Nel Chianti di lingua inglese

Nel Chianti di lingua inglese VIAGGIO TRA I NUOVI PIONIERI DELLA TOSCANA RITROVATA Nel Chianti di lingua inglese Dopo gli anni dello spopolamento» c'è stata la corsa alle colline - Antiche famiglie tornano ai castelli, modernizzano le tenute • Centinaia di case mezzadrili, salvate dall'abbandono, sono abitate da agricoltori o da stranieri - Americani e britannici si fanno conta* dini: tra loro il figlio del famoso poeta Stephen Spender - «Un hobby costoso»; spesso vino e olio danno ricavi inferiori alle spese ; DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — «Siamo venuti nel Chianti quindici anni fa, lasciata Londra dove vivevamo nella casa di George Orwell. Il nostro sogno era preciso quanto Ingenuo: far nascere 1 figli in Toscana, vivere qui coltivando la terra all'antica. Poi ci siamo accorti che non tutto era come nel sogno. La fatica era bestiale e abbiamo comprato un trattore, lo guido io stessa. Slamo caduti in basso: usiamo diserbanti è prodotti chimici non potendo più pagare 11 contadino che ci aiutava. Un giorno o 1' altro ci arrenderemo alla televisione e avremo anche noi un computer». Sto osco/tondo Maro Gorkt, pittrice e figlia di pittore. Accanto a lei, all'ingresso della fattoria, il marito Matthew Spender, 39 anni, mite e somigliante al padre famoso, ti poeta Stephen. A San Sano, nucleo romanico di ottanta anime nel ptii profondo Chianti a nord di Siena, tutti conoscono gli Spender, divenuti punto focale della mitologia della Toscana ritrovata. Qui attorno e verso Gaio/e, Radda, Greve, si contano a decine le fattorie passate in mano a stra¬ nieri (soprattutto inglest e americani) al qualt si sono accodati molli italiani del Nord, compratori aggressivi. «La nostra casa, con sei ettari a vigneto e dicci ettari di bosco, ci era costata nove milioni. Oggi le case coloniche abbandonate sono rare e si vendono a centinaia di milioni», mi dicono gli Spender, indicandomi un Insieme di edifici dal tetto sfondato, su un'altura incolta. «Quel rudere cadente, tutto da ricostruire, è stato pagato 170 milioni da una famiglia genovese. Spenderanno il doppio per renderlo abitabile». Investire C'è stata una corsa alle colline del Chianti, dopo gli anni dello spopolamento e dell'abbandono. Gli italiani, in prevalenza milanesi, torinesi, genovesi, ancìie romani (i fiorentini hanno preferito le none piti vicine alla città, ' come l'impruneta) ìixtnno acquistato la fattoria per investire un capitale In ìnodq sicuro e per dis]>orre di una seconda casa di prestigio, da aprire agli amict nel tempo delle vacarne. Rari sono i nuovi residenti cìie si occupano direttamente della fat¬ toria. I piti l'affidano a salariati, producendo vino e olio da vendere a conoscenti con ricavi che mi dicono inferiori alle spese. Le perdite sono compensate dall'immagine, arricchita a sua volta dal lusso delle case coloniche restaurate, e vengono messe in bilancio assieme ai costi di altre case in Sardegna, in Svizzera, magari a Venezia. Gli stranieri hanno con V ambiente e con la terra un rapporto diverso. Sono fortemente affascinati dal passato toscano, non solo nell'arte. Vivono nel Chianti sopportandone i freddi inverni, V isolamento di queste colline ammantate in alto, fino a maggio, da spogli boschi di roverelle. Non pochi ripercorrono la strada dell'utopia, trasformandosi come t coniugi Spender in coltivatori diretti. «Un hobby molto fastidioso e costoso» annota Maro Spender, mentre prendiamo il the, servito dalla primogenita Saskia (il nome della moglie di Rembrandt) quattordicenne graziosamente inglese con parlata toscana. «Una vitaccia per andare a scuola, a Siena. Mi alzo ogni mattina alle sei», dice Saskia ridendo. Ha due aspirazioni: le vacanze all' Elba e un periodo di vita a Neto York, dove la madre ha una galleria d'arte. L'integrazione è ricercata puntigliosamente, partecipando alla vita locale. Matthew suona il clarinetto nella banda municipale di Gaiole in Chianti. Anche lui artista, tiene corsi di disegno a Stena e nel tempo Ubero dal lavori in campagna, dipinge e scolpisce. Si avverte, alle spalle di questa famiglia di artisti-contadini, l'eredità culturale degli utopisti inglesi dell'Ottocento, ma senza alcuna aspirazione politica abbinata allidlllto tra olivi e vigneti. «Niente ideologia. Alle origini della nostra scelta non ci fu .11 movimento hippy né ci furono le ondate del Sessantotto. Semplicemente non sopportavamo Londra né New York, insomma la vita in citta». Devo annotare: Maro Gorki appartiene a quella élite inglese che ha vecchi legami con la Toscana. Ha infatti studiato per alcuni anni a Firenze. Dal caso campione alla realtà diffusa sul territorio del Chianti. Sono centinaia le case mezzadrili salvate dall'abbandono, in parte divenute seconde case di forestieri ma in buon numero abitate da agricoltori che lavorano in piccole fattorie o in aziende di dimensioni in- ' dustrialt. La struttura e V aspetto ripetono un modello tradizionale, simile a quello della casa Spender: al piano terreno le stalle e i magazzini (trasformati dai nuovi proprietari In sale di soggiorno, cucine, sala da pranzo) con sottostanti cantine; al piani superiori le stanze. Il blocco di pietra è sormontato da una torre, o tonino: in origine aveva funzioni di difesa, secondo gli schemi importati dalle città fortificate del Tre-Quattrocento, poi offrì nidi al colombi. Il tramonto della mezzadria prtìvpcà^negli Anni. Cittr,. guanto una crisi del Chianti, con abbandono di campagne e tose coloniche: ha-ritrova- ■ ta fortuna del vino provocò un afflusso di capitali, in parte stranieri, che consenti di ristrutturare modernamente le fattorie con l'impianto di vigneti spedalizzati. Si arrivò cosi all'eccesso di produzione, dopo la vendemmia straordinaria del 1979. «Da quell'anno la Regione e il consorzio del Gallo Nero hanno imposto tagli alla quantità, per migliorare la qualità dei vigneti. Nel 1983 sono stati prodotti 378.419 ettolitri di vino Chiunti nell' area del Gallo Nero, sul totale di 1.200.000 nelle altre parti della Toscana», mi dicono al consorzio che raccoglie 700 produttori. Non ne fanno parte grandi aziende Industriali come Antinori, Ruffino, Brollo. Quest'ultima ha capitale americano, ma è frutto di esagerazioni V idea di un Chianti monopolizzato dalle multinazionali. Il comprensorio del Chianti classico si estende su un' area ben limitata tra Firenze e Siena. Ha l suoi caposaldl nei comuni di Greve, Radda, Gaióle, Castelnuovo (in parte), Pogglbonsi (In parte), Barberino Val d'Elsa, Tavarnelle in Val di Pesa, San Casciano. C'è poi il Chianti dei colli fiorentini e di quelli senesi, quello del Montalbano verso Pistola, e infine quello dei colli aretini. Quasi ovunque sopravvivono fattorie di piccole dimensioni. Inferiori al dieci ettari, in cui si coltivano vigneti e oliveti. I terreni aspri, sassosi, danno il vino migliore ma più. costoso. Per coltivarli con le macchine, risparmiando manodopera, alcune grandi aziende hanno modificato i terrazzamenti. Dove il terreno è in forte pendenza si riaffaccia il rischio dell'erosione e delle frane. In cantina Non c'è stato un ritomo di lavoratori alle campagne. Gli addetti all'agricoltura nel sei comuni del Chianti classico sono meno dt diecimila, prevalentemente anziani (la popolazione complessiva è di 58 mila residenti, con lieve aumento dal 1965). «I giovani non si vogliono sporcare le mani e qui la vita è dura. Però è sana, noi si sta bene, senta che aria buona», mi dicono due donne sui sessant'anni che stanno imbottigliando vino nella cantina di una «vendita diretta» sulle colline di Greve. Hanno un podere di otto ettari, una bella casa rimessa in ordine, una grossa automobile e un camioncino. <I prezzi del vino sfuso sono piuttosto bassi, 600-700 lire il litro. Le grandi aziende, da centinaia o migliata di ettolitri l'anno, appartengono in gran parte a antiche famiglie ritornate a vivere nel loro castelli modernizzando le tenute. A Calcinala ecco l'elegante castello del conti Capponi, perfettamente conservato sul colle che domina i vigneti. E' vicino il castello dt Uzzano, altra dimora di grande famiglia. Il conte Brtano Castelbarca Mosetti Albani dirige V azienda che produce il celebre Chianti, uno del migltorl col Gallo Nero. Affacciato sulla Val dt Greve è il castello Vicchtomagglo, restaurato e trasformato in residence conservando t vigneti e le cantine. Nella zona di Gaiole merita una tappa la Badia a Coittbuono, uno del massimi esempi di recupero operato da una famiglia patrizia con capacità imprenditoriale. Piero Stucchi Prinettt, proprietario della fattoria (S96 ettari di cui 344 coltivati e 36 a vigneto specializzato, duemila ettolitri di Chianti V anno) è negli Stati Unta. Mi riceve John I. Mels, ex insegnante di filosofia a Berkeley, facendo gli onori dt casa. «Curiamo molto 11 mercato americano, c'è spazio anche per vini di alta qualità, richiesti da clienti raffinati-, mi dice accompagnandomi nella visita della Badia e della sua stupenda cantina, costruita dal monaci sotto la chiesa. Un labirinto solenne in cut sono conservate decine di botti da cinquanta ettolitri e più, con l'Indicazione dell'annata. «Il vino viene imbottigliato dopo l'invecchiamento nelle botti. Una bottiglia di riserva speciale è stata pagata 400 mila lire». Tutto, dalla cantina al chiostro; alla biblioteca, mostra i segni di una cura finalizzata all'esaltazione del prestigio di questo vino aristocratico. L'abbazia, di origine quattrocentesca (ma il campanile è del 1160) è stata restaurata dalla famiglia' Stucchi Prinetti che ne ha fatto un centro culturale e promozionale. John mi fa vedere le venti camere degli ospttt, i saloni affrescati: «Accogliamo scrittori americani, visitatori stranieri interessati al nostri prodotti. D'estate qui si tengono concerti». La Toscana dei signori terrieri si riaffaccia alla ribalta. Esprime anche questi nuovi modi di condurre le tradizionali fattorie, con sofisticati sistemi dt pubbliche relazioni, e conta sempre più sulla qualità per vendere all'estero. Non è vero che ti Chianti si stia americanizzando ma è evidente . llmportanza del rapporti con gli Stati Uniti. Un piccolo segno: quando lascio, la Badia e sosto alla casetta della «vendita diretta» una giovane donna mi offre vino, olto, miele, con accento fiorentino-americano. ^ Mario Fazio .