Sindacato non c' è rimedio alo strappo?

Che cosa ha provocato e quali conseguenze avrà la frattura tra Cgil, Cisl e Uil Che cosa ha provocato e quali conseguenze avrà la frattura tra Cgil, Cisl e Uil Sindacato, c'è rimedio allo strappo? Bandiera rossa delle polemiche P ld idiii i ili bli idli Di Vittorio. Cisl, si chiude u Grandi e Pastore leaders indimen na fase, ma... nticati: tre vite per^ granili battaglie sempre approssimativi, e spesso non alutano a capire veramente la realtà. Nessuna situazione si ripete tale e quale; penso In particolare che nel '48 la rottura fosse fortemente influenzata da un contesto politico interno e internazionale, carico di valenze ideologiche. Oggi non mi pare sia cosi. Certo, 11 dissenso non è sul punti di scala mobile, ma sulla strategia del sindacato, sui suol indispensabili connotati di autonomia dai partiti e da ogni altro potere esterno. La rottura col comunisti Cgil e col pel è netta, ma ciò non significa, almeno per noi della Cisl, alzare la bandiera di un anticomunismo d'altri tempi». — Quale prezzo, immediato e concreto, chiedete alla Cgil per poter riaprire un dialogo unitario? Forse una, pur molto Improbabile, revoca della manifestazione del Zi 'marzo? ~ «Non è questo il punto. La 'Cisl ha aderito alla manovra antinflazlone del governo e, comunisti: — Cosa è cambiato, nella sostanza del rapporti interni, (n questi venti giorni? •Sono ricomparsi fenomeni che sembravano appartenere ad altra epoca della storia del sindacato. Sono riemersi dall'armadio gli scheletri che sembravano sepolti da qualche lustro di esperienza unitaria: compagni con i quali abbiamo costruito in questi anni linee, valori e scelte comuni hanno ritrovato improvvisamente il gusto della diversità. MI pare che non si facciano i conti con la storia; l'Italia del 1984 non è quella degli Anni Cinquanta. Ricreare artificiosamente quel clima è una follia che il Paese giudicherà come tale». — Cosa faranno 1 socialisti Cgil, 1124 marzo? • Quel giorno, noi parteciperemo a tutte le iniziative che abbiano al centro il tema dell'autonomia e dell'unità del sindacato. Per questo non saremo a Roma». — Quali sono ora, le pro¬ smo alle frantuma sindacali per quanto riguarda l'articolo tre dèi decreto in merito alla scala mobile, noi non abbiamo proposte alternative. La componente comunista della Cgil contesta questo articolo, ma non propone nulla di alternativo». — Tutti però, piangono sull'unità perduta e fanno voti. Qual è la probabile unità futura alla quale pensa oggi la Cisl? «Intanto, anche per noi l'unità non è solo un'aspirazione profonda del lavoratori, ma una necessità per 11 potere contrattuale del sindacato e anche per la democrazia italiana. In concreto, noi pensiamo che la fine della federazione unitària non preclude lo sviluppo di una politica di unità d'azione tra le diverse confederazioni. Olà per ottenere dal governo l'applicazione Integrale dell'accordo del il4 febbraio, è necessario lavorare Insieme e stabilire un fronte comune. Noi ci auguriamo che la Cgil, in quanto tale, faccia la sua parte». spettive politiche della minoranza Cgil? «Ho pia detto in altre occasioni che non piegheremo la testa. Non ci rassegneremo di fronte all'arroganza di chi decide di rinunciare alle regole che hanno guidato l comportamenti co?nuni in questi lunght anni. Essere contro un sindacato di partito vuol dire, e non a parole, chiamarsi fuori dall'uso del sindacato come strumento a disposizione della battaglia, pur legittima, di una minoranza parlamentare». — La Cgil è spaccata, e la federazione unitaria è morta, Quale futuro attende 11 sindacato italiano? «Abbiamo sempre detto che occorreva ricostruire su basi nuove la federazione unitaria. Se si pensa al compito durissimo che spetta al sindacato per difendere le condizioni di vita e di lavoro di milioni di lavoratori italiani, la risposta della scissione sindacale è un delitto contro gli interessi della gente che rappresentiamo». zioni deir«unità» L'unità che si rompe su tre punti della scala mobile era già finita da un pezzo • 11 sindacato si trova a ripensare per intero la sua strategia - Una minoranza di militanti non può più rappresentare gli interessi di tutti di Giovanni Bechelloni «Bandiera rossa addio!: Con queste parole si può sintetizzare ciò che sta succedendo In queste settimane nelle fabbriche e nelle piazze d'Italia. Giunge, cosi, a piena visibilità un processo avviatosi già da tempo nella coscienza di molti: la laicizzazione del mondo del lavoro. Oli osservatori sono divisi; guardano a ciò che succede con gli occhi rivolti al passato: c'è chi Immagina restaurazioni impossibili e c'è chi sogna un ritorno di fiamma delle utopie consiliari. La realtà è ben diversa. L'unità sindacale che si rompe sul tre punti della scala mobile era già finita da un pezzo e lo sanno bene tutti i protagoni¬ La Cgil comunista e sti delle Infuocate polemiche di questi giorni. Ciò che si strappa, piuttosto, è la coltre ipocrita di silenzi e di inganni che ha per anni ricoperto di vernice ideologica la realtà del mondo del lavoro: i rapporti tra vertici e base, tra lavoratori e sindacati, tra sindacati e partiti. E uno strappo di straordinaria importanza per il futuro della vita democratica di questo Paese. Una minoranza di militanti — denominata base — è riuscita per anni a «rappresentare» 1 sentimenti e gli interessi di tutti; 1 vertici delle tre confederazioni hanno mediato a lungo nella speranza di' trovare una sintesi che consentisse di tenere Insieme la base e la gente, gli interessi dei lavoratori sindacalizzati e l'interesse genera¬ e l'iniziativa del 24 le. E' giunto 11 momento delle scelte: quella speranza è divenuta oggi illusione. I lavoratori sindacalizzati nelle tre confederazioni e i militanti della base sono ormai diventati agli occhi di quasi tutti portatori di interessi e di immagini della società che hanno fragili rapporti con l'Interesse generale. Il sindacato si trova, cosi, a dover ripensare per intero la sua strategia, a cercare altre vie per rappresentare davvero, gli interessi di chi lavora. E'- ciò che hanno compreso la Cisl, la UH e la componente socialista della Cgli. E' in tale situazione che Berlinguer ha rotto gli indugi e ha deciso di portare il partito comunista fuori dall'anticamera del governo dove a lungo si era attestato, forte esso risultati non solo contro il decreto, ma anche per riprendere l'iniziativa rivendicativa nelle aziende e net territori. Per quanto riguarda il rapporto dentro la Cgil con i compagni socialisti, io credo che anche loro, pur nel ribadire le loro posizioni, hanno colto la differenza che c'è tra una manifestazione nazionale e uno sciopero generale nazionale». — VI accusano di aver causato la fine della federazione unitaria. «E' questa un'affermazione assai singolare. Se non mi imponessi di resistere, anche in una fase come questa, al gusto della polemica, potrei con una montagna di argomenti e fatti, rovesciare questa affermazione. Preferisco invece affermare altro: che aver appoggiato ieri e promosso oggi direttamente, questo grande movimento democratico, crea per tutti ilavóratóri, ma anche, per tu ite, fé, componeàpi del sindacato, l'occasione di difendere princlpli essenziali non ha piti nulla da dire; sarebbe infatti singolare che il sindacato si lamenti, o denunci una propria crisi interna, per il fatte che 11 presidente del Consiglio compie fino in fondo 11 suo dovere di governante. Quanto alle previsioni della Uil sulla crisi della federazione unitaria, non abbiamo fatto altro che dire a voce alta e pubblicamente quello che tutti nel sindacato sapevano». — E' superabile, almeno II clima di guerra che sovrasta ormai 1 rapporti fra le tre confederazioni? «In questo clima che vede intrecciarsi tra loro verità e propaganda, tutto lascia presagire il pèggio. Per usare una battuta, ora al completamento dell'opera mancano solo le torte In faccia. Però, dietro la fase spettacolare della rottura, c'è una condizione del mondo, del lavoro che ci imporrà comunque, un minimo di lavoro comune. Quando e come questo si realizzerà, dipende solo dalla vo¬ one nel ricordo del suo potere di veto o nella speranza di entrarvi a pieno titolo. Svanita quella speranza, ha scelto la via francese, non senza esitazioni. Sospeso per anni tra le spinte del militanti e le attese degli elettori ha deciso di far quadrato con la forza dei primi lasciando 1 secondi nel mare aperto del libero mercato dei voti e delle opinioni. Le piazze piene dimostrano che il pel ha ancora una forza consistente, può contare sui suoi militanti e sui redùci del '68, aggregando intorno alle proprie bandiere i nostalgici delle utopie degli anni caldi e gli sconfitti delle dure scelte di oggi. Le fabbriche, però, non si svuotano e la gente è orientata a pensare che l'Italia di oggi e di domani ha bisogno di altri obiettivi e di al- della nostra storia e di ripensare con coraggio alle nostre strategie: — Rottura sindacale, lotta dura contro il decreto, scioperi. Come finirà? «La cosa essenziale è dare sbocchi positivi al movimento in corso, e su diversi piani: per ottenere il ritiro o la modifica radicale del decreto; per ricostruire e rilanciare su nuovi contenuti il potere negoziale, in relazione al cambiamenti in corso nelle fa bbrlche e nella società. La nostra iniziativa non finirà il giorno 24: la Cgil lavora in questi giorni non solo alla grande riuscita della manifestazione di Roma, ma anche alla rìdefinizlone delle politiche salariali e contrattuali su cui aprirà una grande consultazione unitaria. Mi preoccupano certo, i meccanismi di ritorsione, a volte annunziati e a volte messi in atto, da parte delle altre confederazioni^ e soprattutto mi preoccupa la corsa, nel decretare lamorte dei consigli di ■fabbrica». lontà di riscoprire l'uso della ragione». — Vi preoccupano I consigli e gli «autoconvocati»? «Oli autoconvocati non sappiamo chi stano, anche se lo immaginiamo. Sappiamo invece cosa sono 1 consigli, e la necessità per il sindacato di migliorarli, di renderli più forti e rappresentativi delle realtà del lavoro. — Qual è il futuro del movimento sindacale italiano? «Il sindacato che abbiamo conosciuto sino ad oggi non c'è più, e non potrà risorgere con gli appelli sentimentali e spesso ipocriti all'unità. Un rapporto comune si potrà ricostituire se insieme saremo capaci di chiarire ruolo e compiti, responsabilità e democrazia nel sindacato e verso 11 mondo del lavoro: ma nella società odierna, e non In quella Immaginarla, ancora piena di miti definitivamente tramontati». interviste a cura di Gianni Pennacchi o di un cronista tre bandiere. La gente ha sete di concretezza e di decisione; sa che fermare l'inflazione può essere più importante della scala mobile; sa che il lavoro si difende meglio con la fantasia della professionalità; sa che è più importante far bene che sognare l'impossibile. Quadri sindacali e consigli di fabbrica .non sono più l'incarnazione della «volontà generale», come qualcuno aveva creduto. I lavoratori, le donne, i giovani sono cresciuti, hanno imparato a ragionare con la propria testa; sanno che uno sciopero e un corteo non sono in grado di cambiare le cose e guardano con scettico disincanto ai rituali della democrazia assembleare. Sono cresciuti, anche grazie alle lotte del '68; hanno imparato che il destino di ognuno e di tutti può essere regolato dalle leggi della democrazia rappresentativa: una testa un voto. L'unità sindacale, perciò, non si ricostruirà nelle piazze dietro le bandiere rosse, soprattutto se queste sono impugnate da chi ha dimostrato di non conoscere né i meccanismi delle società moderne né 1 sentimenti delle donne e degli uomini concreti che in Italia vivono e lavorano. L'unità sindacale si ricostruirà nel sociale, interrogando la gente e trovando il modo di rappresentarne gli interessi in un'Italia che ha già dimostrato di voler essere moderna, di saper credere, concretamente, forse più di ogni altro Paese al mondo, nelle virtù del lavoro ben fatto e nella iniziativa individuale che solo un capitalismo controllato dalla forza di una libera democrazia può consentire. 1 In quéste settimane, perciò, non l'unità sindacale si consuma bensì si celebra l'addio irreversibile alle bandiere rosse degli Anni 70, al simbolo di tante battaglie. Cosi facendo si creano le premesse per nuove modalità di lotta, meno romantiche forse, ma certamente più efficaci per difendere gl interessi del lavoratori e del Paese. Non sarà un processo lineare né indolore. Lo stesso pei, pur consapevole che l'assenza di Berlinguer non può che avere i significati che si è detto, non si rassegnerà volentieri a gestire le malinconiche nostalgie dei suoi militanti e farà il possibile per dimostrare che rappresenta o può rappresentare la maggioranza. Ma se «la marcia su Roma» non verrà revocata, 11 pel e la Cgil non potranno sfuggire al destino al quale si vanno preparando: quello di gestire il lento ma inesorabile declino delle generose utopie che hanno ingannato 11 cuore di generazioni di militanti e hanno acceso le fantasie di intellettuali, «organici» e sradicati, in cerca di gloria. sindacale

Persone citate: Berlinguer, Gianni Pennacchi, Giovanni Bechelloni, Pastore

Luoghi citati: Italia, Roma