Al processo di Pavia parla il commissario «I miei superiori decidevano» di Vincenzo Tessandori

mìei superioi decidevano» Ettore Filippi è imputato per aver «protetto» un infiltrato nelle Brigate rosse mìei superioi decidevano» DAL NOSTRO INVIATO PAVIA — Poche domande, fatte dal presidente della Corte d'assise con voce fredda, dura e si è subito capito chi sfa l'Imputato principale qui a Pavia dove vengono processati un commissario della Mobile, un terrorista assai presunto, una serie di aspiranti brigatisti e una quindicina di gioiellieri avidi quanto «disinvolti». L'accusato maggiore è l'ex dirigente della Squadra Mobile, Ettore Filippi, 41 anni, di Lecce, viso franco e fisico atletico appesantito dalla forzata inattività alla quale lo costringono gli arresti domiciliari. Sulla sua testa alcuni del 75 capi di imputazione contenuti nel rinvio a giudizio: favoreggiamento, concorso morale in una serie di attentati, aver fornito armi ed esplosivi, truffa. Dà spiegazioni logiche, spesso, di quanto è accaduto, ma 11 presidente, Angelo Beati, mostra di credergli poco e con Insofferenza dice: 'Lei fa ragionamenti che non capisco». Ancora: «Ho compiuto delle ingenuità non da lei...: Infine, quando Filippi ammetterà di non aver steso alcuni rapporti perché avrebbe dovuto fare il nome di Renato Longo, che si tentava di Infiltrare fra le Brigate rosse, e quindi si sarebbe rischiato di bruciarlo, il presidente salta sulla poltrona ed esclama: •Ahi Senti, senti...: Molto di ciò che negli anni di piombo era forse tollerato oggi dunque viene condannato. Perché tutte queste accuse? Filippi è l'uomo che fece arrestare Mario Moretti ed Enrico Fenzl, due che contavano parecchio nelle Brigate rosse, allora organizzazione terroristica efficiente e molto temuta. Lo strumento per quegli arresti clamorosi era stato Longo, un banditello di provincia con trascorsi di droga, che aveva avuto la ventura di entrare hi contatto con i clandestini. Quando lo presero offri Moretti In cambio della scarcerazione. Filippi credette alla proposta e per la polizia fu un affare. Forse, allora, qualcuno si Illuse anche di aver trovato nel giovanotto la gallina dalle uova d'oro. Fatto sta che a Longo fu chiesto di continuare la collaborazione e di intrufolarsi fra 1 brigatisti. Dice ora Filippi: .11 progetto non era tanto fine a se stesso quanto un sistema per evitare a Longo morte certa. Lui doveva comunque tornare nelle Brigate rosse per salvare la vita. C'è stato un incontro al quale era presente anche Umberto Improta, dirigente dell' Vclgos, e gli abbiamo detto: "Visto che sei deciso a rientrare, tanto vale che et dai una mano. Poi ti daremo 500 milioni a cranio se ci fai prendere Balzar a ni e Se mani".. Ora Filippi si è forse accorto di essere rimasto quasi solo a fronteggiare una valanga di accuse e quando parla alcune frasi paiono messaggi neppure tanto velati. L'idea di inserire un agente provocatore o una spia fra 1 terroristi non gli era sembrata felice, «/o avevo detto subito che era una follia infilare la testa II nel buco., osserva. In una lunga deposizione Longo ha raccontato fra l'altro che Filippi gli aveva fornito armi, esplosivo, documenti falsificati, coperture varie. Addirittura si sarebbe progettato un attentato dimostrativo contro Virginio Rognoni, allora ministro dell' interno. Prosegue Filippi: •Non abbiamo mai parlato di armi, attentati, documenti. L' infiltrazione non era il mio campo: ero l'ultimo a sapere. Non ero io a poter dire se il progetto andava bene o male. Ma comunque Longo non ha fatto niente di eccezionale. Se Improta avesse avuto la responsabilità del piano, avrebbe certo avallato quelle quattro scatolette dimostrative. Dell'attentato a Rognoni ne avevano parlato, ma in una riunione alla quale io non ero presente: vi partecipò Michele Cera». Allora Cera era vlcequestore di Pavia, oggi è funzionarlo dell' Uci gos I servizi di sicurezza dunque erano a conoscenza di tutto, anzi, fa capire Filippi, ne erano gli organizzatori. Del resto 1 contatti più Importanti con Longo li avrebbe avuti proprio Cera. Il banditello era indubbiamente creduto, tanto che durante il sequestro del generale americano James Lee Dozier fu proprio Cera a portare Longo a Verona dal prefetto De Franclsct con la speranza di arrivare a Barbara Balzaranl e, forse, da questa alla ..prigione del popolo». Cera risponde di favoreggiamento, Improta non è imputato. Filippi non lo dice apertamente, ma fa capire, che sono stati usati più pesi e' più misure In questa istruttoria. Quando gli contestano di aver «coperto» Longo dopo una rapina da 300 milioni in gioielleria nega di esserne stato al corrente. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Pavia, Verona