Il vero Dorian Gray di Masolino D'amico

D vero Dorian Gray VITA DI POETA A COLPI DI SCENA D vero Dorian Gray ! «Quando paragono la mia amicizia con te atta mia amiciàia con uomini ancora più giovarti di te come John Gray e Pierre Louys, io mi vergogno», scrisse Oscar Wildc ad Alfred Douglas in De Profundis: *La mia vita vera, la mìa vita più alta era con loro e con quelli come loro*. Mentre Wilde scriveva queste parole nel carcere di Rcading il francese Pierre Louys era già un letterato di fama, benché avesse soltanto venticinque anni. Ma neanche John Gray era uno sconosciuto, sia pure nel ristretto circolo degli esteti inglesi, dove un suo smilzo libretto di versi, Sìlverpoints, era stato considerato il non plus ultra della raffinatezza editoriale. In sole duecentocinquanta copie su carta lavorata a mano, con design dello squisito Charles Rickctts, caratteri ispirati ad Aldo Manuzio, formato analogo a quello dei «libri da sella» persiani, copertina in stoffa verde mela con fiordalisi d'oro, Sìlverpoints era 'Uscito nel '93; da un paio di anni il suo autore era fra gli intimi di Oscar Wilde, al qua-' le secondo alcuni, colpiti dalla rjon comune avvenenza del poeta, aveva addirittura ispirato il personaggio che porta il suo cognome; e non senza civetteria il giovane stava talvolta al gioco, firmando le sue lettere «Dorian» Gray. Ben presto tuttavia le strade di Wilde e quella di John Gray si separarono. Wilde incontrò Lord Alfred Douglas e, come poi rimpianse in De Profundis, sacrificò molti vecchi amici ai capricci c all'esibizionismo di costui. Dal suo canto, John Gray si trovò sempre più vicino a ex ammiratori di Wilde come Aubrey Beardsley, lo stesso Pierre Louys, e André Raffalovich: un ricchissimo russò educato in Francia e in Inghilterra, di cui Oscar aveva preso in giro prima parti poetici, poi le ambizioni di anfitrione mondano. . Le poesie e anche le idee di John Gray sembrano tutt'altro che banali, nel panorama .della decadenza inglese; in una conferenza che suscita ^s^alpore, per esempio, Gray aveva sostenuto che il solo autentico attore moderno è il tuttofare del music hall, con un paradosso che oggi non sembrerebbe tale. Ma per quanto notevoli appaiano le performances di questo cultore del bello, a interessarci è soprattutto la sua vita, così come la racconta Bracarci Sewell in un libro recente ma purtroppo quasi introvabile perché pubblicato da un piccolo editore, in Cornovaglia: In the Dorian Mode - A Life of John Gray, 1866-1934 (Tabb House, Padstow, 198J), Il bellissimo e misterioso giovane «Dorian», amfrère dei più audaci talenti della capitale, era un self-made man, di origini assai modeste: fu tolto di scuola a tredici anni e ini piegato come apprendista ali arsenale di Woolwich, dove anche il padre lavorava. Prati camente da solo imparò il lati no, il francese e il tedesco; im parò anche a disegnare e suonare il violino. Gii a sedici anni riuscì a passare dietro una scrivania, ottenendo un impiego alle poste; nel 1888 entrò al Foreign Office, quest'epoca considerava ormai il lavoro come un'attività collaterale. Deciso a dedicarsi alla letteratura, frequentava i circoli dei poeti suoi coetanei come il Rhymers' Club di cui facevano parte W. B. Yeats, Arthur Symons, Ernest Dowson, Richard Le Gallienne, Lionel Johnson; e il Café Royal di Regent Street, dove potè incontrare Frank Harris, Aubrey Beardslcy, c naturai mente Oscar Wilde. Molti amici di John Gray erano omosessuali praticanti come lui, e la sola donna che lo abbia corteggiato apertamente, la graziosa debuttante Olive Cunstance, doveva essere un po' sui generis, in quanto finì poi per sposare, disastrosamente, nientemeno che Lord Alfred Douglas. Lo stesso Gray avrebbe ammesso in seguito di aver condotto lungo una doppia vita, di nuovo in modo che irresistibilmente richiama il suo presunto ritratto Dorian. Da questa doppia vita Gray uscì con un colpo di scena che introduce la seconda, o se si vuole la terza parte della sua esistenza. Come il protagonista di Là-Bas e di En Route di J. K. Huysmans, come i suoi amici Aubrey e Matti Beards- iàt**,. • • - lcy, anche John Gray si era convertito al cattolicesimo: e già in epoca non sospetta, prima del clamoroso scandalo Wilde, aveva rinunciato agli atteggiamenti provocatori in favore di frequentazioni più dimesse, anche se non meno estrose, di una volta. Ma avevo promesso un colpo di scena; eccolo. Nel 1898 John Gray si dimise dal suo mpegno, andò a Roma ed entrò nel Collegio Scozzese alle Quattro Fontane; aveva trentadue anni. Ne uscì ordinato sacerdote tre anni dopo. Fu subito destinato a una parrocchia per immigrati irlandein un quartiere povero di Edimburgo. E dall'«Atene del Nord» non si mosse praticamente più fino alla morte; che lo trovò nelle vesti di notabile locale — fra le sue innumerevoli iniziative ci fu la fondazione del delizioso giardino zoologico della città — e circondato dalla stima e dalla riconoscenza di migliaia di persone. Le conversioni sono fatti ragguardévoli "mi'forse meno inconsueti di quanttf'lsi può. pensare; il passaggio da una vita frivola o sentita come tale un'attività concreta non è Il primo canadese nello spazio OTTAWA — Marc Gerneau, trentacinquenne ufficiale di marina, sarà 11 primo canadese avolare nello spazio. Lo ha annunciato 11 ministro per le Scienze, Don Johnson. Oarneau, nato a Quebec, è stato scelto tra sei finalisti e parteciperà, come specialista di rampa di lancio, alla missione americana Shuttle che partirà da Capo Canaveral il prossimo 12 ottobre. 'Per me si tratta della realizzazione di un "sogno", ha detto Oarneau quando ha appreso la notizia di essere stato scelto per l'impresa spaziale. poi così raro, anche se un poeta decadente che si mette al servizio del prossimo non roba di tutti i giorni. Quello che ha un suo sapore nella storia del canonico Gray è il modo con cui ciò avvenne, ossia sotto il segno della coerenza, non del ripudio, nei confronti del passato. Non soltanto infatti nell'austera città calvinista John Gray continuò, sia pure episodicamente, a maneggiare la penna (scrisse anche un curioso romanzo visionario, Park); ma si portò dietro una larga fetta di fine secolo, a mo' di bandiera da far garrire, sia pure con discrezione. Dando uno scopo alla sua vita, fece inoltre lo stesso per quella del nullafacente André Raffalovich, il quale, sempre innamorato di lui, non soltanto diventò religiosissimo, ma 10 seguì nella nuova destinazione, dove riuscì finalmente ad aprire un vero salon, punto di ritrovo delle persone colte. E col tempo Raffalovich riuscì a. realizzare ,una fiaba: costruì all'amico parroco nientemeno- che una chiesa nuova di zecca e molto bella, St. Pcter's, tuttora visibile nel quartiere di Morningside. Lì il canonico regnò pacificamente, traduccndo Jacopone da Todi e dedicandosi alle opere di bene, per molti anni. Le comunicazioni con l'ex sodale erano formali, ma frequenti; in particolare il canonico non mancava mai di telefonaci per chiedere consiglio quando doveva allestire una cerimonia importante. Lo fece anche un giorno di giugno del 1933, ma non ebbe risposta: Raffalovich infatti era morto, e padre Gray del resto lo sapeva bene, la cerimonia in questione era 11 suo funerale. L'episodio indica fino a che punto il canonico fosse sconvolto dalla perdita dell'amico. Un anno dopo lo raggiunse nella tomba, concludendo una delle più originali storie d'amore dei già maledetti anni milleottocentonovanta. Masolino d'Amico Oscar Wilde in una caricatura di David Levine : (Copyright N.Y. Re vie w of Books. Opera Mundi e per l'Italia .La Stampa.)

Luoghi citati: Atene, Edimburgo, En Route Di J., Francia, Inghilterra, Italia, Roma, Todi