Parliamone

Parliamone 3 Parliamone NONOSTANTE certe impressioni in coritrarlo, che forse rispecchiano più una si' . tuazione francese che italiana, la filosofia continua a «fare spettacolo». Sono di queste ultime settimane le tournécs italiane di due 'filosofi del calibro di Emmanuel Lévinas e Hans Georg Gadamer; il primo ha tenuto due conferenze a Torino, sempre davanti a uditori numerosi e attentissimi; Gadamer sta terminando un giro di conferenze che lo ha portato a Napoli (Istituto di Studi filosofici), a Bologna (DAMS, dove ha discusso tra gli altri di «semiotica ed ermeneutica» insieme ad Eco), e che si conclude a Torino e a Genova: anche per lui, soprattutto a Napoli e a Bologna, vere e proprie folle. 11 fenomeno non è del resto solo italiano: qualcosa di analogo accade nei campus americani, e i personaggi sono, oltre a Gadamer, pensatori come Foucault, Habermas, Derrida, Ricoeur. Vengono in mente, di fronte a questi fenomeni, tutti i dubbi c le ironie sulla figura dell'intellettuale itinerante, c in genere sugli aspetti mondani del lavoro intellettuale. Tra l'altro, una felice battuta di un antropologo messicano (incontrato a un convegno internazionale a New York, mentre arrivava da un periodo di ricerca in Polinesia e partiva per un giro di conferenze in\l'Ai» ropa): oggi Veblen dovrebbe scrivere non più la Theory of the Leisure Class, ma piuttosto un teisure of the Theory Class; cioè, non la Teoria della Raffaello: «Scuola di Atene», part. naggi come Lévinas e Gadamer); ma sarebbe sbagliato dimenticare l'elemento di «spettacolo» che c'è nella filosofia fin dalle sue origini greche, a cominciare almeno dai sofisti: i quali non erano poi quei demòni che una certa tradizione ci ha dipinto, ma concepivano il proprio compito, piuttosto che come un lavoro di ricerca «scientifica», come una attiviti di educazione e di «edificazione». Non credevano, e non lo crediamo più nean-' che noi, che ci fosse un campo del reale riservato all'indagine dei filosofi (per esempio, il terreno dei primi principi, delle strutture più generali, ecc.), del quale questi dovessero fornire resoconti esatti nelle loro opere, come i biologi o i fisici per i campi di loro competenza. Cercavano invece di parlare con la gente delle questioni morali e politiche, insegnando a organizzare i discorsi in forme ragionevoli, persuasive, formalmente corrette. Il presentarsi della filosofia, almeno in certi limiti, come «spettacolo» non è dunque probabilmente solo una conseguenza della società dei mass media, da considerare'in blocco come una degenerazione e una minaccia. Corrisponde anche a una tendenza interna alla filosofia stessa la quale, tramontato il sogno di valere come una ■scienza rigorosa, o come una fondazione generale, anche solo sul piano metodologico, delle varie forme di sapere, riscopre la propria funzione retorica, edificante; o più semplicemente, la propria essenziale e originaria vocazione morale e, in definitiva, la sua originaria affinità con l'etica più che con la scienza. Gii Vtti All'interno: Soldati: ecco il nuovo maresciallo (pagina 3)

Luoghi citati: Atene, Bologna, Dams, Genova, Napoli, New York, Torino