Caro Lavia, ma un Goldoni così a chi giova?

Caro Lavia, ma un Goldoni così a chi giova? A Venezia una delle commedie meno note, «La donna vendicativa» con Franca Valeri e la compagnia dell'Eliseo Caro Lavia, ma un Goldoni così a chi giova? DAL NOSTRO INVIATO . VENEZIA — Chi o die cosa possa aver suggerito al regista Gabriele Lavia di mettere in scena, tra le óltre cento Commedie goldoniane, La donna venticativa, propostoci in prima nazionale l'altra iera al Teatro Goldoni, con la Compagnia dell'Eliseo, protagonista Franca Valeri, resta per me un insondabile misteto. '. Forse solo il gusto dell'aiternama stridente o della scommessa provocatoria può averlo indotto ad affiancare, nella- stagione in corso, al poderoso e vertiginoso Don Carlos schilleriano e al discutibile, ma interessante Delitto e eìtyji^di Strindberg, un co- ionWcosì periferico ; Certo è bene che qualcuno cominci ad allestire, invece che i prediletti, ma risaputi capolavori, qualche commedia meno nota del venusiano: ma bisogna saperla scegliere con altra discrezione e allestirla con altra misura. Questa Donna vendicativa, ultima commedia scritta per intero per il Teatro Sant'Angelo, nell'ottobre 1753, è poco più die uno scherzo in treattl in prosa: e, ad esser sinceri, uno scherzo di cattivo gusto, giocato sulla pelle della Corallina Maritarli (l'interprete della Locandiera nel gennaio dello stesso anno), amata e da poco abbandonata: che accettò a malincuore lo sgradevole ruolo della protagonista, salito abbandonarlo dopo due scrérdìnanzl a un franco, non difendibile insuccesso. Serva in casa di Ottavio, vecchio collerico, Corallina — faticata variazione della donna ambiziosa, anzi arrivista — finge di accettarne la corte, in realtà amoreggia col giovane Florindo. Quando si vede da lui tradita con la figlia dei padrone, Rosaura, architetta ogni serie di raggiri per vendicarsi: ma fallisce a più. riprese e finisce scornata, espulsa da quell'angusto e strambo microcosmo domestico. Esile e a un tempo macchinosa vicenda, pallida e stereotipa pittura d'ambiente. Se proprio sentiva l'imperativo categorico di riallestlrla, Lavia. avreb.be.jfOKsejiovti.ta lità da «realismo nero..: così da rendere almeno in parte credibili, per qualdie lugubre verosimiglianza, i nevrotici ospiti di quella cadente magione medloborgliese, ih cui ciascuno bada soltanto a truffare il prossimo suo. Invece il nostro, forte delle sue idee chiare e distinte, punta diritto diritto sulla fiaba e sulla farsa. Fiabesca è, infatti, l'ambientazione a scena fissa di Giovanni Agostinuccl, un'alta, pittoresca soffitta gremita alla rinfusa d' ogni genere di cianfrusaglie, due immensi annodi corrosi ai lati, un lettone polveroso al centro: una gran stanza non del ricordi o dei giochi infantili, ma degli amorazzi adulti, dei toschi sotterfugi, dei raggiri viscidi. "' Da un soffitto vetrato, sbrecciato, cade a tratti la neve (siamo, chissà perché, in gennaio): e soprattutto cala e risale intirizzilo (come nel film A piedi nudi nel parco) un Florindo da pochade alla Hennequin e Weber, alla perenne ricerca delle sue brache o di uno scarpino, dimenticato laggiù tra una copula e V altra. Farsesca è invece, a complicare le cose, la cifra recitativa, rigidamente imposta dal regista agli interpreti (e die Lavia sia di polso rigido non è mistero nell'ambiente). Del Florindo di Giampiero Bianchi s'è detto: un Milnchauscn da alcova, tremebondo e febbricitante: imita a tratti il suo collega (a Genova) Eros /(agni; die petti Tarparle cosi non t'avrebbe inai accettata. Rosaura è una Cristina Noci infantiloide, trecciosa e lancinante, con corsette e tuffi nel caldo protettivo di una culla. Ottavio è un tabaccoso Bonagura, sempre in vestaglia: tenta l'attore di resistere a codesto modulo, poi vi cede, a collo storto. La sola che, catafratta, è come fosse in un'altra barzelletta è la signora Valeri, una Corallina attempata, lombardescamente fattuale, sbrigativa: una navigatrice solitaria in acque in cui mai intinse il pie: il che la onora, meno gratifica lo spettacolo, da ciò reso ancor più incoerente. Applausi caldi, ma anche perplessità e malumori. Vn consiglio-- a ■■■■ LaiHa:. .lavori \hemr'^0»i,piìk, fcndcmeìàne, la sua-carriera Ve ttvtrfà'giovumenlo. g. d. b.

Luoghi citati: Genova, Venezia