Tempesta sul Foro
Tempesta sul Foro Tempesta sul Foro L'Ordine nazionale forense annuncia un prossimo libro bianco sulle «malefatte» dei magistrati: un veemente e circostanziato atto di accusa per molti sconcertanti episodi di questa nostra tormentata stagione giudiziaria. E' un fatto grave. E il mio pensiero va, con qualche malinconia, M'Elogio dei gii/dici scritto da un avvocato, pubblicato ne| W5 da Piero Calamandrei: un libro incantevole, animato da candida fiducia (temperata da garbato umorismo su certe umane debolezze del giudice) nella magistratura di quegli anni, rimasta impavida ad affermare, contro la violenza del regime allora trionfante, il bene supremo della «certezza del diritto». Vcnt'anni dopo, nell'ultima edizione del libro (1955) il tono era più amaro e sconsolato, non troppo lontano dall'accorato pessimismo di Jcmolo; ma vi aleggiava ancora una disperata fede nella giustizia del nostro Paese. Che cosa direbbe oggi Calamandrei, di fronte all'invelenirsi dei rapporti tra giudici e avvocati, alle reciproche accuse A. GALANTE GARRONE sempre più roventi, alle innegabili storture del mondo giudiziario? . Diciamo senza veli le cose come stanno. Molti degli episodi denunciati non ^no. parto di fantasia ... a di umori - polemici: sono ..accaduti;' accadono.' Ma,1 per! carità, non generalizziamo. La nostra magistratura, nel suo complesso, è un cor|K> sano. Come sempre, sono gli episodi abnormi, patologici, che fanno parlare; non l'abnegazione oscura dei più, eli tanti giudici alle prese con problemi enormi come il terrorismo o la criminalità organizzata nelle sue forme più temibili. Spiccano dagli ultimi processi splendide figure di magistrati, uccisi nella loro strenua lotta contro il terrorismo rosso e nero: ieri il giudice Alessandrini, oggi il giudice Amato. Il presidente del Consiglio forense deplora — non a torto — comportamenti anche gravi di taluni magistrati: clamorosi esempi di impreparazione, arroganza, protagonismo, disinvolta gestione del potere, abusi, ar¬ bitri. Ma il primo dovere di tutti è sforzarsi di risalire alle cause del male giustamente deplorato. Il fenomeno più grave c più antico sul quale tutti i guasti si innestano, è forse la crisi del diritto, del culto della legalità.,I£ riapparso, all'o^ rimonte il .funesto fantasma deli giudice-legislatore,' del «(lifftfòj lilicro». ' Alla radice di questa crisi, sono le tumultuose trasformazioni dell'economia e dei rapporti sociali, su scala nazionale c mondiale, gli sconvolgenti progressi tecnologici, le lentezze di governi e parlamenti ncIPadcguarc gli antiquati istituti giudiziari alla nuova realtà, la sempre rinviata riforma del processo penale. Quanto alla magistratura, £ sempre più sentita l'esigenza di una sua maggiore professionalità, e anche, per ovviare ai mali oggi denunciati dagli avvocati, di un suo più efficace controllo, ]k-r accertarne le eventuali responsabilità disciplinari: controllo da affidarsi al Consiglio supcriore della imagisiratura, non ad altri. (Sono tutti temi scottanti, da affrontare con coraggio.
Persone citate: A. Galante Garrone, Alessandrini, Calamandrei, Piero Calamandrei
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