Carla Ovazza racconta il suo calvario «Scaraventata a terra o presa a botte »

Carla Ovazza racconta il suo calvario «Scaraventata a forra o presa a botte » Nuovo processo in tribunale dopo le rivelazioni di un rapitore pentito Carla Ovazza racconta il suo calvario «Scaraventata a forra o presa a botte » Maltrattata perfino il giorno della liberazione: «Non hanno pagato, imputato nega, ma lei, sicura, lo inchioda: «Non dimentico le percosse» ti ammazziamo» - Un • Caffellatte al mattino -Vito dei carcerieri mi disse: "Dovrai morire perché non hanno pagato il riscatto". Poi se ne andò. Rimasi sola nella velia umida, un cappuccio in testa, incatenata. Passarono ore, le più tremende della mia l'ita. A mezzogiorno non mi portarono da mangiare. L'incubo continuò. Nel pomeriggio il guardiano tornò, mi appoggiò un fucile sulla spalla: "Tra poco sarai libera, il denaro è stato consegnato, ma dimentica tutto o ammazzeremo tua figlio Giorgio"». Con voce sicura, senza apparente emozione, Carla Ovazza, ancora una volta, ha raccontato, ieri al giudici del tribunale, l'ultimo giorno della sua prigionia, In una cella di Martiniana Po. Era 11 31 dicembre '75: da 35 giorni era nelle mani dei banditi, un lungo calvario che Carla Ovazza racconterà poi nel suo libro Cinque ciliege rosse. Per 1 rapimenti di Carla Ovazza e di Emilia Blanglno Bosco (sequestrata nella primavera '75) è già stata condannata, in primo grado e In appello, una decina di persone. La Cassazione ha però annullato parte della sentenza di secondo grado e per alcuni imputati si rifarà 11 processo. Il giudizio che si celebra ora In prima sezione del trlbunale (pres. Cirillo, p.m. Maddalena, cane. Orfanelli) nasce dalle rivelazioni di un pentito della banda, Valerlo Genesiò, che aveva il compito di ricilare il denaro sporco del sequestri. I nuovi imputati alla sbarra sono 4: Giovanni Olocco, imprenditore della Val di Susa, ritenuto la mente dell'organizzazione, Giovanni Svezia, indicato come 11 telefonista nel sequestro Ovazza, Pierina Gallo e Battistlno Racca, rispettivamen¬ te moglie e figlio di Giovanni Racca, già condannato per i sequestri e che ora con altri vecchi complici risponde di reati minori. Carla Ovazza, che si è costituita parte civile con 1 le¬ gali Vittorio Chiusano e Gian Paolo Zancan, ha ricordato il momento della liberazione: -Mi caricarono di peso su un' auto e dopo un lungo giro mi lasciarono per terra, con una coperta sulle spalle, il cappuccio in testa. Sono rimasta immobile per un'ora, ero convinta che se ne fossero andati. Ma appena gridai: "Aiuto", mi picchiarono sulla schiena e su un orecchio. "Taci, se no ti ammazziamo". Avevo paura, tremavo tanto che gli stivali facevano rumore; uno di loro prese una pietra e me la mise sulle gambe per farmi star fermai.. Dalla gabbia ha replicato Giovanni Racca: «JVon è vero, lo ero li, l'abbiamo maltrattata, ma non picchiata sull' orecchio-. Carla Ovazza ha reagito con durezza: -Le botte le ricordo bene*. Il presidente Cirillo: «Cosa le davano da mangiare?». Pronta la Ovazza: -Al mattinò sempre caffellatte, a pranzo pastina in brodo e carne-. Poi, finalmente, la liberazione vicino all'ippodromo di Vlnovo, dopo 11 pagamento di oltre 600 milioni di riscatto. L'altro giorno, aveva raccontato al giudici il lungo calvario della sua prigionia Emilia Blanglno Bosco (assistita dal prof. Lozzl). Il processo continua. n. p|et Caria Ovazza: «Mi dissero di dimenticare tutto altrimenti avrebbero ammazzato mio figlio» ddalena cane Orfanelli) Olocco imprenditor dllte moglie e figlio di Giovanni

Luoghi citati: Emilia, Giovanni, Martiniana Po