«Torneremo a casa dai partiti»

«Torneremo SL C3L&3L) dai partiti» «Torneremo SL C3L&3L) dai partiti» di Roberto Beliate «L'unità sindacale? Non ha futuro. Siamo troppo diversi, Cgil, Cisl, UH, per mille motivi: storici, politici, culturali. Credi a me, viviamo un momento eccezionale, prima o poi ognuno tornerà a casa, dai partiti». Imberbe cronista di estrazione sessantottina, guardavo con malcelato scetticismo il segretario del tessili che, nella sede UH di piazza Statuto, gettava acqua sui miei ardori «nitori. Erano i primi mesi del 73. Ho incrociato anni dopo il sindacalista all'aeroporto di Fiumicino, rrappqrtl fra le tre Confederazioni erano già incrinati dalla •strategia dell'Eur», quella dei sacrifici. «Vedi? — mi ha detto — la strada è tutta In discesa». Lui non era più del sindacato, lavarava perun ministro psdi. Ora che il sogno unitario sembra sepolto sotto le macerie dello •strappo» sulla contingenza, vien da interrogarsi se veramente tutto un patrimonio di unità costruito in anni di mediazioni è irrimediabilmente perduto. A Torino, con prudenza tipicamente piemontese, l'unità era nata più faticosamente che altrove. La sigla della Firn —l metalmeccanici, la categoria piU forte — compare sugli striscioni in ritardo rispetto al luglio 72, data ufficiale d'avvio della Federazione Cgil, Cisl, UH II travaglio che l'ha preceduta non è stato còsa da poco. Le nuove generazioni premono, ma parecchi sindacalisti con i capelli bianchi sono diffidenti, dopo troppa militanza sotto «bandiere contrapposte». ' Più d'un dirigente preferisce passare la mano, come il leader Fiom-Cgtl Musso,che non crede nella stella nascente dei consigli di fabbrica. Genista della Cisl, Risso e Raffo della Uil. Il novello sindacato metalmeccanici debutta con alla testa Pace, Tridente (presto sostituito da Serafino) e Ferro. L'intesa è stata difficile, ma è solida, anche negli altri livelli della Federazione piemontese. S'ìnseguono gli anni dei confronti Fiat. Interminabili trattative all'Unione Industriale di via Vela, accordi su qualifiche, passaggi di categoria, premi di produzione. Ma c'è anche da tamponare la crisi dell'automobile, traumatizzata dallo choc petrolifero. S'allunga l'ombra della cassa integrazione. Salgono sempre piU spesso a Torino ingenerali* Trentin, Camiti e Benvenuto, gli stesst che oggi hanno consumato la frattura sindacale, che allora parlavano la stessa lingua. Poi il terrorismo. Ricordo quando, nei pieno di un negoziato, arrivò l'ultimatum delle Br, che avevano rapito il capo personale Fiat Amerio: «Se sospenderete dal- lavoro gli operai uccideremo il prigioniero». Un momento drammatico, la passa viene •mascherata» utilizzando alcune festività infrasettimanali. Le Brigate rosse, loro malgrado, •impongono»-al movimento sindacale il massimo di compattezza. Ma contemporaneamente, dopo tanto tempo, sindacato e partiti entrano, insieme, a, tenere assemblee nelle fabbriche. Affiorano incomprensioni e saspetti.su chi deve farsi portavoce degli umori della classe operaia in quei tragici frangenti. Come avviene in un'assemblea alle Presse di Miraflori, quando il sindaco Novelli va a parlare al lavoratori, dopo l'uccisione di Guido Rossa, e oscura In qualche modo la presenza del sindacalista Ferro, che protesta. In effetti, su un piano più generale, i partiti cercano di recuperare terreno, dopo aver delegato troppo e troppo a lungo al sindacato. Sono stati Lama, Storti e Vanni — più che i politici — a contrattare le grandi riforme sociali. E ora soprattutto il pel, giunto alle soglie del potere con le coalizioni di solidarietà nazionale, preme per voltare pagina. Lama lancia così la nuova parola d'ordine: meno salarlo, più investimenti. . Esplodono i primi dissensi nella Federazione, sempre meno unitaria. La Cgil è accusata di «fare 11 pompiere» sul fuoco della protesta operaia. Cisl e Uil vogliono lo sciopero generale. Lama, comunque, dà l'impressione di non volersi arrendere del tutto a Berlinguer. La Federazione sindacale, compatta, critica i tagli della contingenza decisi con l'assenso del partito comunista. Tanto da meritarsi, nell'agosto del 78, forse per la prima volta, una pubblica censura su l'Unità. La polemica è feroce e il •numero due» della.Cgil, Marianetti, grida in faccia al pei: «Slete parenti di Stalin». Ma ormai la linea dell'Eur, codificata fin dal febbraio di Quell'anno, ha effetti dirompenti. Le diversità di Cgil, Cisl e Uil riaffiorano dopo un decennio •unitario». Nelle trattative il cronista è costretto, sempre più spesso, a rincorrere voci incontrollabili di interventi •sommersi* delle Botteghe Oscure. La Uil sembra più sensibile alle sollecitazioni che arrivano da via del Corso. E anche nel panorama composito della Cisl i richiami di partito s'affacciano insidiosi. Non basta più interpellare un leader per avere la voce della Federazione, bisogna tener conto se l'intervistato-è •targato» pcl,psi,dc... Fino alla spaccatura sulla scala mobile che è storia di questi giorni, con la Cgil che •sponsortrizza* manifestazioni di piazza 'Spontanee*, in aperto contrasto con Cisl e Uil. La grande illusione^ del V8-70 che di colpo si fossero annullate le identità politico-ideologiche dell'arcipelago sindacale è' svanita. Forse sarebbe proprio questo il momento di lavorare per l'unità vera, ora che su un piatto e fittizio unanimismo hanno preso il sopravvento le primigenie •anime» politiche. li dramma è che il gruppo dirigente del sindacato s'è arreso di fronte al dirompere delle diversità ed è saltato sul treno del partiti.

Luoghi citati: Torino