Jaruzelski parla a un pc fantasma di Frane Barbieri

Jaruzclski parla a un pc fantasma OSSERVATORIO Jaruzclski parla a un pc fantasma Quasi in sordina a Varsavia si è svolto un semi congresso del partito comunista polacco. Sembrava in un primo momento che Jaruzclski, nel convocarlo, avesse l'intenzione di segnare con una manifestazione politica massiccia il definitivo passaggio della Polonia dall'emergenza alla normalità. Ad assise concluse l'effetto e stato più modesto: il generale semplicemente doveva offrire la prova (ai polacchi, ai sovietici e per certi versi anche a se stesso) che il poup esiste ancora. Negli anni della crisi, il potere ha parlato sempre in nome del partito, però le «strutture» veramente reali del socialismo sembravano ridotte al solo esercito e alla burocrazia. 11 mini-congresso aveva il compito di dimostrare che il sistema ora dispone di nuovo anche di una base politica. Tecnicamente l'operazione c riuscita. La conferenza nazionale era concepita come la prosecuzione del famoso IX Congresso, chiamato anche «del rinnovamento», nell'euforico 1981. Già allora, infatti, fu deciso che i delegati non perdevano i loro mandati finché non fosse varato il nuovo programma di riforme. Questa volta hanno risposto all'appello 1800 dei delegati eletti tre anni fa. Solo duecento hanno disertalo o si sono perduti nella tempesta del colpo militare. Un risultato quindi più che discreto se si considerano i traumi subiti dai polacchi, comunisti e non comunisti, e se si ricorda che dei duemila delegati del Congresso poup più di ottocento avevano di chi arato nel questionario congressuale la propria militanza nelle file di Solidarnosc. Il risultato politico della Conferenza è molto più povero, lontano appunto dal ritorno alla normalità. Lo stesso Jaruzclski ha dovuto ammettere nella relazione che le defezioni più massicce si sono avute proprio fra gli operai e che il partito stenta ancora a prendere contatto con i giovani. Il grosso problema e la debolezza costituzionale del poup rimangono nel fatto che il partito è «operaio solo di nome». Ha recuperato forze fra quanti hanno qualche interesse (di carriera in primo luogo) a legarsi al potere. Non ha acquisito forza politica necessaria per rimettere in moto una società c anzitutto un'economia disgregata. Per il momento l'unica alleata del partito c del generale è l'apatia strisciante, tra i cittadini, stanchi anche delle troppe illusioni, Il mini-congresso ha varato anche un documento programmatico ambizioso c inconsueto per il suo titolo: «Che cosa vogliamo e dove andiamo?». Vengono riproposte le migliori fra le intenzioni del lontano Congresso del rinnovamento: riforma, autogestione, pluralità di fattori politici. Tuttavia, l'interpre¬ tazione di questi concetti non poteva risultare che restrittiva. L'economia in crisi non può sopportare decentramenti sostanziali, un sindacato ufficiale fortemente minoritario non può controllare né garantire uno sviluppo articolato dell'autogestione, un partito ridotto alla burocrazia non può azzardare un vero gioco pluralistico. Jaruzclski quindi si vede costretto a precisare: «Quando ci di-chiariamo disponibili al negoziato e al compromesso, il partilo non offre mai concessioni riguardanti il sistemai). Ad ogni modo, smorzando gli slanci riformistici, Jaruzclski fa sapere anche ai propri conservatori che la soluzione non può essere ricercata nel puro ritorno al vecchio cen¬ tralismo. Fra due vie d'uscita dalla tragedia nazionale preferisce quella di Kadar a quella di Husak. Con un partito che appena si rende conto della propria identità, con un programma ambizioso c censurato nello stesso tempo, il generale ha indicato pure con chi intende proseguire l'avventura polacca: si con la Chiesa, non con Solidarno.se. NcU'climinarc il terzo partner dalla scena nazionale ha quasi ripetuto una formula del primate Glcmp. A chi giorni fa a Roma gli aveva chiesto che cosa succederà ora con il sindacato libero il cardinale aveva detto: «Non si sa, nel sacco di Solidumose si sono trovate le corna più disparate». E il generale ora quasi lo riecheggia: «Ne la Chiesa né lo Stato hanno bisogno ili conflitto. Però c'è chi prega davanti all' immagine ma ha il diavolo sotto la pelle». L'incontro tra i due fattori determinanti per l'esistenza stessa della nazione si svolge (c Jaruzclski dice: con successo e comprensione) fra il primate e il primo ministro, nella commissione mista governo-episcopato c prossimamente fra Varsavia e Vaticano. «Apprezziamo molto il fatto che il dialogo fra Stato e Chiesa non sia stato mai interrotto, nemmeno nei momenti più drammatici». Chi può compromettere 1'. accordo c la pace fra i polacchi sono invece gli intellettuali, gruppi politici d'ispirazione liberale laica e radicale, tutti intenzionati a manipolare l'opposizione e «trasformare i pulpiti in microfoni di Radio Europa Ubera». Jaruzclski, identificato l'alleato e individuati i nemici, chiede di conseguenza a Glcmp di aiutarlo nelle due sfide imminenti: le elezioni di giugno, quando conta di piegare il boicottaggio annunciato da Solidarnosc, c il quarantesimo anniversario dello Stato comunista, di luglio, quando intende dimostrare come la Polonia accetti il destino storico che l'ha legata al mondo sovietico. Il Nobel a Walesa diventa a questo punto uno dei tanti cimeli delle sconfitte polacche. Frane Barbieri Jaruzclski, ora il suo alleato è la Chiesa

Persone citate: Husak, Kadar, Walesa

Luoghi citati: Europa, Polonia, Roma, Varsavia