Il Marx dei padroni di Gaetano Mosca

Il Marx dei padroni CALHOUN, POLITOLOGO DIMENTICATO Il Marx dei padroni Cento anni fa usciva a Torino Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare di Gaetano Mosca. In un passo centrale della sua celebre opera egli si chiede perché le minoranze siano in grado di dominare le grandi maggioranze, e risponde indicando due ragioni: la prima è la superiorità che deriva dal fattore «morale»; la seconda quella che poggia sull'oorganizzazione». Questa seconda ragione — scrive Mosca — «anche più importante e meno osservata della prima, consiste in ciò: che una minoranza organizzata, la quale agisce coordinatamente, trionfa sempre sopra una maggioranza disorganizzata, che non abbia né volontà, né impulso, né azione comune» (i corsivi sono miei). Mosca ribadì poi per esteso negli Elementi di scienza politica la teoria della «minoranza organizzata». Tanto è che nella introduzione alla edizione Utet del 1982 degli scritti di Mosca il curatore Giorgio Sola sottolinea ancora una volta come la nozione di minoranza organizzata costituisca «il fulcro» dell'intera dottrina di Mosca. Che le minoranze abbiano dominato e dominino sulle maggioranze è un fatto registrato nelle più diverse correnti del pensiero politico da - tempo immemorabile. Mosca stesso, negli Elementi, sottolinea che la dottrina ha le sue radici in Machiavelli, Saint-Simon, Comte, Taine, Marx ed Engels, Spencer, Gumplowicz, ecc. Ma quel che pareva l'indi^ scutibile originalità di Mosca tra di aver messo le basi del dominio di minoranza in relazione non tanto con il sapere, la ricchezza e altri fattori tradizionali, quanto piuttosto con l'organizzazione politica nel quadro dei regimi democratici e dei moderni partiti, così da «demistificare» la natura intimamente oligarchica della democrazia. ,'„,,., , ',, Credo che Mosca abbia avuto un predecessore; il quale è stato in grado, almeno mezzo secolo prima di lui, di scoprire la «legge» del potere delle minoranze organizzate, di individuarne le radici nuove proprio nel gioco politico democratico, di formulare questa medesima legge con parole che penso provocheranno nel lettore, per la straordinaria somiglianza persino linguistica con i concetti espressi da Mosca, lo stesso stupito interesse provocato in me quando ho avuto in mano le sue pagine nel corso delle mie ricerche al Wilson Center di Washington. Questo precursore di Mosca è l'uomo politico americano John Caldwell Calhoun. Calhoun, nato nel 1782 e morto nel 1850, era stato uno dei più eminenti parlamentari e statisti americani. Nel 1811 aveva fatto il suo ingresso nel' la Camera dei rappresentanti nel 1817 era diventato mini stro della guerra, nel 1824 vicepresidente degli Stati Uniti, nel 1833 era passato al Senato, fra il 1844 e il 1845 aveva ri coperto la carica di segretario di Stato. Legato mani c piedi alla società e agli interessi degli schiavisti, caratterizzò se stesso sulla scena pubblica americana quale il più intelligente difensore del Sud di fronte al Nord. E fu del tutto capace di prevedere la catastrofe della guerra civile. Negli ultimi anni consegnò il proptio pensiero politico in due saggi: A Disquisition on Government e A Discourse on the Constitulion and Government of the United States. I suoi scritti c discorsi venneto pubblicati in sei volumi poco dopo la sua motte. La personalità di Calhoun è stata tivelata al pubblico italiano da Richard Hofstadtet, che nel suo libto La tradizione politica americana, stese un capitolo su di lui intitolato, assai significativamente, «il Marx della classe padronale», nel quale faceva emergere la vigoria del pensiero politico di Calhoun, ma rimaneva puf sempre legato alla dominante interpretazione del suo pensiero come espressione della causa perdente e retrograda del Sud. Calhoun — di fatto uno sconosciuto.o.quasi negli stu-, Hi suf'pensiero politico in Europa, visto dagli.studiosi americani" essenzialmente nel suo ruolo di uomo politico e nell'ottica del rapporto Nord-Sud — è per contro, almeno que sta è la mia persuasione, un pensatore politico fortissimo, molto più di quanto non abbia ritenuto Hofstadter, uno dei maggiori pensatoti politici dell'Ottocento, 1 campi di osservazione che portarono Calhoun a stabilire in modo preciso, inequivocabile, la teoria della minoranza organizzata — proprio la teoria di Mosca — ben prima dello scrittore italiano furono tre: l'esercito, i partiti americani, il ruolo dell'Esecutivo nel sistema politico statunitense. In un rapporto sui problemi militari del 1820, Calhoun (e io penso che qui sia il nucleo primo della sua teoria) osservava che ciò che dà tanta superiorità in campo militare alle minoranze scelte sono due qualità: l'organizzazione e il training. In seguito Calhoun, che Si opponeva strenuamente sia al rafforzamento del potere esecutivo temendo il sorgere di una democrazia di tipo plebiscitario sia al rafforzamento della centralizzazione dei partiti temendo il sorgete di nuove oligarchie, arrivò a individuare nell'organizzazione delle minoranze il segreto della loro superiorità sulle maggioranze disorganizzate. «Deve avete — scriveva nel 1832 — una conoscenza molto imperfetta del cuore umano chi non vede, nel presente stato di cose, un incessante conflitto fra il govetno o il potete esecutivo e il potere costituente (...). Il potete esecutivo è organizzato e in costante azione, avendo il controllo degli onori e degli emolumenti del Paese ed essendo armato del potere di punire e premiare; l'altro, per contro, è non organizzato, in quanto dormiente nella grande massa inerte della comunità, salvo quando viene attivato in occasioni straordinarie e dopo lunghi intervalli (...)». Nel febbraio del 1835 la teotia raggiunge una compiuta chiarificazione ed espressione in termini che sono quegli stessi che troviamo in Mosca. Riflettendo sempre sui motivi che danno al potere esecutivo in campo politico e alle truppe specializzate in campo militare la loro superiorità, Calhoun concludeva: «Ilprincipo è lo stesso in entrambi i cast: la grande superiorità che un corpo organizzato (an organized body), quale un governo o un esercito, hanno sopra una massa disorganizzata (over an unorganized mass): una superiorità che cresce con la crescente difficoltà di intesa e cooperazione; quest'ultima, a sua volta, crescente con il numero e la dispersione di coloro dalla cui intesa e cooperazione dipende la resistenza. Di qui, dalla loro azione combinata, applicata sia al campo civile sia a quello militare, la grande superiorità che il potere ha sulla libertà nei Paesi vasti c.popolosj (,..)» (il corsivo e mio).' * ij -11 processo era destinato, •pensava Calhoun, 'à''cbmpfétarsi con l'avvento di un nuovo tipo di partiti (e come non pensare a Michels?) organizzati e centralizzati, dominati da professionisti, tesi alla difesa dei propri interessi specifici. Nel 1844 egli esprimeva il proprio timore che «il potere del popolo» sarebbe del tutto venuto a cessare nel momento in cui si fosse formato all'interno dei partiti «un corpo attivo, addestrato e compatto che dedicherà tutto il suo tempo e tutta la sua attenzione alla politica, divenuta la sua unica professione». Mi sembra, dunque, indubitabile che Calhoun sia stato in grado di elaborare una sua teoria del ruolo delle minoranze organizzate di ■ sorprendente modernità. E mi domando, infine, se il centenario della Teorica di Mosca non possa essere una occasione per approfondire la questione delle radici della teoria secondo cui l'organizzazione è una fonte fondamentale di potere. Massimo !.. Salvador!