Sull'Aventino i nemici di Marcos di Vittorio Zucconi

Sull'Aventino i nemici di Marcos Il dramma delle Filippine verso un'altra ora cruciale: il 14 maggio si voterà per il rinnovo del Parlamento Sull'Aventino i nemici di Marcos Dal suo rifugio di Malacagnang il dittatore segue, quasi impotente, i brontolìi della City finanziaria, la passiva attenzione dell'esercito, la sorda e potente opposizione della Chiesa - Ma è proprio l'opposizione a «difendere» ancora il suo regno: dopo l'assassinio di «Ninoy», la famiglia Aquino s'è divisa sulla scelta se partecipare o no alle elezioni - La guerra sporca nelle province lontane DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — Con il ticchettio regolare di una bomba a orologeria, 11 dramma delle Filippine muove verso un'altra ora cruciale, trascinato dall'agonia del regime Marcos: il 14 maggio si svolgeranno le elezioni politiche per 11 rinnovo del «Batsan», il Parlamento di Manila e l'appuntamento, se non può minacciare certo la «maggioranza» marchlsta garantita nella mansueta Camera, è il catalizzatore che sta precipitando schieramenti, manovre, colpi bassi, e naturalmente sangue, la componente inevitabile In ogni capitolo della storia filippina. Distratto da altre tragedie più immediatamente «calde*, il mondo ha per qualche mese dimenticato Manila, lasciata nel crogiolo del suoi problemi, dopo l'assassinio del leader d'opposizione Benigno «Ninoy» Aquino, alla fine dell'agosto '83. Ma da quei mesi, la situazione ha camminato, di crisi in crisi, appena coperta da un'Indifferenza delle altre nazioni che potrebbe essere scambiata per -normalizzazione». Ma nelle Filippine, come In quella Polonia con cui dividono tante paradossali slmigllanze. la situazione non può normalizzarsi, finché non saranno sciolti — chissà quando — 1 fattori di fondo che la alimentano. Il quadro che Manila ci offre è oggi per certi aspetti uguale, e per altri assai peggiore, di quel che lasciammo nelle settimane di passione autunnale. Identica è la litania delle manifestazioni settimanali tra la «City» finanziarla di Makati e la bidonville del «Tondo», le grida contro Marcos, la passiva attenzione della polizia e dell'esercito, decisi (per ordine del dittatore) a non fabbricare nuovi martiri per una rivolta ancora incerta fra folklore e guerriglia. Uguale è la sorda, potente, ma trattenuta opposizione che la Chiesa del cardinale Sin insieme esercita e nutre attraverso le parrocchie, 1 conventi, la propria radio «Veritas» e, da tre mesi, aiv che un giornale, finanziato con le generose offerte dei cattolici bavaresi che hanno pagato e spedito la rotativa dalla Germania. E ancora uguale è 11 brontolio che rl- .-, i . i ' suona dal consigli d'amministrazione delle grandi banche, dei business internazionali, dei finanzieri, incerti fra 11 desiderio di liberarsi di Marcos, ormai giudicato un pericolo per i loro interessi, e il timore di aprire un baratro politico di cui nessuno è in grado di vedere 11 fondo. E non è neppure cambiato in meglio l'agghiacciante debito estero della nazione valutato, da una fonte insospettabile come l'ex direttore della «Cia» William Colby, a oltre 25 miliardi di dollari. Cifra di per se importante, ma soprattutto drammatica perché tiene lontani i prestatori internazionali privati; Ma se le «ultime notizie» da Manila si fermassero qui, si potrebbe almeno parlare di stabilizzazione del quadro patologico: 11 malato resta grave, però stabile. In realtà, sulla cartella clinica delle Filippine le ultime settimane hanno segnato sintomi di sicuro peggioramento riconoscibili in due -fatti complementari, e forse simmetrici: sia 11 regime che l'opposizione legale danno segni crescenti di sfaldamento. L'avvicinarsi del voto di maggio ha esposto, e aperto, le infinite contraddizioni di un movimento antl-marehlsta tenuto insieme finora soltanto da sentimenti negativi: l'odio per il presidente, 11 dolore per la morte di Aquino, ma Incapace di darsi una fisionomia, un programma, una leadership comune. E dal- palazzo di «Malacagnang», rifugio di Marcos e Imelda, arrivano segnali confusi, dei quali — vedremo — approfitta una parte del militari e della polizia. Nel campo degli oppositori, l'incertezza sul «che fare» ha provocato l'impensabile, per le Filippine addirittura li mostruoso: ha spezzato l'unità della famiglia del martire, degli Aquino, mentre il fratello dell'eroe, Agapito «Butz» Aquino, si dichiarava apertamente per il boicottaggio delle elezioni di maggio, ascendendo alla statura (forse eccessiva, si dice) di «leader» del movimento antivoto, la vedova Corazon si pronunciava apertamente per la partecipazione. Ha raggiunto questa conclusione — dice — dopo un lungo, minuzioso esame, degli scritti politici, delle lettere e dei nastri con la voce del marito. Politicamente, questo è 11 classico dilemma di tutti I fronti di opposizione contro dittature «morbide» o «semiìcgall- che lasciano, almeno formalmente, spazi di partecipazione elettorale ad altre forze politiche: votare, grida Instancabile «Butz» Aquino dalle piazze di Manila e del capoluoghi provinciali, significa dare credibilità, alla Immancabile e comunque truffaldina vittoria del partito di Marcos. Boicottare, replica Corazon, vuol dire condanna; re l'opposizione moderata agli happening di piazza, al l'autoescluslone: basta un solo deputato vero fa notare la signora Aquino, per introdurre in Parlamento una mozione di «impeachment- con¬ tro Marcos, secondo la Costituzione. Se questa deve essere una rivoluzione pacifica, e non un bagno di sangue, dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti che li regime lascia, per quanto inquinati siano, predica Corazon. Ma nelle Filippine niente è mai soltanto politico: la rottura fra 11 fratello e la moglie è una spaccatura di famiglie, e tra famiglie, capace di seminare dissensi fra 1 soli, veri «partiti» che contino a Manila: 1 «clan». E' inutile, e quasi patetico, dare connotazioni ideologiche agli spasmi della politica filippina, definire di destra o di sinistra, socialdemocratico o democristiano, questo o quel leader: nella famiglia dell'ucciso, confluivano due clan Importanti, 1 •Cojuangco» per parte di moglie e gli «Aquino» dalla parte del marito: ciascuno di loro controlla piantagioni di zuc¬ chero. Interessi immobiliari e finanziari, migliaia di seguaci. Per Marcos, la rottura nella famiglia del nemlro-martlre è un regalo straordinario, uno di quei «colpi» sul quali in passato 11 dittatore filippino riuscì a manovrare per uscire da altre crisi. Ma questa volta, il vecchio capo non è stato affatto pronto a cogliere; l'occasione. Al contrarlo, Ù regime si è macchiato di una sciocchezza cosi clamorosa da rinfocolare 1 sospetti di chi pensa ormai a un completo isolamento di Marcos, più vittima che protagonista della cronaca di palazzo, a cominciare dall'Insensato, e autoleslonistico, assassinio di Aquino. Sarà solo un caso se la scena della nuova «sciocchezza» è stata la stessa dell'omicidio di agosto, l'aeroporto di Manila? Qui, 11 17 febbraio scorso, uno dei più autorevoli (e moderati) capi dell'opposizióne, Salvador «Doy» Laurei, stava per Imbarcarsi alla volta degli Stati Uniti, dove andava a chiedere appoggi per indurre Marcos alle dimissioni e per accelerare il ritorno alla legalità civile. Al momento dell'ispezione a raggi x del bagaglio, gli agenti della sicurezza hanno scoperto nella valigia di Laurei una pistola automatica calibro 38 accuratamente avvolta nella stagnola, quasi ad assicurarsi che non sfuggisse ai metal detectors e al raggi x dell'aeroporto. Arrestato immediatamente, e condotto In carcere (dove resterà un solo giorno, ma dopo avergli ritirato 11 passaporto) Laurei ha subito respinto ogni conoscenza di quell'arma e ha accusato la polizia di averla «piantata» di nascosto nel suo bagaglio. Nessuno, a Manila, ne dubita, persino un giornale semiufficiale, il Daily Express, ha scritto in un editoriale che li «presidente dovrebbe cacciare chiunque nella polista giochi a fare il piantatore», naturalmente di pistole nelle valigie. Talmente grossolano è stato 11 tentativo di screditare Laurei con li trucco del revolver, da essersi subito ritorto contro 11 palazzo. «E' possibile addirittura che quel confusionari della polista abbiano sbagliato e che l'arma fosse stata messa lì per essere scoperta dalla polista americana al mio arrivo a San Francisco, per rovinare il mio ingresso e quindi il mio lavo¬ ro politico negli Usa; pensa Laurei. L'operazione Laurei, quasi ridicola nella sua goffaggine, ha completamente cancellato agli occhi della gente l'effetto positivo che Marcos sperava di ottenere dalla sua prima uscita internazionale. Dopo mesi di Isolamento nel palazzo, e dopo infinite «voci» che lo davano per morente, anch'cgil come Andropov per insufficienza renale, Marcos ha visitato 11 vicino, e nuovissimo. Stato del Brune!, dove è stato ricevuto con tale solennità e pompa da aver provocato un conto finale pari a ben 700 miliardi di lire. Presentata alla tv di Manila come un avvenimento storico, l'insignificante viaggio nel Brunel doveva servire a convincere amici e nemici della ritrovata forza fisica di Marcos: ma qualcuno, organizzando 11 pasticcio della rivoltella, gli ha bruciato l'erba sotto 1 piedi. I «constabulary», la polizia, e l'esercito si abbandonano nelle province lontane a esecuzioni sommarle di «ribelli» che hanno superato, nell'ultimo mese, 11 centinaio di vittime: la tecnica, spudoratamente ripetuta, è organizzare una finta evasione degli arrestati, per ucciderli poi mentre tentano di scappare, Dell'Inchiesta governativa sulla morte di Aquino, ben pochi ormai si interessano, caduta com'è in un ginepraio di false rivelazioni e di testimonianze contraddittorie: a Manila si dice ridendo che sono rimaste 5 persone nelle Filippine che non sanno ancora chi ha ucciso Aquino, e sono i S membri della commissione d'inchiesta. n potere vacilla corroso dalle trame Interne, l'opposizione si spacca nella classica contraddizione fra *collaborare- o «sabotare-. I conti economici precipitano, e con essi la miseria, perché la statistica macroeconomica, nelle Filippine, si traduce subito nel microcosmo della fame, per milioni di persone. Da sei città provinciali è cominciata una marcia convergente che dovrebbe portare 600 mila persone a maggio nelle piazze di Manila. E' molto difficile essere ottimisti: si può augurare, non prevedere, una pacifica transizione alla democrazia, dopo 11 regno di Marcos. Vittorio Zucconi Manila. Corteo di scssanlamila persone, lunedi, alla periferia della capitale. I manifestanti protestano contro il regime di Marcos e dichiarano di voler promuovere il boicottaggio delle elezioni parlamentari previste per maggio. Lo striscione dice: «Patria, quando sarai libera?»

Persone citate: Andropov, Aquino, Brunel, Butz, William Colby