Exodus dalla Germania rossa di Mario Ciriello

f Exodus dalla Germania rossa A GIESSEN, TRA I TEDESCHI DELL'EST VERSO OCCIDENTE f Exodus dalla Germania rossa Se ne sono andati in 10 mila negli ultimi tre mesi - Solo nel dopoguerra la piccola città dell'Assia aveva vissuto ore tanto febbrili «Giungono a ondate: certi giorni cento, altri cinquecento» - Senza uno Pfennig, con qualche valigia, ripetono: «Ci basta poco pur di essere liberi» - «I vicini ci hanno detto: vi invidiamo» - Infinite storie parallele - Perché si è aperto un ampio varco liei muro? DAL NOSTRO INVIATO GIESSEN - / più arrivano in treno, al mattino, stanchi, pallidi, ma eccitati. Altri arrivano sulle loro auto, "Loda» e «Wartburg» rigonfie di bambini, anziani, valigie, pacchi, per/ino di massertele. Certi giorni è un ruscello; altri giorni, è un torrente; più. spesso, è un fiume. E' il più maestoso esodo di tedeschi dall'Est in oltre ventanni, da quando il sipario di ferro si corazzò con un Muro brutale e letale. E' un' emigrazione inattesa e insperata, un'improvvisa catenaumana fra le due Germanie, un'anabasi tanto commovente guanto misteriosa. Cosa V ha resa possibile? guanto durerà? non si sa. Il centro di smistamento è a Giessen, nell'Assia, 70 mila anime sul Lahn, guasi a metà strada ira Coblema e la frontiera con la Germania Orientale. E' una stazione d' arrivo, un cortile cintato da alcune palazzine con gli alloggi, un ospedaletto, una sala, gli uffici, un'attrezzatura che, da tempo, accoglieva non più di 10 mila persone, l'anno per i due-tre giorni necessari alle formalità. Mu adesso 10 mila hanno abban- i donato l'Est e in particolare Lipsia e Dresda nel soli ultimi tre mesi, un numero die comprende anche coloro presentatisi non a Giessen ma a Berlino Ovest. La scelta «Non avremmo mal pensato di dover accogliere cosi tanta gente. E Invece giungono e continuano a giungere, a ondate, certi giorni cinquanta, altri duecento, altri cinquecento», racconta l'affannato, ma felice direttore Oskar Brauner. Soltanto nel dopoguerra, soltanto negli anni in cui la Germania Est pareva destinata a divenire un deserto, Giessen aveva vissuto ore tanto febbrili. ' E'importante, &gyi. andare a Giessen,t prima ctie'questi tedeschi dell'Est si disperdano nella Germania Ovest, si sparpaglino per il mondo, prima che scompaiano nell' abbraccio di una nuova vita. Tanti dibattiti, aridi e artificiosi, sul significato di «libertà» mostrano qui tutti i loro vizi. «Perché avete lasciato le vostre citta, le vostre case, i vostri amici, tutto?», domanda e insiste il giornalista. E la risposta di questi uomini e queste donne è guasi sempre la stessa: per fare ciò che vogliamo, per de¬ cidere di testa nostra, per andare dove ci aggrada, per essere chi ci pare. Non si parla di politica, nazionale o in-ternazionale, e tanto meno di ideologia, ma soltanto del diritto di scegliere. Sembra una pagina di George Orwell. Non hanno grandi ambizioni, e la televisione della Germania Ovest captata da lutti ad Est, li ha preparati alle scabrosità dell'Occidente: disoccupazione, delinguenza, crisi degli alloggi, crisi delle città, crisi della famiglia. Sanno tutto, ma ripetono ostinatamente: «CI basta poco, pochissimo, pur d' essere liberi, pur di non dover sempre ubbidire allo: Stato». Uno Stato cui non addossano colpe infamanti, ma i consueti peccali di ogni Stato autoritario, quale ne sia il colore: le vessazioni, V intolleranza, la violazione di ogni privacy, la burocrazia, la militarizzazione, la retorica, l'inettitudine. La giovane infermiera Gertrude Richter dice: «Non ne potevo più di essere trattata come una minorenne». •Sono emigrati «legali», con tanto di visto d'uscita, non prigionieri politici «comprati»,-da suon di marchi, dal governo di Bonn: tuttavia, arrivano senza uno Pfennig, con soltanto i panni e le poche cose in valigia. Il marco orientale è inesportabile e, comunque, non serve a nulla in Occidente. Il primo gesto finanziarlo di Bonn non è molto generoso: 15 marchi (nemmeno 10 mila lire) al capofamiglia, più 10 marchi alla moglie, ad ogni figlio, agli altri congiunti. Ma è soltanto pocket money. Scatta allo stesso tempo il sussidio di disoccupazione, cui seguiranno assistenze varie, fino a quando i nuovi cittadini saranno indipendenti. La nazionalità? I -fratelli. deliEst, tutti, diventano sudditi della,, Repubblica Federale nel momento in cui varcano, la frontiera. Per Bonn, anzi; la quale noh riconosce la nazionalità orientale, lo sono sempre. «La nostra storia è tipica». E' un distinto signore sui cinquantanni a parlarci, attornialo dalla moglie, da Una figlia graziosa ed eccitata e da un figlio die ancora pensa, smorto,.agli amici lasciati a Lipsia è che più non vedrai In fondo alla sala, un coro di suore protestanti canta inni religiosi, in un altro angolo, un nugolo di ragazzi, fieri dei loro primi jeans occlden- tali, strappa a un juke-box le ultime atrocità rock. «Sono un radiotecnico. Feci la mia richiesta d'emigrazione nel 18W> Non-'lavoravo rper lo Stato, quindi non persi il posto: ma 1 figli Incontrarono difficoltà crescenti a scuola e trovarono sbarrata la porta dell'università. Fossimo rimasti, 1 ragazzi non avrebbero avuto molte scelte, avrebbero dovuto accettare gli apprendistati e i lavori rifiutati dagli altri.. «Come reagirono i vicini alla vostra decisione, nel 77, di espatriare?». «Ci congratularono. E, pochi giorni fa, mentre facevamo le valigie, molti ci dicevano "v'invidiamo". Nessuno, tranne i fede- i| lissiml del partito, i burocra- ti, critica più 11 desiderio di andarsene. La richiesta di un visto è quasi uno status symbol. C'è chi attacca alla finestra un cartello con una grande A. l'iniziale di Ausreise». A chi affronta un' Ausreise, l'espatrio, lo Stato permette di portare con sé tutto ciò che aveva prima della domanda iniziale. ■ Per un visto Ma i marchi orientali devono restare ad Est. Il trasporto dei mobili costa troppo. Chi ha la fortuna di avere un negozio, lo svende: e lascia i soldi ai parenti. «Non ho più nulla, ma non mimporta. Ero unlmplegaita: ma sono pronta a fare tutto, anche a lavare i pavimenti», insiste una signora di 43 anni, coi} una giovane figliai- «Non ne potevo più. In quattro anni, ho chiesto 11 visto dlclotto volte. Durante questo periodo, mi hanno privata del mio posto alla Fiera di Lipsia, mi hanno afflitto con mille angherie burocratiche. Poi, d'improvviso, il visto, tre giorni fa. Appena 11 tempo per sbrigare tutte le faccende. E, s'immagini, quando ho ritirato quel bramato permesso, la Hoffnungskarte, la carta della speranza come la chiamano ad Est, mi hanno detto: "Non si lasci umiliare in'Occidente"». Una pausa. «Una goccia ha. fatto traboccare 11 vaso. Mia figlia ha 11 diabete ed era impossibile procurarle la dieta di cui aveva bisogno». Le storie sono Infinite, ma corrono tutte su rotaie parallele. Un gigante con moglie e due bambini trangugia il suo minestrone, dipinge la sua cronaca con poche e brusche pennellate. «Sonò un lavoratore noh qualificato. Il visto? Lo chiesi nell'BO: ma ci hanno dato quarantott'ore soltanto per partire. Non ho nulla, tre valigie e basta. Si ricomincia da zero. Timori? Nessuno. Volevo venire qui e ci sono venuto». Perché? La risposta è calma, pensosa. «Pochi partono per ragioni politiche, i più lo fanno perché vogliono un futuro !più decente. Per 1 figli, soprattutto. Non potevo più tollerare che 11 indottrinassero già al Kindergarten». Questa ansia di proteggere i figli dalla mano dello Stato è ardente, aggressiva. (Già stupisce vedere cosi tanti bambini, frotte, drappelli, schiere, soprattutto per chi vive nella Germania Ovest, dove i piccoli sono ormai una rarità, dove pochi li vogliono). Tutti l genitori confermano quella «militarizzazione» della società, condannata tenacemente dalle Chiese. C'è chi descrive le -«marziali adunate» imposte dal partito; c'è la signora che ricorda come la figlia dovesse recarsi nei boschi per corsi sulla «posa di mine». Kristiane e Olev Kamphenkel, di KarlMarx-Stadt, spiegano: «I figli sono talvolta le prime vittime. La nostra ragazza di quindici anni avrebbe potuto frequentare un ottimo Istituto: a una condizione, che tagliassimo ogni rapporto con i nostri parenti nella Germania Ovest». : Zampillano pure varie domande. Perché la Germania [Est ha aperto questo ampio varco nel muro?Non c'è dubbio che Honecker è ansioso di avere altri crediti da Bonn le desidera dar lucentezza \alla sua nuova immagine di diplomatico ragionevole e {poliedrico: ma non si pu$ [escludere che si avvalga di tali circostanze, di questa esigenza di liberalismo, per disfarsi di una minoranza inquieta e insofferente. Quanto durerà l'esodo? Se gli espatri continueranno al ritmo attuale, V84 vedrà arrivare nella Repubblica di Bonn 40 mila tedeschi orientali. E' un'emorragia che Berlino Est non può permettersi per troppo tempo (oltre 400 mila persone, hanno chiesto di partire) tanto più in quanto gli emigranti sono in maggioranza giovani e giovanissimi, preziosi per l'economia. - ■ Seduti sulle panchine, nel dolce abbraccio di un sole primaverile, adulti e fanciulli attendono con pazienza infinita e infinita dignità. «Quando si è avvezzi a fare code di due o tre ore per un po' di carne o di frutta, si può aspettare due o tre giorni per una nuova vita». La loro fiducia nella Germania Federale, nel Parlamento di Bonn, nell'Occidente tutto, nella democrazia non conosce frontiere: più che una fiducia è una fede. Commuove e spaventa. E se resterete delusi? Rispondono: non è possibile. Saremo liberi. Poveri magari, ma liberi. E se nessuno vi offrirà quanto cercate? Rintuzzano, offesi: «Wir wollen nichts geschenkt, wir schaffen's alleln», non vogliamo regali, ce la' faremo da soli. Non si parla di politica a Giessen. Si parla soltanto di aspirazioni semplici, modeste, ma vitali. Una donna vuole andare a Venezia. Un ingegnere con due lauree, vuole una società meno deprimente. Un padre non vuole vedere i figli in uniforme. Una farmacista vuole «essere lasciata in pace». Per questo, non perché imprigionati, torturati o affamati; hanno lasciato la loro terra, le loro case, i loro amici, il loro piccolo mondo antico. Mario Ciriello Giesscn. Anche Ingrid Berg, nipote del premier tedesco orientale Stoph, è passata nei giorni scorsi dal campo profughi, col figlio «fens (nella foto); c'erano con lei il marito e una figlia

Persone citate: George Orwell, Gertrude Richter, Honecker, Ingrid Berg, Lahn, Oskar Brauner