Le due Afriche al round

Le due Afriche al round Dopo il trattato tra il Mozambico e il regime bianco di Pretoria, anche l'Angola lancia segnali allo «scomodo vicino» Le due Afriche al round La prima puntata è della scorsa settimana e fu subito una pagina di storia. Sulla radura strappata appena qualche ora prima alla boscaglia tropicale, circondata da poliziotti preoccupati di tenere a bada più gli Ippopotami ed 1 coccodrilli che 1 pochi ammessi alla cerimonia, due uomini si stringevano la mano. Erano il sudafricano Pleter Botha, leader del Paese dell'apartheid, e Samara t Rachel, presidente del Mozambico, alfiere del terzomondismo filomarxista. Un • Incontro di amici-nemici* Impensabile fino ad alcuni anni . fa, diventato realtà nello sceI bario infuocato della «terra J.dl nessuno» di Nkomatl con . la firma del patto di non ag. gresslone fra il regime razzl,- sta di Pretoria ed il fedele alieato di Mosca siglato appunto il 16 marzo. ■ i A quell'inizio si aggiunge -,.pra, in tempi sorprendentemente ravvicinati, il secondo .capitolo dell'ennesimo ro. manzo geopolltlco dedicato -all'Africa Australe. E' una i lettura anch'essa imprevedl. bile, volendo andare Indietro soltanto di qualche mese, . .tuttavia abbastanza indicativa per le prospettive di pace a cui allude. L'Angola, ecco il punto, potrebbe seguire 1' esemplo mozambicano, istradarsi cioè sulla via dell'accordo con il Sud Africa e porre cosi fine a quasi un decennio di guerra non dichiarata. . Per il momento 1 segnali • lanciati da Luanda sono assai deboli, in sostanza vanno estrapolati dalla cortina fu- - mogena delle enunciazioni di principio. Eppure qualcosa si muove nella direzione sperarla specie dopo la visita con: elusa l'altro ieri all'Avana dal -.presidente angolano José .Eduardo Dos Santos ed i numerosi colloqui avuti con Fidcl Castro. Cuba, e qui sta il nocciolo della questione, avrebbe espresso a chiare lettere la disponibilità al ritiro delle proprie truppe dalla nazione africana purché vengano rispettate alcune condizioni preliminari. Ossia 11 ripiegamento dall'Angola meridionale del soldati della i vDei enee Force» sudafricana che si trovano nel territorio dal 1981 e, quale passo successivo, l'applicazione della risoluzione 435 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con la quale si garantisce l'accesso della Namibia all'indipendenza. Certo, gli ostacoli da superare sono molteplici, alcuni Perù: sospesi i diritti civili per impedire uno sciopero LIMA — Il governo peruviano ha sospeso i diritti civili nel Paese per tre giorni, nel tentativo di impedire lo sciopero generale di 24 ore indetto per oggi dalle quattro maggiori organizzazioni sindacali contro la grave Inflazione e la disoccupazione. La sospensione del diritti civili consente alla polizia di arrestare persone e perquisire abitazioni senza mandato, proibisce le riunioni pubbliche, vieta al peruviani di lasciare I comuni di residenza senza autorizzazione. addirittura potrebbero sembrare insormontabili. Innanzitutto vi è l'assetto da assegnare alla zona-cuscinetto che divide 1 due Stati. Se 11 Sud Africa ha bloccato finora con tanta caparbietà, accentuando di conseguenza 11 suo isolamento Internazionale, la sistemazione autonoma auspicata dall'Onu, lo ha fatto con motivazioni che Pretoria considera giustificate dalle continue scorrerie dello Swapo, 11 movimento di liberazione filocomunista diretto da Jonas Sawlmbi. Per 1 sudafricani non vi sarebbero insomma dubbi. I cinquemila guerriglieri, foraggiati ed appoggiati dagli angolani, mirerebbero alla destabilizzazione della regione, tenterebbero di influenzare da sinistra la maggioranza negra In modo da Inquinare eventuali elezioni e portare la futura Namibia nelle braccia accoglienti di Mosca creando ulteriori pericoli alla sicurezza delle sue province settentrionali. Accuse ridicole, si sostiene invece a Luanda, pronta anzi a ritorcete con 1 dati sulle attività del gruppo Unita: circa 10 mila combattenti sostenuti a spada tratta dal governo segregazionista, che seminano morte e distruzione nel Sud, spingendosi persino alla periferia della capitale pur di obbedire agli ordini impartiti da Washington. In mezzo, come sempre, sta la verità rappresentata in questo caso dai 25 mila cubani inviati oltre Atlantico dal capo dei «barbudos» a testimoniare la solidarietà castrista alla lotta per l'emancipazione. Secondo le stime occidentali, si tratterebbe di non meno di 19 mila effettivi semplici, oltre a tre mila ufficiali ed altrettanti istruttori militari, consegnati nel ruolo di .«riserva strategica» da utilizzare nell'ipotesi di un'Invasione sudafricana. Servirebbero ormai solo da deterrente psicologico, non verrebbero più impiegati in azioni belliche (le loro caserme sono concentrate nei pressi del grossi centri urbani di Huango, Bcnguela, Lubango) però restano ospiti costosissimi. Per ciascun 'fratello cubano* Y Angola contribuisce con un premio mensile di cento dollari, un vero salasso per l'economia nazionale già schiacciata dal peso del debito estero, oltre un miliardo di dollari, ed asfissiata dalla crescita costante delle spese militari che divorano la metà abbondante degli introiti visto che 1 sovietici esigono pagamenti pronta cassa, al massimo con scadenza di tre mesi, per la fornitura di armi e munizioni. Ad aggravare il deficit, d' altronde rimasto insanabile sin dal giorno dell'indipendenza dal Portogallo ottenuta nel novembre 1975, vi è poi lo sfascio della capacità produttiva con la caduta in verticale delle esportazioni di caffè (allora l'Angola rivaleggiava con il Brasile e le repubbliche centroamericane, adesso vende un decimo della quota conquistata lo scorso decennio) e di diamanti. Una situazione al limite dal disastro mitigata jin parte dalle estrazioni di petrolio ricavate nell'enclave di Cablnda. Su tali considerazioni pratiche, unite alla volontà di riallacciare 1 rapporti commerciali con l'Occidente, in particolare con la Comunità europea, ha finito per innestarsi la Realpolitik. Da uria parte la constatazione che 11 Sud Africa, forte del successi strategici spuntati sul terre¬ no (ha contenuto la *marea nera» pronta ad inondarlo), è ora In grado di proporre la •pax bianca» grazie alla paziente opera di avvicinamento della diplomazia americana. Dall'altra 1 Paesi emergenti che, convinti di poter crescere senza eccessivi patemi sotto l'ombrello protettivo dell'Unione Sovietica, si stanno accorgendo con amarezza quanto l'alleanza rischi di diventare precaria, od almeno controproducente nella lunga, faticosa corsa verso lo sviluppo. Dunque un rimescolamento di caVte dalle proporzioni colossali. L'equilibrio fra i due blocchi assumerà nuove dimensioni, per gli Stati Uniti è una grossa vittoria dopo la serie di sconfitte patite in politica estera dall'amministrazione Reagan, per l'Urss tutto ciò comporta una significativa perdita di credibilità nella fase delicata del dopo Andropov. Ovviamente il ritiro sudafricano dall'Angola, benché legato a doppio filo al rimpatrio del contingente cubano, e l'intesa sulla Namibia si basano sullo stesso presupposto che ha consentito la tregua tra Sud Africa e Mozambico. Nessuna rinuncia alle rispettive motivazioni ideologiche, il fossato che di¬ vide i due modelli di democrazia non può essere colmato con un tratto di penna! Si spezza piuttosto il circolo vizioso della violenza, ciascun contendente dovrà smettere di minacciare i suoi vicini, di usare 1 propri «santuari» per proteggere la lotta degli irrldentistl. La svolta dal comunicati di guerra alla guerra del comunicati è pertanto In atto, ma è un segno positivo. •Attendiamo lo sviluppo degli eventi per giudicare la portata del disimpegno cubano in Angola», ha dichiarato Radio Johannesburg mentre a Roma l'ambasciatore dell'Angola Telmo Almelda diffondeva la seguente precisazione sulla conferenza dell'Avana: «/ colloqui tra Fidel Castro ed il presidente Dos Santos confermano il pieno appoggio di Cuba al movimento di liberazione della Namibia». La porta al dialogo è aperta, chiuderla sarà d'ora in poi assai difficile. Piero de Garzarolll La «Leningrad» incrocia nei Caraibi ANGOLA v Ìobto7Huambi^=.< Jacksonville (Florida). Per la prima volta una nave da guerra sovietica entra nel Mar del Caraibi. E' la portaelicotteri «Leningrad» (nella foto) che è scortata da due altre navi. Qui l'Urss ha deciso di effettuare le sue più «ampie manovre navali». A due passi da quelle congiunte Stati Uniti-Honduras decise per «impermeabilizzare» la frontiera con il Salvador (Telefoto Associated Press)

Persone citate: Andropov, Botha, Fidel Castro, Jonas Sawlmbi, Leningrad, Radio Johannesburg