Il profeta crocifisso di Sergio Quinzio

Il profeta crocifisso SAVONAROLA SARA' CANONIZZATO? Il profeta crocifisso Con sorpresa di molti, nello -jcorso settembre il Capitolo pScncralc dei domenicani ha promosso la causa di canonizzazione di Girolamo Savonarola» e dei due confratelli impicciati e bruciati con lui come rfretici e ribelli a Firenze, in piazza della Signoria, il 2} àiacgio H98. Si attende ade»•Jo fa pubblicazione degli atti capitolati, controfirmati dalla •Santa Sede. H Savonarola gridava: «Folti qua, ril-alda Chiesa; io ti aveìfo dato, dice il Signori, le beli* Tu umana e tu hai ton essi fatto tidolo. I vasi tu li hai dati alla superbia, i sacramenti alla limolila. Poi nella lussuria tu sci fatiti meretrice sfacciata. Tu sei fai-. Li diavolo; tu lei fatta peggio di una bestia; tu sa un mostro abominevole» (predica del 4 mar"7o Ufi). Vcnt'anni dopo Lu•Icto proponeva le sue novan■ i.uinque tesi contro le indulgenze, e ben presto le accuse - savonatolianc diventavano luterane, incendiando l'Europa. ••■ Abituati al clima fredda"mente burocratico della Chic-Vi |*Kt tridentina stentiamo a •renderci conto che Savonarola non è, per le sue violente invettive contro la Chiesa corrotta, più vicino a Lutero di quanto lo sia » grandi e popolarissimi santi canonizzati come Antonio da Padova o .-Catetina da Siena, i quali non -dovettero attendere mezzo -millennio per veder riconosciuta la loro santità. Del re-sto, dello stesso Savonarola circolarono immagini aureola"te, c fu venerato da santi tome Filippo Neri e Caterina de' Ricci, nonché, in tempi vi.cini a noi, dal venetabilc Pier -Giorgio Frassati. Non mancarono neppure papi clic si dissero pronti a canonizzarlo. Se molto, ncll'appena trascorso anno del centenario luterano, c stato concesso a Lu.tuo, anche in altissimo luogo, ■i tanto più doveroso ascoltare •inn attenzione il domenicano 'ferrarese che levò la sua voce .nella Chiesa del Rinascimento, .(.mbkmalkamcntc incarnata in (megli anni da papa Alessandro VI, colui che la spense. ** • F tuttavia le difficoltà non vino poclic. Se i vero che non mancano oggi al vertice della Chiesa segni di disponibilità a riconoscere errori del passato, come nel caso della condanna di Galileo, la vicenda di Savo-, 'Tiatola va molto oltre. Qui non si tratta soltanto di in'comptensioni stotichc verso 'novità culturali, ma dello spegnimento nella motte della natoli di Dìo, la quale esigeva per hocca dei suoi profeti la purificazione di una Chiesa 'clic tale parola negava con le sue azioni. Canonizzare Savonarola significherebbe innalzate enormemente, nella bilancia, il piatto del martino inflitto dalla Chiesa ai suoi più fedeli testimoni, e abbassare 'perciò di altrettanto il piatto dell;» Chiesa istituzionale. E' dunque prevedibile che t.i causa di canonizzazione, ìci tardivamente e faticosamente avviata, camminerà adagio. Il Postulatorc Generale "dell'ordine domenicano fa nòVaie che è indispensabile rijmiovcrc anzitutto l'ostacolo della scomunica, abrogandola. oppure dichiarandone la nullità ex lune, fin d'allora. G sono |>oi le questioni della disol)l>cdicnza, forse legittima, all'oidinc papale di cessare la predicazione, e degli «eccessi» piagnoni. K infine restano da accertare i doni profetici e i miracoli. Ma le approfondite indagini giutidiche, teologiche e storiche necessarie per venire a capo di questioni del genere rischiano di rrasformarsi in una via che si può pure imIxvcarc, perche intanto non si finità mai di percorrerla. I nostri non sono tempi ctoici: avvio di ricerche, parziali riconoscimenti, caute rivalutazioni si, ma difficilmente altro. *9) Nella sua celebre e intima mente partecipe biografia savonaroliana Roberto Ridolfi ricorda le parole dello scomodo frate all'inviato papale che per farlo raccrc gli offriva il rosso cappello cardinalizio: «lo non foglio cappelli, non mitre grandi ni piccole; non rogito se non quello clte Tu hai dato alli tuoi santi: la morte, lino cappello rosso, uno cappello di sangue, questo destdaro». Al cappello di sangue del martino non ag giunge nulla l'aureola di santo canonizzato. Quanto a un giudizio sull'opera savonaroliana. non credo sia facile darlo. Per un verso l'acceso predicatore appare chiuso in una cupa religiosità medievale, e povero di cultu ra. Gruppi di fanciulli, pct tutelare il buon costume dei quali Firenze su suo suggerimento aveva istituito una «polizia da fanciulli», entravano anche a forza nelle case per scquesttate oggetti destinati al «bruaamenlo delle vanità», quadti di ltottkelli e Canzoniere di Pettatca comptesi. Nel Compendio di filosofia morale Savonarola, tia l'altro, giustificava la schiavitù. Ma d'altro canto il frate faceva leva in definitiva sull'uomo e sulla ragione dell'uomo, sentiva il fervore della sua epoca e non eia insensibile all'influsso dei platonici fiorentini; mentre colpiscono, a confronto con i brucianti toni del profeta, le sue lente pagine di didattiche argomentazioni scolastiche. Girolamo Savonarola sta incertamente al confine tra due mondi. Sente profondamente la necessità di riformare la Chiesa abbattendo le ipertrofiche strutture del potere temporale, che pongono al loro servizio la teologia e mettono il difillo canonico al posto del Vangelo. ! .i via che egli vede è soprattutto quella di un ritorno all'antico, ma non si può negare che, come conseguenza della sua condanna della politica secolare della Chiesa, si apra invece la via moderna di una presa di possesso della storia da parte dell'uomo, di una cristiana e insieme rinascimentale «dignità dell'uomo» libero di esercitare I repubblicano «reggimento» iella sua città. Nelle parole vcririerc di un anonimo del Sedicesimo Secoli, pubblicate nel 1982 da «Li Locusta» con il titolo // cappello di sangue, Savonarola e i suoi compagni «furono valiti di paramenti sacerdotali, e subitamente furono dei medesimi sacri abili spogliati, di poi il vescovo prese per le mani fra' Girolamo dicendogli ti privo della Cistesa di Dio militante e trionfante, e fra' Girolamo subitamente rispose della militante sì, ma della trionfante no, pentii questo a voi non s'appartiate». Inlinc l'impiccagione, il rogo dei corpi sospesi con un anello di ferro al collo, la dispersione delle ceneri in Arno. Proprio in questo epilogo terribile, e nei secoli che segui ranno di cruenti odii e divisioni nella Chiesa fino alla dissoluzione di qualunque unità ctisiiana, e cioi proprio nella tiagica, radicale smentita delle aspettative savonarolianc sta paradossalmente la grandezza e la profonda verità della testi momanza del ptofeta crocifisso. La sua fiduciosa speranza di sintesi ita Medioevo e moder nilà, rra fede cristiana e so cieià civile, e fallita. Savonaro la non fu Sem pi e buon profe la. Il suo annuncio di un «Piipa santo» o «angelico» non novo conferma nei successori di Alessandro VI, che di angelico avevano ben poco. Così pure fallì la profezia tante voi le solennemente ripetuta dell lonvasionc'di «turcliii' e tyaganì»: «Tieni ber certo die questo è il tempo the gli hanno a venire id LilltMtno» (predica dell; terza domenica d'Avvento del M«>.>- Ma si è forse adempiuta pi omessa evangelica: «ììeati gli afflitti, porcili saranno consolati: Itali i miti perc/ji erediteranno la terra»} Il vero gesto profeti co di Savonarola è pendere da una forca, all'alba del mondo moderno. Sergio Quinzio t.c■io!.ni!» Savonarola nel ritrailo di Fr» llartolninco

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