In cinque a Roma rapinano 35 miliardi di Giuseppe Zaccaria
In cinque a Roma rapinano 35 miliardi SEDICENTI TERRORISTI NEI SPECIALIZZATA IN TRASPORTO VALORI In cinque a Roma rapinano 35 miliardi Alla sera bloccano un dipendente sotto casa, sequestrano la famiglia per 9 ore, si fanno accompagnare alla ditta e immobilizzano due guardie ROMA — Trenta miliardi e '400 milioni, tutti in contanti, stipati con altri 5 miliardi In titoli in una decina di sacchi: schiacciala da questo incredibile carico, una Opel bianca ha attraversato ieri, all'alba, i cancelli automatici della «Sccurmark*, una grossa azienda di trasporlo valori con deposito in una strada di campagna nel pressi della via Aurella, alle porte di Roma, ed è scomparsa nel nulla. A bordo c'erano quattro uomini, che avevano cercato di farsi passare per terroristi: e questa, almeno per ora, rimane l'ultima sequenza della rapina che ha cancellato di colpo dalle statistiche criminali anche imprese come l'assalto al treno Glasgow-Londra. I banditi erano in cinque: prima hanno sequestralo in casa sua un dipendente della «Securmark», poi tenendo 1 familiari in ostaggio lo hanno costretto ad accompagnarli fino all'azienda e a consegnare le chiavi del caveau. Con la freddezza dei grossi «professionisti», gli sconosciuti hanno immobilizzato due guardiani, e hanno atteso con cal¬ ma che 11 congegno di sicurezza a tempo consentisse l'apertura delle porte blindate. Se ne sono andati poco prima delle selle, senza alcun ostacolo, dopo aver seminato per lutto il caveau mazzette di banconote da diecimila (in tutto, quasi sedici milioni) che avrebbero fatto troppo volume. Polizia e carabinieri sembrano annichiliti: mai era accaduto che un gruppo cosi esiguo riuscisse a compiere un «colpo» cosi enorme senza lasciare tracce apparenti. 'Battiamo sia la pista politica che quella della criminalità comune; dicono alla Dlgos. Ma lo fanno con scarsa convinzione: sia perché, nonostante tulti gli sforzi del banditi per accreditarsi come terroristi, di politico questa Impresa sembra avere molto poco, sia perché tutl'altro che «comune» sembra il livello criminale di chi l'ha portata a termine. Il piano era preparato nel dettagli più minuti, contava su una conoscenza approfondita dei' ritmi di lavoro e del meccanismi di sorveglianza della «Securmark». Soprattutto, aveva Individuato nella filiale della ditta americana l'obiettivo che pochi altri avrebbero osalo affrontare. Una specie di «banca delle banche», un'organizzazione che ritira ogni giorno grosse somme di danaro da istituti di credito e supermercati, e custodisce anche ingenti somme di banconote per conto di tutte quelle filiali bancarie che non dispongono di un «caveau». Nessuno, dall'esterno, avrebbe potuto immaginare che in una sola stanza blindata, e con una sorveglianza cosi scarsa, si sarebbero potuti trovare, lutti assieme, quasi 35 miliardi. Ma un dettaglio sembra dimostrare che 1 banditi si aspettavano ancora di più: verso le otto (quando ancora si tentava di accreditare la «pista politica») uno sconosciuto ha telefonato al centralino .àcWUnltà per dire: •Qui Brigate rosse: abbiamo preso 50 miliardi a una banca sindoniana». Evldentemenc, 1 banditi non avevano ancora fatto in tempo a contare il denaro. Il piano scatta l'altro ieri sera, intorno alle 22. E' a quell'ora, in genere, che Franco Parsi, ex carabiniere, 34 anni, da quattro dipendente della «Securmark», rientra a casa a bordo della sua Alf asud. Parsi abita in via dei Gonzaga, una strada poco frequentata del quartiere Aurelio. Ma l'altra sera, appena scesa la rampa del garage condominiale, l'uomo si vede circondato da quattro persone: 'Siamo della polizia — dicono —. Ci deve seguire per un controllo'. Se vuole, aggiungono, può avvertire 1 familiari. E seguito dai quattro. Parsi sale in casa. Nell'appartamento ci sono la moglie, Matilde Galasso, 34 anni, la figlia Silvia, di tre anni, e una zia della donna, Ada Galasso, 75 anni. Appena 11 tempo di entrare, e i banditi splanano le armi: «Sfamo delle Brigate rosse—dicono—se state buoni non succederà nulla...'. Ada Galasso soffre di cuore: comprensivi, gli sconosciuti la fanno tornare a letto, con la bambina. Poi comincia l'attesa: i banditi sanno bene a che ora dovranno cominciare. •Erano gentili — racconte¬ rà l'indomani mattina Ada Galasso —. Solo, mentre aspettavano hanno fumato in continuazione, ed hanno vuotato due bottiglie di whisky...'. Poi, verso le 3 e mezzo, partenza: uno del banditi, col volto semicoperto da una barba (finta?) resta con gli ostaggi, gli altri scendono, dabbasso 11 aspetta l'uomo che era rimasto a sorvegliare le auto. Due salgono con Parsi sul!'Alfasud, altri due si accodano, alla guida di una Opel Rekord familiare, bianca. Sugli sportelli sono state applicati due stemmi della «Securmark». L'auto, cosi truccata, sembra identica a quelle che la società americana adopera per 11 trasporto di documenti. Meno di un quarto d'ora, e le due vetture arrivano dinanzi al cancelli automatici dell'azienda. Secondo le informazioni dei banditi, a quell'ora dovrebbe esserci un solo guardiano: invece (ma sembra sia solo un caso) ce ne sono due, ben protetti da una guardiola blindata. Alberto Pasquali e Rocco Mineo. Dall'interno, attraverso i monitore, 1 due vedono l'Alt a- sud dell'impiegato e, dietro, l'auto che sembra quella della ditta. Aprono: lui fa un cenno come a dire 'questi sono con me'. Poi, appena dentro, i banditi balzano a terra e splanano mitra e pistole. I due guardiani finiscono, legati da capo a piedi, in una stanzetta della palazzina a un piano che, nei sotterranei, ospita il caveau. Ma c'è ancora da aspettare. La sera prima, uscendo, era stalo proprio Franco Parsi a fissare 1 tempi di apertura delle porte blindate. La «Securmark» basa la propria sicurezza (nessuno, altrimenti, avrebbe lasciato tutti quei miliardi alla sorveglianza di una o due persone) sul fatto che nessuno può aprire il caveau prima dell'ora fissata, attraverso 11 congegno, dalla stessa persona che l'ha chiuso. E nessuno può aprire prima delle 7 del mattino. Pazienti, gli «uomini d'oro» aspettano: poi, con le chiavi dell'impiegato, alle 7 in punto Giuseppe Zaccaria (Continua a pagina 2 In sesta colonna) Koma. Un agente in borghese e un carabiniere davanti alla pori;i del «caveau» svuotalo ieri mattina dai rapinatori
A causa delle condizioni e della qualità di conservazione delle pagine originali, il testo di questo articolo processato con OCR automatico può contenere degli errori.
© La Stampa - Tutti i diritti riservati
- Annientato da Monzon abbandona la boxe
- Gli ultimi istanti di Elena
- L'alto auspicio di S. M. la Regina per le «sicure realizzazioni» della Moda
- Il nuovo "Milione,,
- Ingegneri torinesi alla Centrato elettrica di Calcinere
- Dalla perdita del Matajur alla falla di Cornino
- La mappa delle piogge acide in Italia Milano è meno inquinata di Torino
- Film africani al Centrale
- "Lo uccisi perché non voleva sposarmi,, racconta ai giudici la bella ungherese
- Henry Kissinger Ú a Mosca
- Il giovane uxoricida e nascosto nei boschi che circondano Druent?
- Annientato da Monzon abbandona la boxe
- 24 novembre 1986
- I'industriale insidiava i ragazzini: arrestato
- Dieci giorni fa, appena uscito dal carcere, era venuto per uccidere
- La Juventus decide stamane la formazione per Padova
- Gli ultimi istanti di Elena
- Alla ricerca di una piste par scoprire il naseondif lia
- L'alto auspicio di S. M. la Regina per le «sicure realizzazioni» della Moda
- Otto arresti, eroina sequestrata sgominata una gang di spacciatori
- Giovani missini sparano 3 colpi in testa a un padre di otto figli
- S'uccide con l'auto contro un rimorchio l'industriale del tessile Zegna Baruffa
- "Varsavia deve arrendersi"
- Il giovane uxoricida e nascosto nei boschi che circondano Druent?
- Annientato da Monzon abbandona la boxe
- Grace Kelly ha pagalo
- Stroncato a 44 anni da overdose a Bra
- Ad un favoloso Pulici risponde una volta sola Chinaglia
- Uccisa con ventidue coltellate
- L'orrenda visione nella sala della Banca
In collaborazione con Accessibilità | Note legali e privacy | Cookie policy