Giovampietro: passione e morte di Socrate il grande frutto d'una esemplare carriera
Giovampietro: passione e morte di Socrate li grande frutto d'una esemplare carriera A Brescia la prima per il Nord Italia d'uno degli spettacoli di maggior successo nella stagióne Giovampietro: passione e morte di Socrate li grande frutto d'una esemplare carriera DAL NOSTRO INVIATO BRESCIA — Eccoli insieme, affranti e sgomenti, alcuni allievi superstiti di Socrate, nella casa di uno di loro, pochi giorni dopo la morte del maestro. Si interrogano sommessi, senza trovare risposta: perché quelle accuse, quel processo, quella spietata condanna? Incerta dapprima e frammentarla, poi sempre più netta, la risposta si fa strada, viene lampante alla luce: perché l'inquieta ricerca della verità ch'egli aveva In-,, stillato in loro era temuta dal potere come .presagio d'altre pericolose inquietudini, di ribellioni terrene, in una parola di rivoluzioni politiche, VI ho riassunto la prima sequenza, d'una ventina di minuti, di Processo a Socrate di Giorgio Prosperi, che Renzo Giovampietro capocomico, regista, protagonista ha proposto in «prima» per il Nord Italia, al Teatro Grande di Brescia (dallo stupendo atrio a-trompe-l'oeJl tardo-settecentesco) dopo una lunga serie di «tutto esaurito» a Roma e Firenze. E' una sequenza Immaginarla, ma molto fine e creativa, questa del tentato bilancio a posteriori di una esperienza intellettuale irrepetibile e In fondo incomunicabile: e Introduce assai bene al resto dello spettacolo, in cui - il drammaturgo Prosperi segue poi più da vicino, come era da prevedersi, il testo già cosi teatrale di tre dialoghi platonici, l'Apologia dì Socrate, 11 Cri tone.il Fedone. ; Ed eccolo Socrate, bianco di capelli, il viso tondo circonfuso da un'ispida barbetta bianca, giovane nel suol indomiti settant'annl, eccolo il Socrate di Giovampietro difendersi da giudici e pubblico Inesistenti (tutto lo spettacolo è all'insegna di un'estrema sobrietà, non c'è che un soppalco ligneo, un alto pannello bianco di ruvida pergamena alle spalle degli attori, nel progetto scenico di Uberto Bertacca: anche 1 costumi di canapa attorta sono su tonalità spente, autunnali). Nel difendersi Socrate contrattacca, polemizza e provoca: non bestemmiò gli dei, ne ricercò dentro di sé un altro, figlio di quelli, ma piti riposto e ineffabile, 11 daimon che ci scruta e guida; non istigò 1 giovani discepoli alla corruzione, ma a frugare dentro la loro abbagliante bellezza fisica per portare alla luce la bellezza della verità che vi si celava; Melanconico, patetico, ironico e parimente svariato nel gesti, con una punta sempre d'arguzia Istrionica che seduce e cattura, Giovampietro i il «ne per mezz'ora avvinti gli spettatori ad un'esibizióne attornio da puro teatro di parola, che non è mai retorica, ma si scalda al fuoco di un'umanità fonda, passionale. Poi 1 tempi si stringono. Nel buio carcere ateniese, ceppi e catene alle caviglie, Socrate tiene testa all'amico diletto Crltonc (un pensoso, maturo Pino Michienzl) che vuole persuaderlo a fuggire corrompendo 1 magistrati, con una fervida lezione sulla giustizia che si nutre del rispetto di sé. Liberato dalla catene, tra .1 discepoli che accorrono, la giovane moglie Santippe che lo piange, il filosofo distilla le ultime limpide verità prima della morte. Siamo alle aeree e funerarie insieme pagine del Fedone, 11 sublime dialogo conclusivo, il dialogo dell'anima e d'ella sua prigione corporea, dell'oltreclelo come meta vagheggiata e perfetta. Qui Giovampietro spreme dalla sua esemplare carriera d'attore, percorsa sui solitari sentieri dell'approfondimento culturale e dell'affinamento psicologico, una singolare pacatezza di dettato,-la trasparenza di toni del congedo ultimo, illacrimato. E' 11 cigno che canta di gioia nell'accostarsl al suo dio: «Abbiate cura di voi stessi, ciascuno di voi Grandi, commossi sono stati gli applausi del pubblico bresciano. Guido Davico Bonino Per il Socrate di Giovampietro una serie di tutto esaurito
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