Senato, botte tra pci e psi di Alberto Rapisarda

Senato, botte tra pei e psi Dallo scontro verbale si è passati a quello fisico Senato, botte tra pei e psi Nel dibattito sul costo del lavoro un problema procedurale ha scatenato la rissa • Un comunista ha strappato al ministro De Michelis il pacco degli emendamenti, poi la zuffa - Entro stasera si dovrà concludere la discussione e la votazione sui 46 ordini del giorno ammessi ROMA — Venti minuti di urla c incidenti sfociati in scontri fisici ieri tra 1 senatori Impegnati nei dibattito sul decreto clic taglia la scala mobile. ProtDgonlsti socialisti e comunisti, che sono venuti alle mani sotto gli occhi dei colleghi democristiani, alcuni del quali non riuscivano a nascondere un sorriso. E' la prima volta clic i parlamentari dei due partiti della sinistra arrivano a vie di fatto. Dopo 31 anni il Senato diventa teatro di incidenti gravi: non accadeva dalla doménica delle Palme del 1953, quando 1 comunisti divelsero le tavolette dagli scranni e provocarono una rissa furibonda contro il disegno di legge: governativo (la cosiddetta «legge truffa») che modificava la legge elettorale offrendo un premio alla maggioranza. La miccia che ha innescato la rissa è stata una eccezione procedurale sollevata dal comunista Bollini, e non raccolta dal presidente di turno, il socialista Della Brlotta. Bollini aveva chiesto che, subito dopo il discorso del ministro del Lavoro De Michelis, si esaminasse il problema della mancata copertura finanziarla del decreto. Era un problema regolamentare ed aveva la precedenza assoluta su ogni altro. Della Brlotta rispondeva che il problema sarebbe stato affrontato nel pomeriggio, e intanto dava la parola al relatore Pagani (de) e a De Michelis perché dessero 1 loro pareri sui 78 ordini del giorno presentati. I comunisti non udivano la precisazione del presidente sul rinvio al pomeriggio, e urlavano al sopruso, E la rumorosa contestazione verbale continuava anche mentre parlavano Pagani c il ministro De Michelis, 11 quale elencava pareri contrari ai vari ordini del giorno. Letta la sua Usta, De Michelis stava per sedersi quando veniva raggiunto alle spalle, sul banco del governo, dal comunista Pietro Carmeno, che si era infilato di corsa nel corridoio che viene utilizzato per le operazioni di voto con le palline. Carmeno si lanciava su De Michelis e gli toglieva dalle mani il pacco degli emendamenti. Per far questo compiva un salto e, ricadendo, si slogava una caviglia. Dolorante, usciva zoppicando dall'aula con 11 trofeo in mano. Ma a quel punto scoppiava in aula il putiferio. I socialisti Cassola, Covatta, Zito, senatori giovani, si lanciavano di corsa nell'emiciclo contro I comunisti. Dai banchi del governo, il sottosegretario socialista Barsacchi, anche lui quarantenne, partiva all'attacco menando le mani e dava a un non identificato senatore del pel un palo di schiaffi. Al centro dell'emici¬ clo il sen. Buffoni, psi, gridava fascista al senatore Pecchioli (pel), 11 quale gli rispondeva di rimando .Figlio di puttana»: I comunisti lanciavano giornali appallottolati e documenti contro il psi Salerti. Il vice capogruppo del psi, Scevarolll, Piccolino di statura, tentava di metter pace tra 1 suol ed era sommerso dal contendenti esagitati. Si vedeva un senatore socialista brandire minaccioso una sedia. Il comunista Alici, che aveva sbattuto la tavoletta del suo scranno stizzito dicendo al suo vicino Valori: «Che spettacolo inverecondo, socialisti e comunisti che si picchiano», era richiamato all'ordine dal presidente. Alla fine tornava la calma e il senatore del pei Perna spiegava le ragioni della contestazione del suo gruppo,*oncludendo: «Se mi permette, richiamo lei, signor presidente, al regolamento». E, In effetti, il regolamento è stato 11 vero protagonista della giornata, al di là degli incidenti, e lo sarà ancora nel prossimi giorni. Alle 8,30 si riuniva la giunta del regolamento e dopo tre ore di discussione non accettava il desiderio del governo di ridurre ad uno per gruppo gli oratori che sarebbero potuti intervenire nel dibattito sulla incombente fiducia. Si riunivano allora i capigruppo per cinque ore ed anche loro non trovavano accordo. Cosi, alla fine, il presidente del Senato Cosslga si prendeva la responsabilità di regolare intanto 1 tempi del dibattito sino a domani sera alle 20,30. Entro quell'ora si dovranno concludere discussione e. votazione sui 46 ordini del giorno ammessi. Solo dopo 11 governo potrà chiedere la fiducia. Comunisti e Indipendenti di sinistra reagivano indignati accusando Cossiga di violare 1 diritti dei senatori garantiti dal regolamento. Dall'ingarbugllata situazione del Senato sembra potersi dedurre, almeno per il momento, che, anche se 11 governo chiederà 11 voto di fiducia, l'approvazione del decreto non potrebbe più avvenire éntro il 22, ma slitterebbe di qualche giorno. I comunisti hanno già detto che si preparano a parlare tutti anche se sarà. chiusa la discussione, .grazie a un espediente offerto dal regolamento. In pratica, potrebbero parlare come singoli, dissociandosi dalla posizione ufficiale del gruppo. Alberto Rapisarda

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