalla sociobiologia ai buchi neri, la scienza è diventata «tema di conversazione». Divulgare è positivo, rilevano concordi i fisici Tullio Regge e Carlo Bernardini, direttore di Sapere, ma è un'arte difficile, raffinata. Gli autori esperti sono ancora troppo pochi. C'è una produzione squilibrata, casuale, insufficiente. Una conferma: nel catalogo del diecimila tascabili italiani l titoli dt scienza sono appena un migliaio. Il mercato del testi specialistici Ita problemi diversi: è solido, garantito — osserva l'editore Paolo Boringhieri — ma rigido, ristretto. Le tirature sono limitate in partenza. C'è poi la difficoltà della lingua. La lingua della scienza è l'inglese, traduciamo e importiamo sempre più. In cinque anni, dal '78 all'82, l'importazione dt libri è quasi triplicata, con un salto da 15 a circa 43 miliardi di fatturato. Viceversa sia¬ ni). Un'Europa afflitta dall'amnesia, orfana del proprio percorso, senza radici, sarà un'Europa traumatizzata e titubante oppure un'Europa barbara, poiché 11 vero stato selvaggio è l'assenza di passato, di una coscienza del passato. L'Europa che si va a costruire dovrà essere un'Europa della continuità, della memoria. Oppure sarà 11 fallimento. (...) * * ' Questa Europa di cui occorre creare una storia, come dovrà essere? Innanzitutto completa, al di là dell'Europa del Dieci. Come si possono escludere nazioni come Spagna e Portogallo, che tanto apporto hanno dato e continuano a dare alla storia 'europea? Come escludere quel cuore dell'Europa dove la libertà politica ha compiuto la sua straordinaria apparizione nel Medioevo e dove, per via della sua neutralità attiva, sono insediate tante assemblee europee e internazionali: la Svizzera? Come escludere 1 Paesi scandinavi che hanno regalato al nostro continente tante opere geniali, dalle saghe Islandesi ad uno stile inedito per mobili e oggetti, a un modello inedito di socialismo; oltre a grandi scrittori, artisti, registi di cinema, atleti e singolari personagg - ne la regina Cristina, Carlo XII o Alfred Nobel? Coni., escludere l'Austria, la cui capitale fu uno del principali centri politici e culturali d'Europa, che attraverso la sua centralità impregnata di neutralità, l'originalità della sua vita politica, è sempre un punto focale europeo? (...) L'Europa deve essere uno spazio di libertà e giustizia. Ma come lottare contro 1 cinque grandi mali che la mi¬ mo poco tradotti. E adesso gli stranieri provano a pubblicare direttamente in italiano. Alla Fiera, per esempio, il colosso McGrawHlll lancia una collana sul microcalcolatori. «E noi dovremmo pubblicare In inglese — propone Bernardini —. Altrimenti 1 nostri ricercatori si terranno 1 loro lavori nel ■cassetti. E poi dovrebbe intervenire lo Stato. Se l'editoria scientifica è un bene prezioso, allora va aiutata». Anche per questo Boringhieri non è venuto a Milano, critica, una politica pubblica che non sostiene l'editoria di cultura: .Le Fiere hanno grandi ambizioni e buone Intenzioni, ma per un piccolo editore comportano costi alti e risultati scarsi». Commenta Tullio Regge: «L'editoria scientifica rispecchia strila carta-I «randella scienza Italiana. Singoli scienziati bravissimi, geniali, ma dietro di loro spesso c'è 11 vuoto. Quando hanno appreso le scoperte di Rubbla al Cern di Ginevra, gli americani, abituati ad arrivare sempre primi,. si sono disperati. E lo ridevo:, ma di cosa vi preoccupate, avete la miglior rete di laboratori del mondo, collegati all'università e all'Industria, di 11 nascono e si saldano ricerca e tecnologia. Tranquilli: una rondine non fa primavera. Per i libri è lo stesso: non bastano buoni titoli e bravi autori». E' una catena con molti anelli: «Ad esemplo — si domanda Bernardini — come si può sperare In un nuovo pubblico dell'editoria scientifica quando nella scuola 1 testi nuovi fanno fatica ad affermarsi, sono un'avventura per l'editore, e la riforma della media superiore non prevede un'area scientifica comune ma ripropone dieci indirizzi specialistici?». A questa domanda, per ora, non risponde nemmeno «Alice». Luciano Gerita