Dalle parole alle sciarade

Dalle parole alle sciarade Dalle parole alle sciarade DELLE sciarade figurate abbiamo già parlato su questa pagina, ricordando l'epoca tra il 1945 e il 1950-51 in cui gli intellettuali italiani ti riunivano la domenica in casa di una nota scrittrice per giocare alle sciarade. Divisi in squadre, rappresentavano titoli ài libri, opere teatrali, liriche, film e cosi via, cambiando addirittura Una o più lettere per complicare al massimali gioco o per renderlo piti spiritoso. La notte di San Silvestro perà, l cosiddetti «amici della domenica» facevano qualcòsa dì spedate, organizzando un ballo in maschera in casa della scrittrice. I travestimenti erano trovate caserecce e l'intento restava sempre quello di rappresentare, da soli o in coppia, qualcosa da Indovinare. Sfuggendo la sera dell'Anno alle regole fissate da loro stessi nella recita delle sciarade, proponevano qualcosa che a volte risultava ancora pia difficile, e cioè l'indovinello figurato. Alberto Savinio. ad esemplo, si presentò una sera con baccelli di fave e di piselli girati intorno alle orecchie e ricadenti t ca&cuta sulle spalle. Era un'impresa mostruosa indovinare cite voleva impersonare l'ex parlamentare Guido Baccelli, eppure qualcuno ci riuscì. Quella stessa sera t pittori Mino Maccari e Amerigo Bartoli, notoriamente piccolissimi di statura (Bartoli soprattutto, di cut il poeta Cardarelli diceva che quando non riusciva a prendere sonno «passeggiava nervosamente sotto il letto.) si distinsero come I giganti dello montagna di Pirandello, issati su trampoli e avvolti in mantellacci neri. Un gioco, quello degli indovinelli figurati, vecchio come il cucco ma che si presta a mille varianti. Un bell'esempio ce lo danno l Fratelli Goncóurt In Lo donna del "700 (ora uscito da Feltrinelli) con la grande trovata di Madame de Genlls che ne lanciò la moia addirittura nella dama, raffigurando difficilissimi — almeno per noi — proverbi e detti della sua epoca. Sempre i Goncourt ci raccontano quanto la sciarada fosse in auge nella società del tempo. Alle sciarade si giocava ovunque: nel salotti, nelle «giornate di campagna; a corte come dal sommo maestro della caleatura, Monsieur Charpentier, [dopo cena e con le signore. ! Una sciarada lunga e solenne della durata di due buone pagine si trova nell'ottocentesco Jane Eyre di Charlotte Brontè (in letteratura c'è una profusione di giochi che varrebbe la pena di ricuperare). Nel romaneo della Brontè, Jane, giovane orfana governante ih casa di Mister Rochester di cui è segretamente innamorata, assiste, confinata in un angolo del salotto, alla sciarada di cui è protagonista Miss Ingram, sua presunta splendida rivale nel cuore del padrone. Miss Ingram appare in tutta la sua aristocratica belletta prima come una sposa: Bride] (sposa), grida uno spettatore, il colonnello Dent. Poi appare come Re becca al pozzo: Well I (posto), grida ancora l'astuto colonnello che anche nella Urta scena non tarda a riconoscere nel poveruomo lacero e disperato impersonato da Mister Rochester nientemeno che Bride well, personaggio storico bistrattato dalla sorte quasi quanto Belisarto, generale di Giustiniano. Fra le sciarade letterarie ne esiste anche una sul coraggio del Papa. Scrive Giulio Andreotti in La sciarada di Papa Mastai (Rizzoli) che mentre gli italiani entravano in Roma dalla breccia di Porta Pia il Papa Pio IX si sedette alla scrivania e, tra lo stupore dell'agguerrito seguito, compose serenamente una sciarada, diletto al quale ogni tanto si dedicava: Il tre non oltrepassa il mio / primiero / E' l'altro molto vasto e molto i infido l Che spesso fa provar l'intero, (Tre-mare) Chissà se è mai stata rappresentata la perfetta sciarada che un noto musicista, non precisamente un estimatore dell'autore de I Pagliacci, gli dedicò: Bestia il primiero / Bestia il secondo /Bestia l'intero. (Leon Cavallo) Marta Stella Se«m m^mmmàmiÈàTi i -,]\ fi|i|

Luoghi citati: Rochester, Roma