Sulla resistenza afghana è calato un vile silenzio

Intervento di Carlo Ripa di Meana dopo il convegno di Torino Intervento di Carlo Ripa di Meana dopo il convegno di Torino Sulla resistenza afghana è calato un vile silenzio La lotta di tutto abbandonati - No A Carlo Ripa di Meana, eurodeputato del pi!, che 6 alato alla presidenza del convegno sul!'Afghanistan conclusosi sabato, abbiamo chiesto un Intervento che pubblichiamo. E' molto probabile che nel 1984 si decida la guerra in Afglianistan. Delle due l'uno: o la resistenza afghana troverà nei prossimi mesi quell' aiuto militare che sinora tutti }e hanno negato e, parallelamente, i grandi Paesi occidentali e la Cina eserciteranno vigorose pressioni diplomatiche e politiche sull'Unione Sovietica per imporle uff negoziato reale, o l'Urss si assicurerà con le offensive di primavera e d'estate un vantaggio decisivo sul terreno, spingendo i mujaheddin in aree circondate, prive ormai di popolazione civile con i villaggi vuoti e i campi abbandonati. A quel punto l'operazione finale di «bonifica e pacificazione» seguirò con uno scadenzario dilazionato nei prossimi anni, secondo un copione prevedibile che richiede, tra V altro, la destabilizzazione del vicino e vulnerabilissimo Pakistan. Un Paese stretto alle frontiere orientali dalla pressale crescente dell'India, eroso all'interno da un'opposizione nel sindi ed insidiato dall'irredentismo nel Beluclstan. Il 1984 è dunque l'anno della grande svolta, in un senso o nell'altro. E' inutile dire da die parte stanno i comitati di solidarietà con la resistenza afghana die con i loro rappresentanti europei si sono riuniti a Torino per due giorni, su iniziativa dell'instancabile Comitato piemontese. Il loro appello può essere cosi riassun- tuna in America un popolò e i suoi n se ne parla a Mo Afglianisttm, unn tragedia che to: per quattro anni e mezzo i partigiani afghani, contro tutte le previsioni e contro ogni logica dei rapporti di forza, hanno tenuto aperto sotto gli occhi e il giudizio di tutto il mondo il caso-Afghanistan, esponendo l'Unione Sovietica e la sua Armata róssa a uno smacco militare e a un notevole isolamento politico alle Nazioni Unite e, più grave per Mosca, presso i Paesi non allineati e le organizzazioni dei Paesi islamici. Questa resistenza eroica ci Ita offerto per quattro anni e mezzo tutte le occasioni per sapere, analizzare e capire qual è il senso profondo, non anedottico e contingente, di questa mossa' sovietica nel cuore dell'Asia centrale. L'Occidente e la Cina si sono limitali a muovere le labbra con Svolta nelle inda milioni di profughi sntecitorio; là mezza c l'Occidente vuole ignorare? condanne rituali sempre più blande e con l'inazione assoluta. Il popolo afghano, la sua resistenza e i suoi milioni di profughi sono stati, di fatto, abbandonati. 1 Paesi oecidentali si sono limitati a pagare la fattura degli aiuti alimentari e sanitari per i profughi. L'appello di Torino chiede che questo vile silenzio sia rotto, die gli aiuti vengano dati energicamente, quelli politici e diplomatici, vengano raddoppiali quelli umanitari, non vengano impediti quelli militari. Tutto questo fino a quando l'Urss non siederà al tavolo del negoziato con l'altro interlocutore legittimo di fronte, la resistenza afghana. L appello è rivolto alla «cooperazione politica» (i ministri degli Esteri) della Comunità gini sulla sparatoria d sono stati di fatto censura della Rai europea, al governo italiano, al Parlamento italiano che non ha ancora né discusso né votato una risoluzione sull' Afghanistan, alla televisione, alla radio, ai giornali. Non rimane molto tempo. I mujaheddin continueranno a battersi comunque; non li smuoverà certo nelld loro determinazione il silenzio di Montecitorio e la mezza censura della Rai. Ma il tempo storico e politico per l'Afghanistan libero sta per scadere. Mentre i paracadutisti sovietici si preparano nella base di Bagram ad attaccare per la sesta volta la valle del Panshir, catturare ed uccidere il leggendario capo partigiano Ahmad Shah Massud, e i nuovi coccia bombardieri Sukot, manovrabili e micidiali, volteggiano nelle strette valli della provincia di Paktia rovesciando bombe al fosforo, iprite e napalm sui villaggi, la resistenza affronta ad Vrgun una nuova battaglia in cui ha perduto finora 600 uomini. Il Pakistan è ormai in prima linea e l'ambasciatore sovietico parlando a Lahore lo ha ricordato: «Non ci occorre nulla da voi, perché abbiamo a sufficienza mari freddi e mari caldi. Ci occorre, però, che non alutiate più i banditi controrivoluzionari e antiso vietici». • Tutte le carte sono sul tavolo. Se l'Occidente e la Cina continueranno solo con il «lip service» l'Unione Sovietica alla fine di quest'anno si sarà avvicinata stabilmente di oltre mille chilometri alle fonti energetiche dell'Europa è del Giappone, raddoppiando le sue frontiere sull'Iran enigmatico del dopo Khomelni. Carlo Ripa di Meana i Castellamonte

Persone citate: Ahmad Shah Massud, Carlo Ripa