Che bella sorpresa il postmoderno è nato un secolo fa
Un dibattito tra letteratura e filosofia Un dibattito tra letteratura e filosofia Che bella sorpresa il postmoderno è nato un secolo fa chael Kohler, uno studioso di origine tedesca che affronta con molta pulizia e rigore 11 problema di fondo, consistente nello stabilire la linea di demarcazione tra 11 moderno e il postmoderno. Kohler si avvale di una periodlzzazlone proposta, molto tempo fa, da Arnold Toynbee, nel suo monumentale «A Study of Historym : una proposta cui anche noi aderiamo, pur giungendovi per altre vie. Si tratta di prendere 11 «moderno» nell'accezione cara al buoni manuali di storia, e corrispondente quindi al secoli che vanno dal Rinascimento alla fine del'Ottoccnto (Toynbee fissa come limite, forse con troppa precisione, un fatidico 1875). Il postmoderno sarebbe allora l'ultimo se- . colo, quello cui sempre i manuali affibbiano l'etichetta di età contemporanea. Colpo di scena, dunque, perché, come il Jourdaln molierlan o, staremmo vivendo da tempo la «condizione postmoderna» senza saperlo, o meglio, lo avremmo saputo solo In questi ultimi tempi. La ragione di fondo (a nostro avviso probante) per retrodatare 11 ciclo postmoderno è Indicata con molta efficacia dal saggio di Gerald Oraff: l'unica rottura decisiva (di gusto, di sensibilità, di presupposti filosofici, e perfino tecnologici) che sia dato di registrare con sicurezza, resta quella che si produsse appunto allora, tra 1 due 'secoli. Tutte le crisi succes; si ve non sono che richiami, Memorie del quad Reinhard! e Reichlin, «Ariprese, rilanci. Graff parla In proposito di un tipico fenomeno di esasperazioni via via crescenti: tutto è stato fatto dal nostri padri fondatori, ma tutto ritorna esasperato, o «normalizzato» (il sottoscritto deve rivendicare di aver esposto a suo tempo qualche tesi analoga). E del resto su questa strada si riguadagna un'impressione di fondo registrata a più riprese dal romanziere John Barth, per cui la nostra sarebbe una «letteratura dell'esaurimento». Da qui 11 fenomeno della «citazione» e del «remake», che senza dubbio sono fra 1 tratti più rumviro fascista utoritratto architettonico», 1980 caratteristici dell'attuale congiuntura. Ma come dimenticare quanto In tale direzione era già stato fatto, e teorizzato, da un Roussel, e perfino dai nostri De Chirico e Bontempelli? Ancora una volta, l'attuale «cltaztonlsmo- è ripresa, esasperazione, piuttosto che novità totale e incondizionata. Ma un altro del «padri» del postmoderno, Ihab Massari, che già nel '71 In un noto saggio aveva agitato il termine del postmoderno, insiste su caratteri quali lo «smembramento», l'«evanescenza», la distruzione delle forme. Però un rante la grande guerra, fu ambasciatore In Vaticano, ministro dell'Educazione .Nazionale e; governatore rdella Somalia e"dèi'-Dòde-i canneso. nmVtsqpao. | Queste sue memorie sono soprattutto una concitata difesa della confusa 'politica di second'ordine ch'egli condusse nel venie n n 1 o e che ebbe aspetti di cosi macroscopica miopia ed inopportunità da meritargli, da Mussolini, l'epiteto di «intrepido buffone». La ricomparsa in volume del ricordi di De Vecchi, però, poteva servire a tracciare 1 contorni della biografia di un personaggio pittoresco ed emblematico del fascismo prima maniera: purtroppo l'occasione è stata mancata. Giuseppe Mayda Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon, «Il quadrumviro scomodo», Mursia, 273 pagine, 184)00 lire. una personcina del tutto autonoma, con le sue predilezioni geografiche, da Venezia a Escondtda, e quelle erotico-sentimenta11, da Bocca Dorata a Venexiana Stevenson. Corto, in questa civiltà tutto sommato indifferente e con curiosità deboli, al massimo da certificare con una vacanza in charter, è un signore che dice sempre: «Bisogna, andare a vedere». Magari agli antipodi e. affrontando viaggi davanti ai quali persino Ulisse avrebbe tentennato il capo. Alla fine ci par di capire che Brunero, pur affascinato dal disegno di Prati, ne privilegia quelli che chiameremmo gli aspetti letterari, di narratore -puro-, dandogli un suo posto preciso in questa araldica' sempre più stoica di grandi autori. Pratt dopo Proust? E' un tantino presto per dirlo. Ma quel Corto ha nambe così lunghe... ! Carlo della Corte Gianni Brunero, «Corto come un romanzo», Dedalo, 202 pagine, 25.000 lire.
Luoghi citati: Escondtda, Somalia, Venexiana Stevenson, Venezia
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