L'Eni rilancia la carta dell'Egitto (che però chiede aiuti per il gas) di Eugenio Palmieri

L'Eni rilancia la carta dell'Egitto (che però chiede aiuti per il gas) Reviglio in visita ufficiale, tra i progetti c'è una centrale nucleare L'Eni rilancia la carta dell'Egitto (che però chiede aiuti per il gas) DAL NOSTRO INVIATO IL CAIRO — L'Eni rilancia la carta Egitto come partner affidabile nell'approvvigionamento petrolifero; l'Egitto preme perché l'ente energetico italiano gli dia la mano risolutiva per lo sfruttamento delle enormi riserve di gas naturale (stimate attualmente in 150 miliardi di metti cubi ma probabilmente molto più elevate) stipato soprattutto nella costa mediterranea a Est di Suez. Il business per l'affrancamento dell'Egitto dalla monocultura petrolifera è piuttosto consistente: oltre al gas c'è in ballo la costruzione di una centrale nucleare. E le cifre in ballo non sono di poco conto e come ha sottolineato il presidente dell'Eni, Franco Reviglio, in questi giorni in visita ufficiale al Cairo (è la prima volta dai tempi di Mattel) l'Italia può avere un ruolo privilegiato nel rapporto che si è sviluppato in trentanni. ■ Tutto sommato abbiamo molte cose In comune, una mentalità affine, mentre con 1 petrolieri texani, spesso stentiamo a comprenderci», ha detto con fono scherzoso, ma non troppo, il numero uno dell'Eni egiziano, AbdeViadì Kandtl. La ricorrenza trentennale del primo accordo tra l'Agip (caposettore del gruppo Eni) e lo Stato egiziano, un accordo fifty-fifty che rompeva lo schema oligopolistico delle «sette sorelle; si presenta come una tappa, sta pure tmpor- tante, della collaborazione fra Italia e Egitto. Oggi il volume degli investimenti Eni, la seconda compagnia straniera all'ombra delle Piramidi, è a 2000 miliardi di lire (quest'anno 300 milioni di dollari) e l'Agip attraverso la sua consociata /eoe (una società in passato chiacchierata per il coinvolgimento nell'affare delle tangenti dello scandalo Petromln e die ora può contare su un nuovo gruppo dirigente) in joint venture con la Egpc, la compagnia di Slato egiziana, cstrae ogni giorno dai giacimenti del Sinai 140.000 barili di greggio sui 750.000 prodotti dall'Egitto. La quota dt greggio prelevata per il mercato italiano è stata nel 1983 di 2 milioni e mezzo di tonnellate, il 20 per cento del totale del greggio prodotto dall'Agip. «Siamo qui per gettare dei semi — ha chiarito Revigllo — 1 cui frutti si vedranno tra qualche anno». Le commesse industriali in corso di realizzazione da parte del gruppo Eni (Snamprogettl, Satpem e Nuovo Pignone) equivalgono a 500 miliardi, mentre il valore delle gare di appalto ancora aperte alle quali partecipano le stesse società sfiora i 1000 miliardi. Di questi progetti Reviglio ha discusso con vari ministri ricevendo «lusinghieri affidamenti», il lavoro del gruppo italiano riguarda Unterò ciclo produttivo leo"'o al petrolio: una mana..«a di piattaforme «offshore» si allunga dalle coste del Sinai alle acque del Golfo di Suez: trivellazioni, pompaggio, ricerche di nuovi giacimenti. Una lingua di terra desertica e di mare lunga 40 chilometri dove i tecnici italiani lavorano duramente. Ma il futuro della collaborazione tra i due Paesi si gioca sul gas naturale. L'Egitto infatti rischia di trovarsi senza petrolio tra qualche anno essendo i consumi interni ancora fondamentalmente alimentati da questa fonte: lo sforzo è di utilizzare quanto piti possibile il gas e lasciare il greggio per l'esportazione (oggi rende 3 miliardi di dollari l'anno). Reviglio ha espresso la disponibilità dell'Eni a contribuire allo sviluppo della scoperta di gas e alla realizzazione di sistemi di distribuzione e di trasformazione Eugenio Palmieri

Persone citate: Franco Reviglio, Reviglio