Sconfitta all' Onu anche Parigi lascerà Beirut («con dignità»)

lascerà Beirut («con dignità») Dopo il boicottaggio russo alla mozione sui «caschi blu» lascerà Beirut («con dignità») La decisione non ancora annunciata ufficialmente, ma inevitabile - Nelle prossime ore contatti con «le forze rappresentative» del Libano - Irritazione nei confronti di Mosca PARIGI — Anche il contingente francese si ritirerà dal Libano. La decisione non è ancora stata annunciata ufficialmente, ma appare inevitabile dopo il veto sovietico all'invio dei caschi blu dell'Onu a Beirut (la mattone era stata presentata da Parigi, mercoledì notte, al Consiglio di sicurezza delle Natimi Unite). Le prime reazioni non lasciano dubbi.* ieri sera, un comunicato' del ministero degli Esteri sottolineava che «il dispositivo attuale non è più appropriato per appoggiare gli sforzi indispensabili di riconciliazione nazionale tra li-, banesl». «La Francia — aggiungeva la dichiarazione — che più di ogni altro ha fatto il suo dovere e ha svolto 1 suol Impegni nel confronti di un Paese amico, non può sopportare da sola la responsabilità della comunità Internazionale in Libano». Il ritiro, si dice in ambienti di governo, non sarà però precipitoso. Avverrà «in modo dignitoso., secondo la formula impiegata dal presidente La delusione è grande: lo Macco, per la diplomazia francese, cocente. Due giorni /a il ministro degli Esteri Claude Cheysson era apparso sicuro, alla tv: «Il voto.dell'Onu — aveva detto — verrà entro 48 ore». E, aveva lasciato intendere rispondendo ad un intervistatore, «sarà positivo; la nostra mozione sarà accolta, potremo andarcene a testa alta». Il veto sovietico, invece, mette Parigi in una posizione delicata e imbarazzante, difficile. I caschi blu non sosti(Diranno il contingente francese, l'unico rimasto a Beirut, dopo la partenza di inglesi,' italiani e americani. Nella dichiarazione diffusa leti sera, il Qual d'Orsay fa riferimento alle «forze rappresentative del Libano», con le quali, «nelle prossime ore». Parisi prenderti contatti per decidere come comportarsi. Un segno che conferma quanto già emerso nel giorni scorsi, e soprattutto dopo l'ultimo Intervento televisivo del presidente Mitterrand: l'interlocutore di Parigi non è più, ormai, il solo governo di Oemavel. La Francia, al contrario, si rivolge a tutte le parli (Mitterrand, due settimane fa, aveva fatto una sorprendente apertura al leader del gruppo sciita Amai, Beni), ai libanesi di tutte le tendente. Qualche speranza, per ammantare il ritiro da Beirut di «legittimità» e «dignità», Parigi la affida appunto al viaggio di Oemayel a Damasco. Se i risultati fossero «buoni» o per lo meno «incoraggianti», i francesi potrebbero lasciare il Libano sostenendo che il Paese si avvia verso un •governo di unione nazionale». Afa, si noto in ambienti diplomatici, (Illusione non durerà a lungo. Ieri, a Parigi, non si nascondeva l'irritazione nei confronti di Mosca. L'iniziativa all'Onu era stata preparata con cura. Perché avesse successo, la Francia aveva accettato di '^modificarla e indebolirla: la seconda versione — quella giunta al voto — non parlava più del ritiro di «tutte le truppe straniere» ma — semplicemente — di «forze non libanesi». a'on è servito a nulla. Le speranze raccolte dal premier Mauro]/ dopo il colloquio a Stoccolma con il ministro degli Esteri sovietico Qromyko, e quelle suscitate dall'incontro di Claude Cheysson col nuovo capo del Cremlino, Cernenko, sono svanite in poche ore. Mosca ha posto il veto. «Ha detto no al caschi blu, ma ha detto no anche alla Francia», si commentava ieri sera a Parigi. Per lasciare tutte le carte in mano ai siriani, per mettere l'Occidente con le spalle al muro, certo. Ma, si notava qui, chissà che l'Urss non abbia voluto, anche, parlare a Parigi: certi episodi (l'espulsione di 48 diplomatici sovietici, l'appoggio di Mitterrand a Washington nella vicenda degli euromissili) non sono poi tanto lontani. Emanuele Novazlo

Persone citate: Cernenko, Claude Cheysson, Macco, Mitterrand, Parisi