In Giappone anche i telefoni di Stato saranno privatizzati dall'aprile '85 di Vittorio Zucconi

In Giappone anche I telefoni di Stato saranno privatizzati dall'aprile '85 Il governo di Tokyo vuole disfarsi delle perdite della Nippon Telephone and Telegraph In Giappone anche I telefoni di Stato saranno privatizzati dall'aprile '85 Rimarranno solo due aziende pubbliche: le ferrovie e i tabacchi • Pool di imprese pronto a rilevare l'attività DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — Il «vento della privatizzazione» raggiunge anche la seconda potenza industriale, il Giappone, e travolge una delle poche Imprese statali monopolistiche esistenti in questo Paese: 1 telefoni di Stato. Mentre 11 governo rende noto che dall'aprile del 1985 comincerà la liquidazione della «Ntt», la società pubblica che aveva 11 monopolio delle telecomunicazioni, un gruppo di importanti aziende annuncia di avere formato la prima • jolnt venture» allo scopo di creare una rete telefonica gestita privatamente, che collegherà dapprima solo le maggiori citta e poi cercherà di espandersi anche alle località minori. Alla base di questa duplice, e convergente, decisione che apre l'era del «mercato delle comunicazioni» sottraendolo al monopolio statale, stanno due considerazioni: la prima è tecnica, e parte dalla constatazione che 11 dirompente progresso tecnologico aveva «lasciato Indietro» l'azienda di Stato, rendendola «non adeguata alle necessita della nuova epoca», come scrive uno studio governativo. Invero un po' sorprendente per un italiano che trovava 1 servizi offerti dalla «Ntt» assai efficienti: una nuova linea telefonica richiede non piti di una settimana, mentre per avere un telex si deve aspettare un mese, qui considerato un'eternità. La seconda considerazione è Invece flnanzlarlo-commerclale: 11 monopolio telefonico di Stato perde soldi da anni, nonostante tariffe elevate, soprattutto nel collegamenti internazionali, e 11 governo, alle prese con un deficit di bilancio nazionale troppo elevato per le abitudini giapponesi (ma pari a un terzo di quello italiano in rapporto al prodotto nazionale lordo) afferma di non poter più a lungo assumersi l'onere di riplanare 11 disavanzo. In assenza di remore ideologiche, e di opposizioni politiche (la statalizzazione non ha mal avuto molti sostenitori In Giappone) la soluzione scelta è stata dunque la privatizzazione. La «Ntt» (Nippon Telephone and Telegraph) sarà messa all'asta, mentre in parallelo sarà consentito a investitori privati, anche stranieri, di entrare nel mercato delle telecomunicazioni. La prima società formata vede la partecipazione di molte aziende, non tutte collegate al settore elettronico, ma tutte convinte che le telecomunicazioni siano un campo forlerio di grandi sviluppi e profitti, nei prossimi anni. Tra esse l'azienda leader sarà la «Kyocera», finora celebre per U lavoro svolto nella ceramica: è stata la prima a sperimentare un motore per auto in ceramica. Ci sono poi la «Suntory», colosso delle bevande, la «Secom», specializzata in sistemi d'allarme antifurto, e la «Ushlo», una ditta di apparecchiature elettroniche. Inizialmente, questa nuova società collegherà le due maggiori città giapponesi, Tokyo e Osaka, con fibre ottiche, progressivamente estendendo la propria rete con satelliti e ripetitori a microonde a tutto 11 territorio. Ma anche altri gruppi hanno già manifestato l'intenzione di entrare nella frontiera delle telecomunicazioni: le ferrovie dello Stato, che possono sfruttare la rete capillare e già esistente dei telefoni per comunicazioni di servizio, e, per la stessa ragione, la società che gestisce le autostrade. Interessatissimo sono naturalmente le grandi case americane come la «Att» e la «Ibm» che non dovrebbero trovare ostacoli politici al loro ingresso in Giappone, soprattutto ora che 11 governo non deve più difendere un proprio monopolio, ma può limitarsi a fungere da arbitro legale fissando, entro 185, norme quadro. Il progetto per la «de-rego- lamentazlone» del telefont e del telegrafi, che In qualche misura ricalca lo smantellamento della rete «Att» avvenuto negli Usa, era stato messo a punto un anno e mezzo fa da una commissione di esperti nominata dal governo. Oli specialisti avevano raggiunto unanimemente la conclusione che 1 grandi dinosauri di Stato non erano più economicamente e tecnicamente in grado di offrire quel «miglior servizio possibile al minor costo possibile» che solo «giustifica l'esistenza di una public corporation», di un'azienda di Stato. Delle tre grandi società pubbliche esistenti in Giappone — i telefoni, le ferrovie e 1 tabacchi — la commissione aveva racco- mandato lo smantellamento delle prime due (telèfoni e treni) lasciando Intatto solo 11 monopollo tabacchi che produce profitti per le casse dell'erario. «Per dimensioni, criteri di gestione del personale e inevitabile macchinosità di funzionamento amministrativo interno», osservò la commissione, «le Imprese di Stato, soprattutto quando monopoliste, sono condannate all'inefficienza e al disavanzo, come confermano anche le esperienze fatte in altre nazioni Industriali». DI fatto. 11 risultato della «de-regulatlon» telefonica lascerà sostanzialmente Intatta la rete della «Ntt», modificandone solo l'assetto proprietario, e consentirà la formazione di società telefoniche private, in concorrenza con la «Ntt», sul piano regionale e su scala nazionale. In ogni caso, pensa il governo giapponese, il pubblico dovrebbe trarre beneficio dalla nuova situazione, al contrario di quanto accade in regime di monopollo statale, nel quale, osservava la commissione, la gente è chiamata a pagare due volte per lo stesso servizio «prima come utente attraverso le tariffe, e poi come contribuente* costretto a finanziare il disavanzo». Un regime di mercato libero anche nelle telecomunicazioni offrirà, pensano i giapponesi, sia alternative a prezzi concorrenziali all'utenza, che potrà scegliersi la rete te- lefonlca confrontando servizi e prezzi, sia stimoli reciproci al continuo miglioramento tecnico del «prodotto», cioè del servizi offerti. Vittorio Zucconi

Luoghi citati: Giappone, Tokyo, Usa